giovedì 25 giugno 2009

«Depositi nelle cisterne romane»

Sorrento, ristoranti e negozi accusati di aver sottratto spazio all’area demaniale

Sorrento - Opere abusive che sarebbero state realizzate dai confinanti sull’area demaniale dei cisternoni romani detti «degli Spasiani», situata a ridosso dell’angolo tra il corso Italia e piazza Tasso. Abusi realizzati nel corso degli anni e, in qualche caso, tuttora in atto. Sulla scorta di questa tesi, il Comune di Sorrento ha iniziato una vertenza a colpi di carta bollata: il primo atto è fissato per giovedì 25 giugno con la prima udienza; seguirà, il 26, un sopralluogo affidato dal tribunale di Torre Annunziata a un collegio di periti. Sull’altra barricata, i proprietari-esercenti di cinque negozi con accesso dal Corso Italia e i proprietari di due immobili adibiti a ristoranti. Il sopralluogo si svolgerà per un accertamento tecnico preventivo, come ha chiesto ed ottenuto dal tribunale l’avvocato Alberto Scarpati, su incarico conferito dall’amministrazione comunale: un atto formale che precede l’avvio della causa di merito perché, in questa fase, l’obiettivo del Comune è quello di acquisire ulteriori prove circa la realizzazione di manufatti edilizi sull’area dei cisternoni. La perizia comincerà dalla zona bassa, prima di allargarsi a quella alta. Le cisterne basse, costituenti in origine le «camere di immissione e decantazione», sono sottoposte ad alcuni fabbricati della zona. Secondo il Comune, confrontando la storia planimetrica di alcuni locali commerciali confinanti con le cisterne basse, emergerebbe una diversa volumetria, in ampliamento, che sarebbe stata realizzata nel tempo. Tutto ciò a danno delle antiche cisterne di epoca romana, già dichiarate «beni di importante interesse archeologico», insieme con quelle situate nella zona alta, con un decreto del ministero per i Beni Culturali e Ambientali emanato nel 1982. Il Comune, inoltre, sostiene di avere la proprietà demaniale di tutta l’area, sulla quale sono stati realizzati negli anni manufatti edilizi, corpi di fabbrica e altre opere di varia tipologia. Tali costruzioni, gallerie sotterranee e cunicoli sarebbero anche fonte di danno e pericolo per i cisternoni. La vertenza è destinata ad assumere importanza anche dal punto economico per i proprietari degli immobili confinanti perché la tesi dell’avvocato Alberto Scarpati sostiene che le opere realizzate sull’area demaniale dei cisternoni, oltre che illegittime, sarebbero di proprietà del Comune di Sorrento per il principio sancito dal codice civile. L’accesso sui luoghi dei periti, quindi, sarà solo il primo atto di quella che si profila come una lunga battaglia a colpi di carta bollata. L’oggetto del contendere è un pezzo di storia archeologica della penisola sorrentina: l’area di circa cinquemila metri quadrati in cui sono situate le cisterne destinate dai romani a riserva idrica della città, alimentando sin dal periodo augusteo le ville limitrofe, prima di funzionare nei secoli successivi da serbatoi d’acqua per raccogliere le fonti sorgive del Formiello al servizio dei comuni della piana sorrentina. Le cisterne basse, tra l’altro, sono tuttora utilizzate dal locale acquedotto pubblico, gestito dalla Gori. (Antonino Siniscalchi il Mattino)

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