mercoledì 4 maggio 2011

Il lavoro tra le priorità dell’Amministrazione Comunale di Sorrento e della Penisola

Di Rosario Fiorentino

Sorrento - Come ogni anno da circa sessanta dall’istituzione della ricorrenza, il 1° maggio festeggiamo la Festa dei lavoratori. Quest’anno tale data assume connotazioni particolari, sia perché essa è stata scelta dal Vaticano per la beatificazione di Papa Giovani Paolo II, evento che coinvolge in diversa misura tutti, credenti e non, laici, cattolici e non, sia perché esso cade di domenica giorno considerato del riposo settimanale dopo una settimana di lavoro, e questo aspetto, oggi più che mai, ha l’amaro sapore della beffa. Si, perché non ha nessun motivo di festeggiare né di riposarsi chi il lavoro non ce l’ha. Ogni anno la condizione del lavoro in Italia peggiora sempre di più. Anche se può apparire banale, è giusto parlarne e denunciare in questo giorno, con la stampa e i riflettori puntati, quando per il resto dell’anno regna un generale silenzio, imposto dall’abitudine, dall’assuefazione alla triste condizione in cui soprattutto i giovani oggi navigano. Gli ultimi dati, provenienti da diverse fonti denotano una grave situazione di allarme sul fronte dell’occupazione. Nei primi tre mesi del 2011 riprendono a crescere i licenziamenti e le iscrizioni alla mobilità, e continuano a crescere gli stock dei lavoratori iscritti alle liste di disoccupazione.



Non era andata meglio sul finire dell’anno. Nel quarto trimestre 2010 gli avviamenti al lavoro sono complessivamente scesi dell’8,6% rispetto allo stesso periodo 2009 e in particolare quelli a tempo indeterminato sono scesi del 32,1%, ad indicare che la gran parte di «nuovo lavoro» è precario e a tempo determinato (se si esclude il caso positivo di Prato dove si è registrato un +24% di contratti a tempo indeterminato). La cassa integrazione cresce del 6,65% nel primo trimestre 2011, con la Cig in deroga che rappresenta ormai il 43% del totale. Il tasso di occupazione, cioè della gente che lavora rispetto alla popolazione, è del 56,7%, vuol dire poco più della metà. Spaventosa la situazione dei giovani: il 29% è disoccupato, al sud supera il 35%. C’è poi quella fascia di giovani che né studia né lavora: sono giovani “inattivi”. Si calcola che siano 2 milioni. Oltre al lavoro che manca, c’è il lavoro poco garantito. Quel lavoro che poggia su contratti precari, volatili, che alle prime difficoltà si sciolgono, senza assicurare sostegni adeguati al lavoratore che perde il lavoro. Stime serie dicono che sono circa 4 milioni i lavoratori che si trovano in questa situazione di precarietà. Vittime di questa terribile condizione oggi sono proprio loro, i giovani, con il 30 % di disoccupati. Per il restante 70% parliamo di lavoro precario. Eppure il lavoro assume un significato speciale, più alto proprio per i giovani. Il lavoro non è solo fonte di reddito: è la porta sul futuro. E’ la cornice attorno a cui si sviluppa la vita interiore, sociale e affettiva. La mancanza di lavoro, la corso all’infruottuosa ricerca di una fonte di reddito, magari dopo anni di studio, ha fatto smettere ai giovani di sperare, ha fatto calare un velo di paura del futuro e una diffusa incapacità di guardare al domani. Di sperare. Una delle frasi più belle della Costituzione “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” è divenuta una sorta di amara leggenda. Altro grave aspetto in merito al lavoro sono le pessime condizioni di sicurezza, l’illegalità in cui quei pochi che hanno la fortuna di lavorare prestano la propria opera. I bollettini degli Osservatori nazionali annotano 192 decessi da aprile 2010 causati da infortuni, che arrivano a oltre 400 se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade mentre si recavano o tornavano dai luoghi di lavoro. E' un fenomeno che cresce a ritmi impressionanti (l'anno scorso furono 151 in Italia nello stesso periodo), a conferma della precarietà delle condizioni di sicurezza e degli scarsi controlli. Così un aumento delle vittime che segnala un +30 per cento nell'arco di appena 12 mesi non può che smuovere inquietudini. Nei primi quattro mesi del 2011, soltanto in edilizia, si sono registrati 55 infortuni fatali secondo i dati dell'Osservatorio indipendente di Bologna, pari al 28,2% sul totale dei decessi. L'agricoltura, con 53 morti, si attesta sul 28,1%. Una vera e propria emergenza che continua a essere sottovalutata. nonostante le discipline e le norme previste per ogni settore produttivo, i percorsi di formazione disponibili, talora addirittura gratuiti, o in parte finanziati dalle pubbliche amministrazioni per chi opera in condizioni di rischio quotidiano. «Sì, perché le leggi ci sono e devono (dovrebbero) essere rispettate», chiosa Rossato, «a cominciare da alcuni datori di lavoro che, non applicando le norme di sicurezza, danneggiano anche chi invece le rispetta e creano situazioni di pericolo. Questo aspetto ci ricorda una vicenda che ci tocca tutti da vicino. Scolpite nella nostra memoria sono sicuramente ancora quelle immagini del 1°maggio di 4 anni fa, durante il quale due nostre concittadine uscite dalla chiesa dopo la messa di Sant’ Antonino furono investite dal braccio automatico di una gru. Tanti aspetti hanno raggelato le nostre coscienze: la coincidenza che nel giorno della festa dl lavoro fosse proprio una negligenza delle condizioni di sicurezza del lavoro a uccidere due donne della nostra comunità. Al di là delle responsabilità, accertate o meno, al di là delle discussioni e delle polemiche resta l’amaro ed il senso di colpa che quanto avvenuto poteva evitarsi, che la vita di due persone potesse essere risparmiata con il rispetto della legge, con maggiore responsabilità ma soprattutto con l’impegno di ciascuno di noi nel divulgare la cultura della legalità del lavoro, della sicurezza e nel tenere vivo il problema sì da insitare nei giovani la forza di esigere, e denunciare. Di fronte a questi dati sconcertanti, all’inattività di un Governo che, di una bandiera o dell’altra, non riesce a darci risposte si cerca un punto di riferimento, un’ancora di salvezza. In apertura del mio intervento evidenziavo che questa giornata dei lavoratori ha assunto una connotazione particolare anche perché ricade nella data scelta dalla chiesta per elevare Papa Giovani Paolo II all’onore degli altari. La straordinarietà di questo personaggio è riconoscibile da tutti, cattolici e non , credenti. In particolar modo ricordiamo oggi le sue battaglie a favore dei lavoratori, per dare dignità al lavoro, il suo impegno per l’affermazione dei diritti dei lavoratori e sulla sicurezza, e soprattutto lo ricordiamo per i messaggi di speranza lanciati a i giovani. Ha dedicato un’intera enciclica a questo tema, la Laborem Exercens, del 1981, novantesimo dell’altra grande enciclica sul lavoro, la Rerum Novarum di Leone XIII, ma il tema è presente in tutte le altre encicliche sociali e in tanti altri interventi. All’inizio dell’enciclica ricordata il Papa afferma: “Il lavoro è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell’uomo”. Che questa affermazione detti l’obbligo morale alle Istituzioni preposte, e a noi adulti tutti, per costruire un presente e un futuro di speranza e legalità per i nostri giovani.

Nessun commento: