lunedì 23 novembre 2009

Ma se si dicesse qualche verità in più sulla SS.Trinità

Vico Equense - Ok! Mi voglio far prendere dai ricordi: sono un sentimentale. Sono uno che ha amato i luoghi della sua infanzia ed oggi stenta a riconoscerli. Non sono un praticone che accampa fumose e poco chiare competenze turistico digitali e abusati luoghi comuni di cultura mediterranea, per giustificare operazioni speculative. Sono un sentimentale e sono felice di non essere un praticone. Quando andava a scuola io alla SS Trinità e Paradiso correva l’anno 1955. A Vico non c’erano ancora né il sig, Di Vuolo, né l’architetto Irlando, né il dr, Taranto. Mio padre e mia madre ( con sacrifici immani ) mi iscrissero all’asilo, gestito dalle suore di Ivrea. C’era un asilo piccolo e uno grande. Il piccolo con Suor Agnellina, che suonava il piano e ci faceva cantare e il grande con suor Agostina, già vecchissima allora che era stata anche la maestra di mio padre. In pratica erano una sorta di asilo nido che accoglieva, il primo, bambini dai due ai tre anni e il secondo dai quattro ai cinque. Poi c’erano le elementari.La mia aula con suor Agnellina era quella che guardando la foto si vede a sinistra nel corridoio, quella con suor Agostina era la porta in fondo, che poi portava alle cucine ed al refertorio. La scala in primo piano portava alle aule di scuola elementare al piano superiore. Sopra c’erano le stanze delle suore e i dormitori. Quel complesso era lindo ed ordinato ed era una delle migliori scuole della penisola sorrentina. Quando le suore d’Ivrea andarono via, cominciò il declino, poi il terremoto fece il resto. Quel complesso lo conosco benissimo: ho guardato le funzioni in chiesa dalle gelosie, mentre suor Chiara, mi diceva di non sporgermi, ricordo un Ecce Homo nella sacrestia piccola , che mi faceva paura e i quadri: in quella chiesa ho fatto la mia prima comunione e nel giardino le suore ci allestirono la festa con savoiardi e cioccolata. Altri tempi, altre storie. Ora sembra che tutti abbiano a cuore le sorti di questo monumento, diventato contenitore alla rinfusa di attività varie, soprattutto persone che poco o niente hanno a che fare con la sua storia. Ma questo potrebbe essere il male minore. Il mondo cambia e così la gente, il paese accoglie gente nuova, è nella logica delle cose. Il male maggiore a mio a mio avviso invece sono le fumose dichiarazioni di intenti e la poca chiarezza che ho letto su un depliant distribuito domenica, in occasione di un evento chiamato Open day, voluto da una appena nata associazione di amici della SS trinità e Paradiso ASTEP- Onlus. In pratica, in questo depliant, che forniva notizie storiche sull’ente, curate da Mario Verde, da Don Pasquale Vanacore e da Assunta Vanacore, c’era una presentazione dell’arch.Irlando, che credo di aver capito sia il presidende dell’associazione e un’esposizione di progetti che si vogliono perseguire, scritta dal sig. Di Vuolo, che è il commissario dell’Ente. In questa esposizione si discetta di: tradizioni mediterranee, culturali e culinarie, storiche ed artistiche, di culture digitali e di nati digitali (termine caro all’arch.Irlando), di incubatori d’impresa e di cultura del turismo. Insomma di tutto di più, buttato lì alla rinfusa e l’unica consolazione a questa lettura è stata quella che, in questo elenco, non ho visto citato lo sproposito di costruire l’ennesimo parcheggio interrato, nel chiostro del complesso monumentale, proposta di per sé inconcepibile, visto il luogo dove lo si intenderebbe realizzare e inutile, visto che ormai il territorio di Vico Equense è tutto un unico parcheggio interrato. Si capisce, leggendo questo foglietto, che in questa operazione, il Comune esce di scena e fa pensareil fatto che – mentre con la precedente amministrazione Dilengite si era parlato di acquistare l’intero complesso, in modo che restasse patrimonio dei cittadini di Vico Equense, questa amministrazione si tira fuori e lascia spazio ad operazioni che sembrerebbero andare nella direzione di alienare l’intero complesso a privati. Giova ricordare che in questo modo abbiamo già perduto il Castello Giusso. Ultimi interrogativi, ma non per questo privi di importanza. Sul depliant si parla di progetti presentati alla Regione ed approvati, ma una Onlus per sua costituzione può svolgere attività a pagamento (che non sia l'iscrizione dei soci)? Può accedere ad agevolazioni e/o contributi pubblici? L'associazione, affinché possa qualificarsi come ONLUS, non dovrebbe caratterizzare la propria azione non per il vantaggio dei propri soci e/o di terzi ( imprese, professionisti ecc.), bensì per fini di solidarietà sociale? Per il restauro della Chiesa della SS.Trinità, è stato bandito un concorso pubblico o una gara? E lo stesso è stato fatto per l’incubatore d’impresa? Io purtoppo sono un sentimentale e non un praticone, qualcuno, bontà sua, dice un intellettuale, che sa solo sempre parlare e criticare e mai fare, ma se il fare significa fare in questo modo, è giusto che qualcuno si ponga qualche domanda e soprattutto le faccia porre ad altri. (di Franco Cuomo)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

A naso nn ho molta fiducia in queste associazioni che già nella fase iniziale fanno una scrematura delle intelligenze. Le proposte durante il corso degli anni sono state fatte, basterebbe riprenderle e convolgere quelle intelligenze. Il solo fatto che nn si fa dimostra che si vuole fare uso della forma associativa per altro.

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con il post precedente.
La "scrematura delle intelligenze" è palese. Perchè, ad esempio, non è stata coinvolta a pieno titolo l'UNITRE, che da anni svolge un'attività coerente col complesso e nel complesso? Non dico un invito, dico "coinvolgere" a pieno titolo che possibilità di decidere le cose, nel direttivo dell'associazione.
E' un esempio come tanti, che toglie la fiducia a priori. Sarà strano, ma nessuno, dico nessuno, di quelli che conosco, si fida dei maneggi di chi sta in questa associazione. Ci sarà uno spaccimmo di motivo, no?
Io rifletteri su quello che ho in mente di combinare....
Giuseppe

Anonimo ha detto...

Io credo che "Irlando Sindaco" sia il retropensiero (invero un pò debole)che ha animato l' iniziativa; ma almeo un merito lo vedo se ha stimolato gli attrappiti cervelli vicani ad una discussione sul futuro del complesso. E' vero che all' epoca della giunta Dilengite ci si divise sul se acquistar la SS. Trinità od il Faito, ma è altrettanto vero che non c' erano nè ci sono i soldi per entrambi i progetti. Occorre un guizzo per coniugare conservazione, proprietà pubblica ed uso"non fallimentare". Personalmente penso che con tanti emeriti chef, ed artigiani di prestigio, una Sorta di dipartimento del gusto di una Università di Turismo ce la meriteremmo! Prosecuzione ideale dell' Alberghiero. E preservando ruolo e funzione agli artisti del Teatro mio.