mercoledì 26 ottobre 2011

Il sogno delle amanti di Monte Faito

Fonte: di Mirko Locatelli da il Roma

Vico Equense - Un tempo era considerata la montagna dei poveri: ci andavano i bracconieri, i posatori di trappole, i fungaioli e i tagliatori di legna da ardere. Ma all’inizio del secolo scorso alcune brigate di colti arrampicatori cominciarono a esplorarne picchi, gole e foreste e si resero conto che era un monte-giardino ispiratore di fiabe, una specie di gigantesco orto botanico regalatoci da Madre Natura e rimasto intatto nei secoli. Per giunta, allungando il collo dalla vetta, si poteva guardare nelle stradine di Capri, Positano e Castellammare. C’è tutta una letteratura, sconosciuta ai più, che racconta di scalate e scalatori di questo monte che non è mai decollato come si meritava. Infatti è uscito dalle nebbie dell’indifferenza, a non dire della stupidità umana, solo all’inizio degli anni Cinquanta, quando alcuni manager del turismo e degli affari ne scoprirono le potenzialità. Sul Faito il mio amico Domenico Rea ci salì una mattina da Castellammare: prese la funivia e andò a passeggio per raccontare poi la gita in un opuscolo che conservo preziosa-mente. Sentite come lo descrive: “Collocato dirimpetto al Vesuvio, di cui ne contende l’altezza con una differenza di poche decine di metri, sta lì bello, alto, con un che di possente, a pinnacolo, acuto, ultima selvaggia gobba a nord dei Lattari: il Faito è fra le bellezze più convolgenti del Golfo”. Questo, ieri. Ma oggi a chi interessa, chi ci vive lassù? Le risposte me le danno due signore che ho conosciuto durante un convegno a Vico Equense. Una fa l’architetto, l’altra è primario di un laboratorio di analisi ospedaliere. Francesca Brancaccio e Francesca Rossi sono le autorevoli rappresentanti di una Onlus nata con lo scopo di promuovere lo sviluppo del parco naturale sito in cima a questa montagna che abbraccia il mare, la penisola sorrentina, il golfo di Napoli, il Vesuvio, le isole e la costiera amalfitana. La Rossi, per molti anni presidente dell’associazione, fa parte della piccola comunità che ha casa e cuore lassù. Dice che tempo fa è salito in cima un professore universitario a tenere una conferenza. «Dopo avergirato per la montagna ed averci conosciuto, disse che eravamo dei romantici. È vero, siamo romantici ed ognuno di noi ama il Faito a modo suo, ha i suoi posti, i suoi riti, i suoi ricordi». La stagione dell’escursionismo qui cominciò ancor prima che ci fosse la strada di collegamento con i paesi della costa.


