sabato 28 agosto 2010

Un pacco bomba al ristorante, paura a Sorrento

Sorrento - Un mozzicone di sigaretta acceso, collegato ad un batuffolo di ovatta utilizzato come miccia. Un meccanismo decisamente artigianale che, almeno nei piani diabolici di un ignoto mitomane, avrebbe dovuto innescare l’esplosione di una serie di petardi, piazzati l’altra notte a vico I Fuoro, una delle stradine più suggestive del dedalo dei vicoli del centro storico di Sorrento. Niente di tutto questo. Già, perché l’odore dell’ovatta «bruciacchiata» ha richiamato l’attenzione del personale di uno dei ristoranti della zona che, inconsapevole del rischio, ha provveduto a spegnere il principio di incendio con un ripetuto calpestio. Solo qualche minuto più tardi, è scattato l’allarme: il batuffolo, infatti, era collegato ad una serie di petardi regolarmente in commercio anche nelle rivendite di tabacchi, legati da un comune laccio adesivo e da alcuni fili di cotone. Chiara la strategia ideata dall’ignoto autore del gesto: il mozzicone di sigaretta, ancora acceso, avrebbe dovuto bruciare lentamente l’ovatta, consentendogli, nel frattempo, di dileguarsi lungo i vicoli del centro storico. Il batuffolo, utilizzato come miccia, avrebbe poi raggiunto l’involucro di petardi, innescando l’esplosione. Ipotesi, quest’ultima, scongiurata dal tempismo dei camerieri del locale. Sul posto si sono subito precipitati gli agenti del commissariato di polizia di Sorrento che, coordinati dal vicequestore Antonio Galante, hanno dapprima analizzato il congegno e, dopo aver scongiurato tutti i rischi legati ad un’esplosione accidentale, lo hanno prelevato e repertato. Sull’involucro sono in corso una serie di verifiche per rilevare eventuali impronte digitali lasciate dall’anonimo mitomane. Al momento, gli inquirenti sono al lavoro anche per chiarire la matrice del gesto: sembrano, tuttavia, da escludere eventuali collegamenti con gli episodi dei lidi balneari di Meta, dove, nei giorni scorsi, in due diverse circostanze, sono stati ritrovati due ordigni di chiara manifattura artigianale. L’autore, dunque, potrebbe essere solo un ignoto buontempone della zona, che ha pensato di alimentare la psicosi-bomba, piazzando un congegno artigianale in pieno centro storico a Sorrento. Congegno che, anche se esploso, avrebbe, tutt’al più, provocato un grosso boato e svegliato il vicinato. «Questi gesti sconsiderati hanno come unico risultato quello di ledere l’immagine della nostra città – spiega il sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo -. Siamo in stretto contatto con le forze dell'ordine e ci auguriamo che in breve tempo venga individuato il responsabile o i responsabili». Sulla stessa scia, l’intervento di Costanzo Iaccarino, vice presidente nazionale di Federalberghi: «È l’ennesimo danno all’immagine turistica della nostra terra – sottolinea il leader degli albergatori della costiera -. Il gesto della notte scorsa è sicuramente opera di qualche idiota che, richiamato dalle recenti cronache locali, ha deciso di cimentarsi in una squallida operazione di emulazione: mi auguro che venga rintracciato e punito in maniera esemplare. Questa città ha bisogno di maggiore attività di prevenzione: più controlli, più sicurezza e la certezza del rispetto delle regole. Non si possono tollerare episodi del genere». Episodio che, anche se di matrice e manifattura diversa, richiamano alla mente i ritrovamenti, dei giorni scorsi, di due mini-bombe, in prossimità di due stabilimenti balneari di Meta e quasi certamente abbandonati da pescatori di frodo. Due congegni esplosivi rinvenuti a distanza di una settimana sulla spiaggia circostante il porto. Al momento, le indagini dei carabinieri rivelerebbero che l’autore, più che causare danni alle persone, mira ad alimentare la paura tra i bagnanti per tenerli lontano da sdraio ed ombrelloni. Una chiave di lettura che trova riscontro anche dalle prime verifiche sugli ordigni, attualmente affidati ai Ris di Roma per gli accertamenti scientifici di rito: la struttura del meccanismo che eventualmente avrebbe dovuto innescare il congegno, infatti, al momento ha fatto escludere ai tecnici dell’arma la possibilità di scoppio accidentale. Dunque, nessun pericolo di esplosione con il semplice calpestio. (Giuseppe Damiano il Mattino)

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