martedì 30 ottobre 2012

Cose da pazzi

Fonte: Antonio Funiciello da qdrmagazine.it 

1. È un fatto che il Pd e l'Udc abbiano vinto le elezioni in Sicilia e che Rosario Crocetta sia il nuovo presidente della regione.
2. È un fatto che mai, da quando esistono le regioni, la partecipazione al voto si sia attestata sotto il 50%, con numero di votanti precipitato da circa 3 mln a circa 2,2 mln.
3. È un fatto che questa vittoria sia stata conseguita in "discesa": tutti i soggetti del vecchio sistema dei partiti hanno perso voti nel confronto con le elezioni precedenti. Il Pd, al solito, vince perché perde meno degli altri: non solo non conquista consensi in uscita dai suoi avversari, ma non conserva neppure i propri, molti dei quali si rifugiano nell'astensione. Il Pd fa propri 257.254 voti, erano stati 505.420 alle regionali del 2008 e 640.313 (Ds+Dl) a quelle del 2006. Il Pd prende meno voti di quanti, singolarmente, ne totalizzarono nel 2006 Ds (344.551) e Dl (295.762). Non vale la scusa della lista del presidente, che c'è sempre stata.
4. È un fatto che quella di Crocetta sia una vittoria mutilata, essendo stata così quantitativamente modesta da non concedere al neo presidente una maggioranza nell'Assemblea regionale. Se Crocetta pensa di campare alla giornata, cercando di volta in volta una maggioranza diversa in seno all'Assemblea, durerà pochissimo. Se pensa di fare l'occhiolino oggi a Toti Lombardo (figlio dell'ex governatore che ne ha preso, alla maniera feudale, il posto) e domani a questo o a quel grillino, vedrà compromessa ogni possibilità di buongoverno. La situazione di bilancio della Sicilia esige un patto di legislatura trasparente e "montiano".


5. È un fatto che quello di Grillo sia il primo partito in Sicilia e che, come spiega oggi Mannheimer sul Corriere, tolga voti in eguale misura a Pd e Pdl.
6. È un fatto che il centrosinistra esca "vincitore" alle regionali siciliane solo perché il centrodestra s'è diviso, come è d'altronde sempre accaduto nel corso dell'intera seconda repubblica.
7. È un fatto che l'asse Pd-Udc, che ha vinto le elezioni in Sicilia, sia antitetico (opposto e contrario) all'asse Pd-Sel col quale il Pd s'incarica di affrontare le politiche della prossima primavera.
8. È un fatto, dunque, che la strategia "vincente" in Sicilia sia inutilizzabile per l'Italia, visto l'impegno profuso in primarie di coalizione che chiudono il Pd a sinistra.
9. È un fatto che, per il bene dell'Italia, il Pd dovrebbe immediatamente smontare l'asse Bettola-Terlizzi, perché la Sicilia dimostra che non può fungere da architrave di una qualsiasi costruzione che stia in piedi. Chiudersi a sinistra sotto il tetto pericolante della coalizione progressista, rende il Pd incapace sia di conservare i suoi voti (che scappano per pericolo crollo), sia di intercettare l'esodo degli elettori del centrodestra (che giustamente non si rifugiano in una casa destinata a rovinare).
10. Coloro che nel Pd si beano di quanto scritto al primo punto di questo decalogo e non procedono oltre, o sono in malafede o non capiscono la politica o in effetti, come dice Bersani, sono pazzi. Clinicamente, pazzi. 

Antonio Funiciello. Direttore di LIBERTA'eguale. Scrive su Europa e sul Foglio; è redattore di Mondoperaio. Lavora presso il gruppo parlamentare del Pd al Senato. Ha scritto per Donzelli A vita. Come e perché nel Partito democratico i figli non riescono a uccidere i padri. Twitter: @AntFuniciello

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