Fu uno dei fondatori della sezione napoletana del Cai, il conte Girolamo Giusso, a progettare e realizzare a sue spese la strada che dal Quisisana di Castellammare portava su in cima, dopo un tragitto ricco di tornanti e di straordinarie panoramiche sul golfo. Con la costruzione della strada, la montagna perse un po’ del fascino di sede alpestre, rifugio di briganti e meta religiosa per i pellegrini diretti alla chiesetta di San Michele edificata sull’omonimo pizzo; ma per contro si legò più strettamente a Castellammare e a Napoli. «Nel 1950 – racconta la dottoressa Rossi - venne dato inizio alla prima lottizzazione e alla creazione del Villaggio». Ne fu artefice Ivo Vanzi, un ingegnere lucano destinato a un ruolo di assoluto rilievo sul proscenio economico napoletano, quando prese in mano il timone della Società Risanamento e poi la presidenza del Banco di Napoli. Nasce in quegli effervescenti anni Cinquanta anche il momento magico del Faito, grazie all’intuizione felice del Vanzi che subisce l’incanto del Gigante Verde della costiera alto 1131 metri che, a guisa di sperone, si sgancia dalla catena dei Monti Lattari per presentarsi con i suoi boschi secolari al panorama incomparabile dei golfi di Napoli e Salerno. La sfida era rivolta a realizzare sull’alto pianoro un villaggio turistico emulo delle rinomate bellezze di quelli alpini dell’alta Svizzera. L’allacciamento dello stupendo belvedere a quota 1050 con la statale sorrentina divenne presto realtà. L’altro evento decisivo fu la discesa in campo del Banco di Napoli con un prestito lanciato perl’operazione Monte Faito, un’operazione studiata anche nel sorteggio tra i suoi sottoscrittori di villette e chalet. Il 24 agosto del 1952 venne aperta al pubblico la funivia per collegare il Faito con la linea costiera e la stazione a valle venne ubicata a Castellammare di Stabia. A differenza di tutte le altre montagne destinate al consumo turistico, chi va a rifugiarsi sul Faito non ha da temere la solitudine, perché in sette minuti di funivia si può passare dal caldo al freddo, dal livello del mare alle vette innevate, dalla folla alla solitudine della grande montagna. «La nostra associazione ha circa 200 soci, un sito internet e promuove numerose occasioni di incontro che coinvolgono adulti e ragazzi per condividere momenti insieme durante l’anno. – continua la Rossi - Se volete venire a trovarci, vi diremo come godervi il Faito percorrendo i suoi meravigliosi sentieri lungo i monti Lattari». L’architetto Francesca Brancaccio fa la spola tra Napoli e il Faito da anni. È l’amministratore unico della B5 srl, una società di ingegneria e di restauro dei monumenti. Ha insegnato per tre anni all’università di Torino, a l’Ecole d’Architecture a Parigi e a Lione. È stata persino in Uzbekistan per ricostruire la scuola coranica di Bukhara, una delle più importanti città della Transoxiana islamica, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Francesca ha un figlio di 13 anni, Andrea, e ha lavorato anche al restauro dell’Albergo dei Poveri. Dice: «È da quando sono nata che vivo il Faito. La mia famiglia mi ci portava da piccola e mio nonno diceva che era la sua amante». Le due signore mi spiegano che negli anni ’60 il villaggio era un sito per elite. Oggi invece su 400 ettari di bosco ci sono 250 villette, un terzo delle quali disabitate. Una villetta di 75 mq con 800 di terreno vale sui 200mila euro. «Abbiamo valori bassi di mercato e tasse alte come ville a Capri», aggiunge Brancaccio, che poi mi fa la conta delle strutture del Faito: 7 alberghi, un centro sportivo con due piscine, 6 campi da tennis, calcetto, pallacanestro, bocce, tiro con l’arco e parco giochi. Tra i proprietari di villette c’è il giornalista Rai Marc Innaro, il giudice Antonio Rocco, già presidente della Corte d’Appello a Napoli, Diego Napolitano, nipote del Presidente e molti professionisti napoletani. Ma non ci sono progetti pubblici per rilanciare turisticamente il Faito. Gli ultimi decenni non hanno giovato agli sviluppi di quella che è stata, all’epoca, una grande esperienza pionieristica e il momento magico dei tempi di Ivo Vanzi non si è più ripetuto. A riprova che i progetti per camminare hanno bisogno della passione degli uomini. E’ per questo che le amanti del Faito cercano di smuovere le coscienze, come quando l’ingegnere lucano carezzò il monte con lo sguardo e con la sua anima tecnocratica.

1 commento:

Anna ha detto...

Un sogno quello della Amore per il Faito che noi decenti del I Circolo Didattico di Vico Equense, insieme ai nostri alunni delle classi quarte, abbiamo già condiviso in pieno ieri allorquando, grazie ad alcuni soci dell'onlus Pro Faito e al Sindaco, Gennaro Cinque, abbiamo potuto trascorrere indimenticabili ore su questa splendida montagna, passeggiando con quasi cento alunni lungo i sentieri dei faggeti e dei castagneti e raccogliendo materiali utili alle nostre ricerche scientifiche.
La presenza di alcuni genitori, la guida dei volontari dell'Onlus Pro Faito e il supporto dei volontari della Protezione civile ci sono stati indispensabili lungo il percorso e a tutte queste persone vanno i nostri più sentiti ringraziamenti.
Ancora una volta si è visto come, con azioni sinergiche, è possibile sconfiggere indifferenza e pigrizia per riappropriarsi di quei beni e di quelle ricchezze naturali di cui Vico abbonda.
Noi a scuola abbiamo aperto per un giorno lo scrigno del Faito e abbiamo intravisto i suoi tesori. Ora, grazie al Progetto dell'Onlus "La mia montagna" condiviso dai soci con la Dirigente del nostro Circolo, Debora Adrianopoli, cercheremo di farli nostri attraverso la riscoperta di quei luoghi incantevoli,lo studio mirato e potenziato con altre escursioni e altre ricerche.
Le attività realizzate le pubblicheremo di volta in volta sul blog della scuola perchè tutti sappiano che il Paradiso non è lontano da noi.

Docente referente: Anna Guarracino