sabato 21 febbraio 2009

Programmare un futuro diverso

Regione Campania - La parola Mezzogiorno tradizionalmente è associata alle parole arretratezza economica e sottosviluppo. Oggi la realtà economica e sociale non può più essere imputata alla mancanza di connessione con le realtà esterna. Il mezzogiorno è cambiato, perché sono cambiati la soggettività e gli atteggiamenti socio-culturali. Un triste esempio di come la contrattazione territoriale è stato un fallimento è dato dall' area di Bagnoli, Napoli-Est. Sono sotto gli occhi di tutti i ritardi, le reticenze che circondano la vicenda del risanamento dell'area di Bagnoli. La riqualificazione dell'area di Bagnoli segna ancora il passo. La bonifica dei suoli industriali ristagna, "offuscata" dai lavori di opere assolutamente marginali (lo stabulario delle tartarughe) o speculative (la Porta del Parco). E' clamorosamente fallito lo pseudo risanamento degli arenili di Bagnoli-Coroglio,lavoro. Napoli Est è ancora a un punto morto. Il contratto d'area Torrese-Stabiese, invece, rappresenta un esempio di contrattazione territoriale, che se pur con molte criticità, ha in qualche modo funzionato. Bisogna dare atto che, a differenza dell'area Napoli Est, qui qualcosa è stato realizzato: il Polo Nautico di Torre Annunziata, il Porto Turistico, il Gran Plaza e altro ancora. Come già detto, non mancano le criticità dovute troppo spesso all'incapacità di alcuni imprenditori, a volte senza scrupoli. Ma qualcosa, comunque si è mosso nell'ottica di uno sviluppo territoriale che potesse creare e garantire occupazione. Ora l'area Torrese-Stabiese è investita da processi di crisi, ma resta un luogo che offre grosse opportunità di sviluppo. Bisogna realisticamente registrare l'insuccesso della reindustrializzazione dell'area siderurgica di Torre, resa possibile dagli incentivi messi a disposizione dalla legge 181, che dopo aver risolto il problema del reimpiego delle eccedenze occupazionali del vecchio ciclo siderurgico, ha però determinato nuova disoccupazione, in particolare con il fallimento della Metalfer e la recente dismissione della Metecno, i cui lavoratori sono ancora in attesa di una soluzione che assicuri la certezza del loro reimpiego. Sono oltre 140 i lavoratori in mobilità, di cui 100 solo dell'AVIS. Nei prossimi tre mesi avremo circa 500 lavoratori in CIG, ciò significa che bisogna progettare, nell'immediato, un futuro per circa 500 famiglie. Lascia ben sperare il fatto che insieme a questa crisi si è aperto un nuovo processo di intervento per rilanciare una nuova stagione di programmazione condivisa nell'area. Costituire, ad esempio, la "Zona franca di Torre" che attraverso la leva della defiscalizzazione potrebbe indurre piccole e medie imprese a investire e insediarsi sul territorio. Esiste già un documento programmatico firmato dalla Regione grazie al quale i Comuni di Torre e Castellammare, Autorità portuale di Napoli e la Fincantieri potrebbero acquisire lo status di "Distretto industriale " in modo da inserire le aree di Torre-Castellammare tra i poli produttivi meridionali di cui al decreto 28.11.2007 del Ministero dello Sviluppo economico. Va da sé che il distretto si occuperebbe del rilancio produttivo dei cantieri navali di Castellammare attraverso la realizzazione di un bacino di carenaggio, il potenziamento e la riqualificazione dell'indotto. Inoltre vi sono una serie di progetti interessanti in cantiere: la realizzazione di un centro di ricerca nel campo delle tecnologie innovative e quella di un centro per la formazione; la creazione di un museo navale, una compiuta definizione degli interventi necessari allo sviluppo del "Polo nautico tornese " e la sistemazione e il consolidamento della filiera del Materferro. Però, è ovvio che per evitare che tali progetti restino sulla carta, è necessario un impegno straordinario di tutti. E' necessario, dunque, pensare a uno sviluppo non costruito esclusivamente sul turismo e sui servizi, che pur devono essere incentivati e rilanciati, ma che guardi anche all'industria perché non c'è sviluppo duraturo, strutturato se non si pensa a una politica seria che rilanci l'industria e il lavoro operaio. Si tratta di spostare nel Mezzogiorno non le eccedenze industriali del Nord, ma interi comparti di eccellenza che privilegino il territorio meridionale. Tra l'altro c'è un quadro legislativo europeo che offre buone occasioni. Questa è la sfida che si apre dinanzi ai livelli istituzionali del Mezzogiorno e della nostra Regione. Creare lavoro è la priorità assoluta. Quando un territorio, una comunità convive con centinaia di migliaia di giovani in cerca di lavoro, senza dare ad essi una risposta, una speranza, quel territorio, quella comunità, ben presto si frantumano, si deteriorano i rapporti e rischiano di essere travolti finanche i livelli di democrazia raggiunti. (Tonino Scala capogruppo regionale "La Sinistra")

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