domenica 15 maggio 2011

I possibili vincitori

Oggi e domani, a Napoli si gioca una partita strategica per la città, ma anche per la politica nazionale. Napoli è perfino più importante di Milano. È il vero laboratorio di queste elezioni. E già dal primo turno sarà chiaro chi ha vinto e chi ha perso. Avrà vinto Gianni Lettieri (il solo a giocare per l’en plein), se eviterà i rischi del ballottaggio. E avrà vinto il Pdl, che dimostrerebbe di poter ambire, nel Sud, a un ruolo di partito maggioritario, pur facendo a meno dei «traditori» Casini e Fini. Un salto molto significativo, rispetto alle ultime regionali, quando tutti e due facevano parte del centrodestra. Berlusconi ne sarebbe rafforzato rispetto all’alleato leghista (che non a caso si è opposto alla sanatoria edilizia del Cavaliere). E ne sarebbe rafforzato il bipolarismo italiano. Per gli altri candidati, l’obiettivo realistico è il ballottaggio. Con significative differenze, tuttavia. Mario Morcone è apparso a molti come l’erede del centrosinistra bassoliniano, dai cui leader ha ricevuto formale investitura. In realtà, la sua posizione è più debole e, insieme, più innovativa. Bassolino vinceva con ampie coalizioni, comprendenti i dipietristi e tutta l’estrema sinistra. Morcone rappresenta un Pd che ha rinunciato a pezzi di quella sinistra e che addirittura si contrappone al candidato dell’Idv. Se andasse al ballottaggio con un forte margine su de Magistris, avrebbe dimostrato che la proposta di un’area riformista emancipata da comunisti e giustizialisti è praticabile. Bersani, Veltroni e D’Alema dovrebbero tenerne conto. Simmetrico il caso de Magistris. Attorno all’ex magistrato si collocano, al momento, frange di borghesia, intellettuali, professionisti, qualche buon tecnico: il salotto di Gad Lerner. E fin qui, nulla di strano. Diverso sarebbe il discorso, se la sua candidatura rompesse i confini delle élite antiberlusconiane e diventasse un fenomeno di massa. Se cioè superasse la soglia dei venti punti e riuscisse a strappare il ballottaggio a Morcone. Sarebbe la prova che i fenomeni della protesta sociale possono essere autonomamente rappresentati da un populismo finora tenuto sotto controllo (e assecondato) dagli apprendisti stregoni del Pd. Un risultato clamoroso, che a Roma non passerebbe sotto silenzio. Più ardue le prospettive del Terzo Polo. Andare al ballottaggio, comporterebbe un’imprevista spallata al bipolarismo e alla Seconda Repubblica. In caso contrario, però, le cose si complicherebbero. Mentre infatti, per il secondo turno, Morcone e de Magistris non avrebbero difficoltà a riversare l’uno sull’altro i propri voti, il Terzo Polo sarebbe atteso a una scelta di campo estremamente delicata. E dovrebbe farla in mode unitario. Due passaggi che sono uno più difficile dell’altro. Al Terzo Polo, per esempio, appartiene un leader storico dell’ex sinistra dc come Ciriaco De Mita, ma ad esso appartengono, non di meno, importanti assessori della giunta regionale di centrodestra, ivi compreso il vicepresidente Giuseppe De Mita. Anche di questo groviglio i palazzi romani si preparano a tener conto. Tra i cumuli di rifiuti, astenersi non sarà una scelta incomprensibile. Certo è che, andando a votare, i napoletani hanno modo di incidere su molte e rilevanti questioni. (Fonte: di Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno)

Nessun commento: