giovedì 2 ottobre 2008

Sono io il leader

''Tre milioni e mezzo di persone mi hanno scelto perchè sono un dirigente che pensa che la vita sia più ricca della politica, un antidoto al male che vedo in tanta parte della politica italiana: un morboso attaccamento alla dimensione del potere. Non me ne importa assolutamente nulla di quelli che fanno i conti sulle percentuali, sui risultati di questa o di quella elezione''. In una intervista a 'L'Espresso' che uscirà in edicola domani Walter Veltroni ribadisce la sua leadership e parla delle fibrillazioni interne al partito di questi mesi. Il segretario dei Democratici assicura di essere intervenuto più volte varie per tenere unito il partito nelle realtà locali, a partire dal caso di Acerra: ''Il segretario è intervenuto in tante circostanze, senza clamore. Fa notizia Acerra, ma non che per la prima volta in Campania un partito sta facendo un tesseramento come andrebbe fatto, con garanzie e controlli. Perchè non fa la stessa domanda a Berlusconi? Per la destra si dà per scontato che non esista vita democratica. Si', è vero, ad Acerra -ammette- c'è stato un problema, come può esserci da altre parti, e dove ci sono interveniamo. E vedremo alla manifestazione se il Pd esiste o non esiste''. Quanto al meccanismo delle primarie che a Firenze e a Bologna non si sono svolte per la scelta del candidato sindaco, il leader del Pd spiega: ''Abbiamo un regolamento che stabilisce le primarie per i nuovi eletti e per i sindaci in carica se viene richiesto da una quota definita degli organismi. Regole e intelligenza politica debbono sposarsi''. Veltroni non si pente di non aver fatto il congresso: ''Ci ho riflettuto, ma pensi a cosa sarebbe successo se ora invece di fare l'opposizione avessimo fatto il congresso. Saremmo in mezzo alle discussioni interne. Per il vecchio approccio politico -avverte- il partito è il luogo dove si discute, si litiga e ci si divide. Per me è uno strumento utile ai cittadini. Oppure diventa un pezzo della casta''.

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