venerdì 6 maggio 2011

Strage di totani nell’oasi di Punta Campanella

Fonte: Gennaro Pappalardo da il Mattino

Massa Lubrense - Dopo cernie, saraghi, orate e altre specie di pregiati pesci anche i totani stanno subendo un’irrefrenabile strage nel mare delle Sirene. Le acque del parco marino di Punta Campanella sono sempre più spesso teatro notturno di mattanza di totani, ad opera non solo di pescatori in tutto abusivi ma anche di diportisti col vizietto della «pesca grossa». Duplice il loro obiettivo. Oltre a procurarsi la quantità necessaria a degustare il prelibato mollusco anche quella di ricavare guadagni dal commercio parallelo. Il «triangolo» marino in cui è maggiormente praticata la pesca dei gustosi cefalopodi è compreso tra Punta Campanella, gli isolotti de Li Galli e Punta Carena. Per raggiungere i fondali più profondi nei quali guizzano i totani si usano speciali attrezzi da pesca, i siluri di profondità: strumenti forniti di un sistema elettrico a pila ad intermittenza fluorescente e «armati» d’un cono in piombo al quale sono attaccati almeno una trentina di ami d’acciaio inox. Sia per immergere il siluro, saldamente legato ad un migliaio circa di metri d’un filo di nylon resistente alle correnti marine e alla profondità, sia per salparlo con la quantità di totani, che vi rimangono attaccati attratti dalla luminosità, le imbarcazioni dei pescatori più esperti in questo tipo di pesca sono dotate d’un particolare argano a motore: un attrezzo pressoché identico a quelli adoperati per le reti da pesca.



Per eludere la vigilanza del personale del Parco marino e delle forze dell’ordine le flottiglie di barche partono dai borghi marinari e dai porti della penisola al calare delle ombre e rientrano alle prime luci dell’alba. Nei borghi marinari, specie a Marina Lobra, i pescatori, quei pochi professionisti ancora attivi, assistono dai moli al viavai degli abusivi con le bocche cucite. Qui è ancora vivo il ricordo del drammatico episodio occorso ad un loro collega che davanti Marina del Cantone, per aver protestato di fronte alla strage dei saraghi e di altri pregiati pesci pronti da vendere al mercato nero in occasione delle festività natalizie, rischiò di essere percosso e gettato in mare da un gruppo di sconosciuti pseudo-diportisti. «La straordinaria presenza di totani sui banchi delle pescherie nei sei comuni del consorzio dell’area marina protetta di Punta Campanella, Massa Lubrense, Sorrento, Positano, Vico Equense, Piano e Sant’Agnello - dice Antonino Miccio, direttore del parco - ricorda l’analogo fenomeno notato anche nel periodo delle festività natalizie per altri esemplari della fauna ittica, specie quelli protetti come la cernia bruna, la corvina, la magnosa. Evidentemente sono in azione pescatori abusivi che volutamente ignorano, con danno per i pescatori professionali, i regolamenti ministeriali» Per Raffaele Di Palma di Legambiente, che cita segnalazioni giunte al numero verde dell’area marina protetta, accanto al centinaio di pescatori sportivi presenti nei sei comuni con regolare licenza, ci sarebbero numerosi abusivi anche tra i diportisti. «Per limitare i danni all’ambiente e proteggere l’attività professionale dei pescatori veri - conclude il rappresentante dell’Osservatorio per l’ambiente - accanto al monitoraggio svolto dal personale del Parco occorre una più continua vigilanza da parte delle forze dell’ordine».

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