martedì 10 maggio 2011

Le ragioni del non voto

Fonte: di Luigi Labruna da il Corriere del Mezzogiorno

«Beh, l’invito ad astenersi dal voto, mi pare, nonostante lo schifo della politica attuale, un po’ esagerato…»: così un mio collega universitario, a lungo segretario di partito, già ministro della Giustizia di un governo di centrosinistra, mi ha scritto, a commento di una mia intervista a Il Mattino sulle «liste sporche» campane, iniziata con una considerazione amara («di fronte a quanto si vede e si legge di questa campagna elettorale si è travolti da un senso di impotenza devastante») e conclusa con un «mi dispiace dirlo, ma credo che l’unica strada sia l’astensionismo. Per dignità non si dovrebbe votare. Ed è una grande delusione, dopo che per anni, come professore di giurisprudenza, ho insegnato ai miei studenti il senso e la necessità della partecipazione politica». Al mio collega ho brevemente risposto: «esagerato? sì e no…» e credo (spero) mi abbia capito. E credo ancor più che abbiano inteso il senso di quella posizione i miei lettori che sanno quante volte ho inutilmente commentato fatti e misfatti della politica nostrana, segnalando lo sconcio acquitrino in cui gran parte di essa si è da tempo immersa.



E il cinismo e l’indifferenza verso i bisogni e le istanze dei cittadini, l’incapacità di amministrare anche il quotidiano che ormai la contraddistinguono. E deplorando le tante manifestazioni di quella esasperata rissologia che incessantemente coltiva e che, in mancanza di programmi seri e chiari e di persuasioni ideali forti, si alimenta quasi esclusivamente della negazione delle ragioni degli antagonisti e degli insulti che quotidianamente gli uni e gli altri (anche della stessa parte politica) si rivolgono e che genera nei cittadini sconcerto, rabbia, apatia e frustrazione. E sfiducia nelle istituzioni e nelle regole della democrazia rappresentativa, da destra da sinistra e dal centro ripetutamente disattese e manipolate, sì da far apparire come scontate e prive di rilevanza le più clamorose violazioni della correttezza e della legalità. L’inquinamento delle liste è solo uno dei tanti fenomeni di questo tipo che si sono verificati e di cui ha da ultimo scritto su queste colonne nel suo editoriale Le faide napoletane Paolo Macry. Non c’è bisogno di ripetersi. C’è solo da vergognarsi. E da considerare seriamente oggi, in questa congiuntura politica, l’ipotesi di esercitare il diritto-dovere di partecipare alla vita politica avvalendosi della facoltà di non votare. Non per qualunquismo. Al contrario. Per dare, limpido, un segnale forte di riprovazione e di dissenso. E non legittimare con il proprio voto l’accaparramento del potere da parte di forze politiche che, per quanto hanno fatto e fanno, hanno tradito o mai meritato la nostra fiducia. E per dire che non abbiamo perso la speranza di contribuire a costruire anche qui a Napoli, nel rispetto delle regole e con un personale politico che davvero meriti di rappresentarci, una città vivibile e una società migliore.

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