lunedì 2 agosto 2010

Il Far West delle spiagge

Caos spiagge in provincia di Napoli. Lettini e ombrellone, infatti, costano sempre di più. Cento euro al giorno, per una famiglia di 4 persone, secondo l´Aduc. Come se ciò non bastasse, è sempre più difficile trovare spiagge libere e quelle poche sono sempre irrimediabilmente sporche. A Castellammare di Stabia, intanto, impazza la polemica fra il sindaco Luigi Bobbio e l´ex primo cittadino Salvatore Vozza che accusa la giunta di favorire i gestori dei lidi e paventa la privatizzazione del lido di Pozzano. Infine, il Wwf denuncia che, in tutta Italia, fioccano le proroghe delle concessioni marittime, nonostante l´Autorità antitrust le abbia ritenute lesive dei principi di libera concorrenza. Le spiagge sono un affare che scotta; una gallina dalle uova d´oro che macina superprofitti, a danno di Stato e natanti, rigorosamente al riparo dalla concorrenza, grazie alle proroghe ad libitum delle concessioni. Secondo la Corte dei conti, infatti, lo Stato italiano ricava dalle spiagge, ogni anno, 97 milioni, mentre i concessionari intascano tre miliardi di fatturato, con un´evasione fiscale stimabile intorno al 33 per cento e dei canoni concessori assolutamente ridicoli: un euro per metro quadro di arenile. Proprio la proroga delle concessioni è l´escamotage per congelare questa situazione altamente inefficiente per le casse pubbliche, ma vantaggiosa per i concessionari; gli amministratori locali fidelizzano i loro votanti chiudendo un occhio sulle concessioni, e il conto lo pagano i cittadini e lo Stato centrale. Secondo Nomisma, d´altronde, il valore economico e non sfruttato delle nostre coste si aggira complessivamente sui 13 miliardi, circa l´1 per cento del Pil italiano; è chiaro, oramai, che questi bagni ci costano un po´ troppo. Purtroppo, oltre al danno c´è la beffa; l´Unione europea ha aperto, infatti, una procedura d´infrazione contro l´Italia per la violazione della concorrenza, contestando la pratica delle proroghe ed esigendo gare pubbliche per l´assegnazione delle concessioni che devono essere a prezzo di mercato. Il nostro governo, però, cincischia e, nel frattempo, abbiamo appena ricevuto l´ultima messa in mora dopo la quale andremo in giudizio davanti alla Corte di Giustizia. Da un lato, infatti, il federalismo demaniale proposto dall´esecutivo va nella giusta direzione, responsabilizzando i Comuni rispetto all´utilizzo razionale delle risorse; le entrate del demanio marittimo verranno, infatti, riversate nei bilanci delle Regioni che avranno interesse a controllare i Comuni e a bandire le gare pubbliche. Dall´altro, il governo, com´è già successo con le quote latte, fa quadrato attorno a certi interessi e proroga le concessioni balneari con l´ultimo decreto “mille proroghe”. Dopo che la Corte costituzionale, a maggio, ha bocciato una legge delle Regione Veneto che prorogava anch´essa le concessioni, è lecito, ora, aspettarsi corsi e ricorsi al Tar, che ingolferanno la giustizia. Proprio come sta accadendo in questi giorni a Castellammare fra Vozza e Bobbio. In questo mare di lacrime, la Regione e Caldoro hanno, però, l´opportunità di vincere la loro partita. L´ente di via Santa Lucia, infatti, deve ancora approvare le linee guida programmatiche per la gestione dei litorali e gli indirizzi guida per la redazione dei piani spiaggia comunali. Fra le priorità, c´è anche la questione del ripascimento dei litorali e l´imposizione di regole più severe in merito alla pulizia delle spiagge libere pertinenziali che spetta ai concessionari. La Regione, allora, potrebbe ascoltare le richieste dei cittadini in merito all´intangibilità dei beni comuni, e stabilire una percentuale limite di spiagge da affidare in concessione. Sarebbe una politica coraggiosa, a parziale ristoro dello scempio dei mari che, in questi anni, ha subito la Campania. (di Alessio Postiglione da la Repubblica Napoli)

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