sabato 27 settembre 2008

Parco dei Monti Lattari

Il 24 settembre a Tramonti, presso la sede della Comunità Montana Penisola Amalfitana, è stato presentato il lavoro svolto dalla società Agriconsulting per la delineazione delle linee guida da assumere per la redazione del Documento Strategico del Parco Regionale dei Monti Lattari. L’Ente Parco dei Monti Lattari è attivo da un po’ di tempo, ha un presidente, la legambientina Anna Savarese. “Il Piano del Parco ha un valore strategico – ha esordito Anna Savarese,– e rappresenta un'individuazione di modelli di produzione, di offerta e gestione di servizi in chiave sostenibile”.Tre i punti cardini dello sviluppo: la montagna, il paesaggio e la ruralità del territorio. Ma quali strategie mettere in campo, non rischiando di accavallare le competenze dei diversi Enti e portare davvero uno sviluppo diffuso anche in quei comuni poco toccati dai flussi turistici? “Dobbiamo puntare tutto su un riequilibrio di fattori – continua il presidente Savarese – attraverso strumenti che favoriscono gli obiettivi di convogliare e non far disperdere in mille rivoli, le spese comunitarie”. Ecco il punto: dare una svolta al territorio, anche nel non sperperare fondi europei in progetti inutili e magari mai realizzati, ed essere davvero un volano per l'economia e l'occupazione. Nel documento strategico si sono individuate le aree di indagine, i beni e le risorse, “omettendo” però di individuare, quali progetti sono attualmente in corso in determinate zone strategiche, in modo da non replicare eventuali progetti futuri che dovrebbero prevedere una visione del paesaggio dinamico, con una valorizzazione-conservazione del patrimonio naturale. “La sovrapposizione dei Piani è un argomento spinoso – ha dichiarato Domenico Moccia, assessore all'urbanistica Provincia di Napoli -e il metodo della concertazione è uno strumento che non viene accettato, e così il livello di difficoltà è davvero enorme. Ma bisogna pensare ad uno sviluppo legato anche ad una mobilità sostenibile, e in questo devo dire che il PUT è ormai superato, perché prevede massicci investimenti solo in determinate aree, mentre il modello di sviluppo dovrebbe essere quello diffuso”.

Nessun commento: