giovedì 13 settembre 2012

Legge elettorale: scintille tra Udc e Pd, in gioco le alleanze

Fonte: ASCA

Di accordo sulla legge elettorale non c'è traccia. Il Comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato, sede ufficiale del confronto tra partiti, non e' convocato per i prossimi giorni dopo due consecutive fumate nere. Carlo Vizzini, presidente della commissione, potrebbe incontrare oggi Renato Schifani, presidente del Senato, per comunicargli lo stallo del Comitato ristretto. Se non interverranno novità, la prossima Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama fissata per martedì potrebbe decidere di spostare il confronto in Aula dove potrebbe formarsi una inedita maggioranza tra Pdl, Udc e Lega Nord. Ieri, in una conferenza stampa, Pier Ferdinando Casini e' sembrato dare un ultimatum al Pd: ''Si può trovare la mediazione sul premio alla coalizione e non al partito, come piace a Bersani. Ma lui ceda sulle preferenze. Noi, da sempre, siamo per il modello proporzionale tedesco''. Da qui la mano tesa del leader dell'Udc per un possibile scambio: premio alla coalizione, come chiede il Pd, ma ripristino delle preferenze come chiesto anche dal Pdl e dalla Lega Nord. La risposta del segretario del Pd arriva in serata, dai microfoni di ''8 e mezzo'' de La7: ''I centristi devono stare attenti a quello che pensano perchè il paese va governato; noi non scherziamo''. Bersani non ha intenzione di cedere ne' sulle preferenze, ne' su un modello di legge elettorale eccessivamente proporzionale che potrebbe non assicurare nessuna maggioranza il giorno dopo del voto e favorire di conseguenza la formazione di un governo Monti-bis, ipotesi sulla quale lavora l'Udc e che non dispiacerebbe al Pdl in caso di una propria forte flessione elettorale. Lo collisione tra Bersani e Casini si riverbera così sulle prospettive: e' in gioco la possibile alleanza di governo tra i due partiti. Il segretario del Pd continua ad allontanare la prospettiva di un Monti-bis premendo per una legge elettorale che possa favorire il ritorno di un governo politico.


Oggi Angelino Alfano presentera' il manifesto del Pdl per il ''bene comune'', un primo abbozzo di programma per la campagna elettorale. In questa occasione potrebbe dare il suo assenso alle proposte di Casini sulla legge elettorale aumentando la pressione politica verso il Pd. Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, dichiara intanto: ''Sulle preferenze la nostra posizione e' ora anche quella dell'Udc''. Secondo alcune indiscrezioni, dietro le quinte Massimo D'Alema avrebbe consigliato Bersani di accettare la proposta di Casini su un modello di riforma piu' proporzionale anche per evitare lo scoglio delle primarie dove il segretario del Pd dovrebbe affrontare il duello con Matteo Renzi, da cui - anche se vittorioso ma non si sa con quale percentuale - potrebbe uscire indebolito politicamente. Una legge elettorale in cui non fosse necessario indicare il candidato premier e formare delle preventive alleanze di coalizione, secondo D'Alema, renderebbe inutile il ricorso alle primarie rinviando il braccio di ferro tra Bersani e Renzi al congresso del Pd che potrebbe tenersi nel 2013 o nel 2014. ''Le preferenze? Vedremo'', e' la risposta di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, a chi le chiedeva una opinione sullo scontro tra Casini e Bersani. Nessuno spiraglio per la ripresa di un negoziato da parte di Vannino Chiti, Pd, vicepresidente del Senato: ''Spero l'Udc non voglia assumersi la responsabilita' di una rottura altrimenti non risanabile''. Il confronto a distanza tra Casini e Bersani si svolge pure sui temi del dopo voto. Il leader dell'Udc, nella sua conferenza stampa, ha attaccato l'adesione di Nichi Vendola al comitato promotore dei referendum per il ripristino dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (modificato nella recente riforma del lavoro) e della contrattazione nazionale: ''Ma Sel si candida a governare? Nessuna alleanza con chi appoggia il referendum sull'articolo 18''. Bersani ha teso invece a ridimensionare il dissenso rispetto alla scelta di Vendola che sui possibili referendum torna ad allearsi con Antonio Di Pietro e i segretari di Rifondazione e Comunisti italiani, Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto. La scelta di Vendola non la ritiene ostativa rispetto a un accordo elettorale e programmatico tra Pdl e Sel in vista del voto. Questa posizione non convince tutto il Pd. Marina Sereni, vicepresidente del partito, sostiene che ''le riforme del governo Monti possono essere migliorate, non cancellate''. Andrea Orlando, responsabile del Forum giustizia del Pd, attacca: ''L' iniziativa referendaria, che e' comprensibile in alcune forze che presumono di stare all'opposizione nei prossimi cento anni, lo e' meno per una forza politica che invece sta sottoscrivendo un patto per governare il paese e che mi auguro affrontera' quei temi in una coalizione, magari rivedendo alcuni punti''. Nichi Vendola spiega la posizione di Sel ai microfoni del Tg3: ''Io vorrei che la polemica politica non invadesse completamente il campo del merito. I referendum servono a fare esprimere il popolo italiano, quindi a far valere la democrazia sulla qualita' del lavoro''.

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