domenica 2 settembre 2012

Primarie, i sondaggi agitano il Pd Bersani è al 50%, Renzi al 30

Renzi più amato in Emilia-Romagna che in Piemonte. I "rottamatori" puntano sul coinvolgimento di nuovi elettori per guadagnare altri punti. E la sfida è aperta

Fonte: Andrea Chiarini da La Repubblica


Ce li hanno i bersaniani, ce li hanno pure i renziani. Circolano nel gruppo dirigente del Partito Democratico, impegnato alla Festa dell’Unità al Parco Nord, gli ultimi sondaggi sulle primarie di coalizione per il candidato premier del centrosinistra. Numeri da prendere con le molle, non essendo la campagna elettorale ancora iniziata, ma numeri da cui comunque partire. Rispetto alle rilevazioni di inizio estate, la forbice tra Pierluigi Bersani e lo sfidante Matteo Renzi è ora di 20 punti percentuali. Al momento infatti il segretario del Pd Pierluigi Bersani è dato al 50%, il sindaco di Firenze al 30, il governatore della Puglia Nichi Vendola al 20. A giugno ad esempio quando si calcolava pure Antonio Di Pietro un sondaggio “Digis” dava Bersani al 35, Vendola al 23, Renzi al 19 e l’ex pm di Mani pulite al 16. Ormai la sfida è a due e i “rottamatori” bolognesi scommettono sul coinvolgimento di nuovi elettori di centrosinistra per guadagnare altri punti. Più l’affluenza sarà alta — è il ragionamento dei renziani che attendono il loro leader alla Festa del Pd bolognese il 10 settembre — più il sindaco di Firenze incasserà consensi: "Siamo ancora al giro delle qualifiche, ma l’impressione per la gara vera e propria è buona, vedrete, per i comitati elettorali ci saranno sorprese". Nella nostra regione la battaglia sembra ancora più aperta.


"Dai pochi dati in nostro possesso — aggiunge un altro dirigente Pd che i numeri li conosce nel dettaglio — emerge un paradosso. Con Renzi più apprezzato in Emilia che nella sua Toscana". A conferma del detto che nessuno è profeta in patria. Il timore è che la conta delle primarie si trasformi in una specie di congresso mascherato. Ne ha parlato Bersani, nella sua recente visita a Bologna, lo ripetono i suoi uomini anche in queste ore. Le primarie per il candidato premier si intrecciano, almeno in Emilia-Romagna, con quelle, targate Pd, per i parlamentari. Il segretario regionale Stefano Bonaccini è deciso a farle in ogni caso e convocherà una direzione in via Rivani non appena sarà chiaro con quale legge elettorale si andrà a votare alle politiche. È una corsa contro il tempo e contro le resistenze, che nel Pd non sono poche, soprattutto da parte degli attuali parlamentari eletti. "Ci vogliono umiliare", si sarebbe lasciato scappare Giancarlo Sangalli, senatore democratico, già presidente di Cna e Camera di commercio. Non vi è altra strada all’orizzonte. Primarie per tutti, e lo stesso Bonaccini, in caso di candidatura, assicura a chi glielo chiede in questi giorni alla Festa nazionale di Reggio, sarebbe il primo a sottoporsi al giudizio dell’elettorato Pd. Ci starebbero pensando, per restare a Bologna, anche il segretario provinciale Raffaele Donini, il vicepresidente della Provincia Giacomo Venturi e Andrea De Maria, che attualmente ha un incarico nel partito a Roma: ossia quella generazione di quarantenni che si considera una risposta agli assalti dei rottamatori sul ricambio generazionale. Le schermaglie sono iniziate da un pezzo, anche se nessuno al momento sembra aver voglia di fare un primo passo in pubblico, e al Parco Nord l’argomento è stato derubricato per evitare personalismi. Ma ogni potenziale candidato sta rinsaldando i rapporti sul territorio: dai circoli ai presidenti di quartiere, dai sindaci dell’area bolognese ai semplici iscritti. Un modo per misurare le proprie forze e per non farsi trovare impreparati quando si comincerà a fare sul serio col lancio delle candidature/autocandidature.

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