mercoledì 22 aprile 2009

Archivio Parisio, ecco gli scatti-denuncia degli ecomostri

Negli scatti-denuncia esposti all´Archivio Parisio, venticinque giovani architetti fissano i grandi abusi edilizi che hanno sconvolto coste e paesaggi del territorio. "Esistono piani regolatori che prevedono l´abbattimento. Ma non avviene mai"

Da lontano sembra che i pilastri emergano direttamente dal mare e che il corpo in cemento dell´edificio galleggi sulle limpide acque di Acciaroli. Invece, l´unico fabbricato che abbiano mai avuto il coraggio di costruire direttamente sulla spiaggia a ridosso della scogliera, dal mare dista quattro passi ma se ci si avvicina a quel pezzo di battigia il mare non c´è, o meglio non si vede. È oscurato dal ristorante-mostro alto quattro piani, un groviglio di travi e pilastri innalzati con un disastro ambientale. La prima bruttura da cancellare è una ferita profonda sul lungomare della cittadina cilentana, bandiera blu dalle acque più pulite della Campania. Nel mare opposto, quello della costa di Sorrento, da 50 anni ancora si conserva lo scheletro dell´albergo-fantasma di Alimuri, più noto come ecomostro. Sono decine gli scempi edilizi fissati nelle fotografie del concorso "Demoliamoli", 50 immagini-denuncia di orribili architetture candidate provocatoriamente alla demolizione, in mostra all´Archivio Parisio (piazza del Plebiscito 10, inaugurazione alle 17,30) fino all´8 maggio. Sono angoli di strade, paesaggi di montagna, vedute marine, da Sorrento a Soccavo e fino a Caserta, scenari deturpati e fermati dall´obiettivo di 25 giovani architetti invitati a fotografare gli scempi campani. «Esistono piani regolatori - dice l´ideatrice Federica Cerami - che prevedono l´abbattimento di edifici non conformi a delle regole. Ma sembra che non accada mai. Così abbiamo pensato di segnalare situazioni che magari restano ignote. Sperando di stimolare anche qualche presa di posizione da parte delle autorità». L´iniziativa - organizzata dall´associazione ingegneri e architetti e dall´archivio fotografico Parisio, in collaborazione con l´ordine degli architetti e con la presenza del Fai, fondo per l´ambiente (catalogo Paparo) - si basa proprio sul valore affidato alla denuncia attraverso lo strumento fotografico. Tra i luoghi più incriminati e perciò incoronati vincitori, oltre ad Alimuri e Acciaroli, anche il ristorante Vincenzo a Mare, un gigantesco scheletro di cemento armato che sta da tempo immemorabile ai piedi del Rione Terra. Fotografie scelte dalla giuria di esperti non per la bellezza e la perfezione della tecnica ma per l´alta valenza sociale che rappresentano. Come gli altri luoghi immortalati dagli altri sette partecipanti menzionati. Le case prefabbricate di via Vicinale Palazziello a Soccavo, costruite nel 1985 come alloggi provvisori dopo il terremoto che oggi ancora versano in condizioni di degrado e totale inagibilità. Il viadotto di piazza Ottocalli che passa a pochi metri dai palazzi; via Giacinto Gigante attraversata da una bretella della tangenziale spezzata a metà, rimasta incompleta. Il rudere di Sarno che a dieci anni dalla frana ancora aspetta un piano regolatore (ancora valido uno degli anni Settanta) che assicuri gli abitanti dal rischio alluvioni. La scuola di Piana di Monte Verna, nel casertano, costruita ai piedi di una montagna. E l'acquedotto medievale di Salerno invaso dalle case, costruite finanche sulle sue mura. (Tiziana Cozzi Repubblica Napoli)

Galleria fotografica

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nella galleria fotografica vi siete dimenticati l-Hotel Oriente che secondo me è più orrido anche del mostro di Alimuri.

ciao