venerdì 21 ottobre 2011

Terreni demaniali, scontro sulle cifre per il riscatto

Enfiteusi, famiglie dopo anni chiamate a pagare i canoni. Pioggia di ricorsi e polemiche

Massa Lubrense - L’enfiteusi dei terreni demaniali alimenta un serrato confronto tra l’amministrazione comunale e i rappresentanti dei 300 assegnatari dei terreni e immobili demaniali del territorio di Massa Lubrense. Le divergenze si concentrano sugli avvisi a risolvere definitivamente le pratiche di affrancazione dei beni demaniali del Comune, goduti da tempo immemore con la formula dell’enfiteusi. Con questa norma di sapore medievale un proprietario di un fondo, sia un ricco privato che un ente, affidava ad un contadino un suo bene immobile col patto di utilizzarlo con l’obbligo di migliorarne le condizioni. In cambio egli era soggetto al pagamento di un canone annuo in denaro, oppure in natura. Sugli affranchi enfiteutici intanto, piovono polemiche e ricorsi dei cittadini, sia sull’entità finanziaria, sia sulle modalità di estinzione del diritto demaniale. «Sono contro la legge, cioè nulle, le richieste inviate dall’amministrazione ai cittadini con l’invito a sanare la loro situazione enfiteutica. Non sono rispondenti alle norme le cifre indicate», è la tesi sostenuta dal geometra Antonino Esposito e dal presidente nazionale dell’associazione ”Usi civici e proprietà collettive”, Luigi Cesare Oliveti, già docente di Economia agraria nell’università di Firenze, che terrà un corso di formazione sull’enfiteusi, riservato ai giovani agronomi presso l’ateneo di Salerno. «L’analisi del professore Oliveti – spiega ancora Esposito - si sofferma sul metodo del calcolo dell’affrancazione seguito dal Comune secondo un regolamento comunale, peraltro non conforme a quello regionale e alle leggi nazionali: per l’affranco d’un oliveto di quinta classe di tremila metri quadrati il contadino enfiteuta dovrebbe sborsare la cifra di 16mila euro, di cui 13mila e 500 per l’esproprio al prezzo di 4,50 al metro quadro, altri mille euro per gli ultimi 5 anni di canoni non pagati e infine altri mille e 500 euro per le spese dell’atto notarile, nonostante la possibilità di farlo effettuare dal segretario comunale. Secondo il calcolo previsto dal regolamento della Regione Campania, lo stesso contadino pagherebbe solo 405,56 euro per ottenere l’affranco: la cifra risulta dalla somma di 154,17 euro dallo sconto dell’80 per cento del reddito dominicale di 5,71 euro moltiplicato per 15, poi di altri 51,39 euro ottenuti sempre dallo sconto dell’80 per cento del reddito dominicale relativi agli ultimi 5 anni di canoni non pagati ed infine dai 200 euro per le spese del segretario comunale». (Fonte: Gennaro Pappalardo da Il Mattino)

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