mercoledì 30 luglio 2008

D’Alema: bisogna scongiurare le crisi locali

Massimo D’Alema non nascondeva ieri il suo rammarico per l’esito del congresso di Rifondazione: «Ha prevalso la linea dell’arroccamento». Lui, D’Alema, aveva puntato su Nichi Vendola come catalizzatore di un’area a sinistra del Pd, concorrente ma non ostile. Insomma come l’interlocutore a sinistra. Come un possibile futuro alleato del Pd in una «coalizione democratica», aperta anche ad una forza autonoma di centro. Questo scenario appariva ieri compromesso. D’Alema però ha invitato i suoi alla prudenza: «Bisognerà vedere come il Prc si muoverà concretamente». Peraltro il quadro interno è instabile e potrebbe essere un errore dare per chiusa la partita. Così come bisogna scongiurare il più possibile la crisi delle giunte locali di centrosinistra: questo l’imput dalemiano. E non è un caso che lo stesso neosegretario Paolo Ferrero abbia cercato al telefono D’Alema prima di Veltroni. Ovviamente nello stato maggiore del Pd non tutti sono dispiaciuti per la sconfitta di Vendola. Tra i veltroniani più di qualcuno ha trovato nella «deriva a sinistra» di Rifondazione la convalida della «vocazione maggioritaria» del Pd intesa come strategia opposta alla politica delle alleanze. «Quanto è accaduto a Chianciano - replica il dalemiano Nicola Latorre - dimostra che avevamo ragione, e non torto, a prestare attenzione a Rifondazione. Di più: se oggi noi possiamo essere interlocutori, lo dobbiamo proprio al dialogo costruito nelle scorse settimane». Dalle parti di D’Alema, ma non solo, non si rinuncia all’idea di una nuova «coalizione democratica» imperneata sul Pd, con uno-due alleati usciti vincitori dalla battaglia contro la frammentazione. Se però Rifondazione dovesse imboccare irreversibilmente la via del massimalismo, cioè se l’area di Vendola fosse indotta alla scissione, le divergenze tra D’Alema e Veltroni potrebbero annullarsi. L’ipotesi di un ulteriore partito tra il Pd e Rifondazione non convince quasi nessuno tra i Democratici. Meglio allora, sostengono anche uomini vicino a D’Alema, aprire le porte del Pd. «L’area di Vendola - dice Angelo Sanza, Udc - può rafforzare in futuro il progetto di D’Alema dentro il partito dei democratici e dei socialisti». Il problema è che questa tesi viene respinta dagli altri interlocutori di Vendola, innanzitutto Verdi e Sd. Anche loro hanno scommesso sul governatore della Puglia. E ora guardano all’area «Rifondazione per la sinistra», la metà del Prc sconfitta al congresso, come possibili partner di una nuova forza politica, concorrente con il Pd ma non estranea al centrosinistra. Un percorso parallelo a quello della confluenza tra il Prc di Ferrero e il Pdci. Ma ci sono i voti sufficienti per far vivere due formazioni a sinistra del Pd? A dare concretezza alla domanda è lo scontro sulla riforma elettorale per le europee. Berlusconi vuole la soglia di sbarramento almeno al 4%. In casa di Rifondazione sospettano che Veltroni sia d’accordo. Anche per questo Ferrero chiede aiuto a D’Alema. Che nel convegno delle Fondazioni si è schierato per il 3% e per le preferenze. E che anche in questi giorni assicura che darà battaglia. Sarà un passaggio cruciale nelle relazioni tra il Pd e Rifondazione. (Claudio Sardo il Mattino)

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