martedì 12 agosto 2008

Orgoglio DC e pregiudizi

Antonio Gava muore riabilitato penalmente e risarcito civilmente, se può concepirsi indennizzo bastevole a ristorare lunghi anni di calvario giudiziario. Il primo insegnamento che di deve trarre a caldo dalla sua vicenda è allora che mai la lotta politica deve essere trasposta sul terreno dell'azione giudiziaria. Anche chi non è mai stato democristiano all'epoca del Vicerè e ha vissuto con spirito critico quella stagione deve convenire che non compete a procuratori della Repubblica e giudici istruttori rinnovare la politica. La lezione è identica, ieri anche a proposito di Andreotti (che se non altro ha fatto in tempo a risorgere dalle sue ceneri, eterna araba fenice), oggi ad esempio per Del Turco e Bassolino. I paragoni tra il passato e il presente sono comunque improponibili. Quella di Liberazione — che si chiede retoricamente se la Napoli attuale sia davvero migliore dei tempi del leader stabiese — resta una provocazione acuta, ma qualunque storico serio la stroncherebbe sul piano del metodo. Certo, come è stato giustamente osservato in questi giorni, pur restando ferrei entrambi i sistemi di potere, la vecchia classe politica dc non era meno opaca di quella oggi al potere in Campania, ma poteva almeno contare su attori di ben maggiore spessore ed era sicuramente più pluralistica ed efficiente nel distribuire risorse pubbliche, oltretutto meno magre delle briciole di adesso. Tramontati la Dc e il vecchio Pci - giganti contrapposti, che si combattevano, ma si rispettavano e si sorreggevano a vicenda e stroncato il Psi dai suoi errori, ma anche dall'accanimento dei pm - gli evanescenti partiti personali di oggi hanno capi e gregari modesti, un respiro breve e tutto giocato sulla tirannia dei sondaggi, sono poveri di una progettualità che sappia coinvolgere, nella nostra regione infine pure provinciali e incapaci di condizionare i giochi romani. Se a Berlusconi bisogna però almeno dare atto di un grande fiuto nel sintonizzarsi con le aspettative popolari e perciò durerà ancora molto, il Pd è un guscio vuoto, rifugio autodifensivo di un ceto politico che vi si attacca per non tramontare e nel quale non emergono ricambi. Resta in piedi solo il tentativo di sopravvivere. Così, prevedibilmente, il governatore della Campania - che già sembra strizzare l'occhio alle larghe intese con il capo del governo allenterà nei prossimi mesi il rigidissimo settarismo, da comunista che cambia pelle ma resta sempre uguale, che ne ha caratterizzato l'azione dopo le iniziali e ormai lontanissime speranze della sua prima sindacatura partenopea. Per ironia della sorte, c'è da attendersi dunque un Bassolino doroteo. Da una nuvola nel cielo, col sigaro tra le labbra e l'inconfondibile ciciniello al dito, don Antonio - dopo tante sofferenze sogghignerà di soddisfazione. Ai tempi del colera, Giorgio Bocca lo soprannominò «fetenzia»; anche in questo campo, però, la classe era comunque ben altra, come si è visto. (Salvatore Prisco da il Corriere del Mezzogiorno)

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