sabato 27 luglio 2013

Presentazione del libro "Ci vorrebbe una Tatcher"

Foto di Franco Romano
di Antonino Siniscalchi

Sorrento - Presentato nel Salone degli specchi del Museo Correale, il libro di Antonio Caprarica, «Ci vorrebbe una Tatcher. Dalla Lady di Ferro al governo dei tecnici: le ricette anticrisi che potrebbero salvare l’Italia». La presentazione, dopo il saluto della presidente dell’Associazione Amiche del Museo Correale, Anna Imperato, che ha promosso l’evento, e dell’assessore comunale alla Cultura, Maria Teresa De Angelis, introdotta da Angelo Ciaravolo della Federazione nazionale della stampa, affidata al giornalista Antonino Siniscalchi. Il rapporto tra debito pubblico e prodotto Interno Lordo, per l’Italia, è salito al 130 per cento. Peggio di Noi solo la Grecia. È notizia di pochi giorni fa e, quindi, il libro che si presenta stasera è di grande attualità ed è intricante il suo titolo: “Ci vorrebbe una Thatcher – Dalla Lady di ferro al governo dei tecnici: le ricette anticrisi che potrebbero salvare l’Italia”. L’autore Antonio Caprarica, tra l’altro, sollecita subito i lettori ad una riflessione sul ruolo delle donne al governo nella vita politica europea: l’Inghilterra ha avuto come capo del governo la Thacther, la Germania la cancelliera Merkel. E L’Italia? Il nostro Paese non ha ancora vissuto l’esperienza di una donna premier o Presidente della Repubblica. Nonostante ci sarebbero state le premesse. Ma, “a scanso di equivoci – precisa l’Autore -: questo libro non intende suggerire che le ricette economiche monetariste di Margaret Thatcher siano applicabili pari pari con successo nell’Italia di trent’anni dopo.
 
Al contrario, il divario di tempo e di contesto offre ampia possibilità di discernere il buono dal cattivo, l’utile dal dannoso”. Un libro dal titolo “Ci vorrebbe una Tatcher”, in fondo, per la sua proficua esperienza giornalistica in Italia e all’estero, non poteva che scriverlo Antonio Caprarica. Pugliese di Lecce, 61 anni, giornalista e scrittore, Antonio Caprarica è stato commentatore politico dell’Unità e poi condirettore di Paese Sera. Tra il 1988 e il 2006 è stato a capo delle sedi di Corrispondenza Rai a Gerusalemme, a Mosca, a Londra e Parigi. Dopo tre anni a Roma come direttore di Radio Uno e dei Giornali Radio Rai, dal 2010 è tornato a dirigere la sede Rai nell’amata Londra. Tralascio di ricordare le sue numerose pubblicazioni come scrittore, ma sottolineo che ha vinto prestigiosi premi di giornalismo, fra i quali Ischia, Fregene, Frajese, Val di Sole, Barocco. L’ultimo, il Premio Apollonio, nella sua Lecce. Credo, tuttavia, che ogni italiano, quando si trova davanti il volto di Antonio Caprarica, non possa fare a meno di ricordare i sui brillanti servizi televisivi dalla Gran Bretagna in quanto quelle immagini e quei commenti hanno sempre saputo avvicinarci in maniera garbata al mondo e alla mentalità degli inglesi facendo leva su una sorta di umorismo intelligente. In tal senso è diventato qualcosa di più di un giornalista: un grande personaggio televisivo che ha il merito aver realizzato un obiettivo unico: avvicinare l’Italia alla Gran Bretagna, una sorta di ambasciatore più che un giornalista. Fatta questa premessa, le riflessioni sul libro “Ci vorrebbe una Tatcher” diventano una logica conseguenza. Le analisi di Antonio Caprarica sono fatte da un giornalista che conosce profondamente la realtà inglese e quella italiana. Il libro è originale – o come ha detto qualcuno “illuminante” – perché espone alcune tesi, anche provocatorie, sulla situazione socio-economica italiana. La tesi centrale di Antonio Caprarica è questa: il nostro paese si trova attualmente nelle stesse condizioni dell’Inghilterra di trent’anni fa: - un’industria ridotta quasi alla rovina; - uno stato sociale che per anni ha nascosto dietro l’assistenzialismo un colabrodo di perdite economiche; - un debito pubblico arrivato a livelli difficili da controllare. La stessa situazione del regno Unito alla fine degli anni Settanta, nel momento in cui al potere arrivò Margaret Tatcher, la prima (e finora unica) donna primo ministro del regno Unito. Esponente del Partito Conservatore, Margaret Tatcher, scomparsa l’8 aprile scorso, iniziò una politica di lacrime e sangue e in seguito diventò famosa con l’appellativo di Lady di Ferro: - provvedimenti incentrati su quello che molti considerano una spietato liberismo: - tagli alla spesa, privatizzazioni e liberalizzazioni. Quelle ricette sembrarono azzardate per un paese in crisi com’era l’Inghilterra di quegli anni, ma da quella ricetta il paese ha ottenuto una buona salute. In Italia lo stesso tipo di politica, tentato dal governo Monti, non ha funzionato, ma per Antonio Caprarica ciò è stato dovuto all’immobilismo e alla difesa di interessi particolari che, alla fine hanno avuto la meglio: l’Italia, da malato grave rischia di diventare malato incurabile. Invece, l’Inghilterra, da malato grave, è divenuto un paese in cui la filosofia di un leader conservatore ha dato risultati tali da essere adottata in parte anche dal progressista Blair. Il libro è caratterizzato di esempi dell’inefficienza italiana esposti attraverso confronti e tesi che inducono a porsi tante domande, attraverso dati presentati con chiarezza e arguzia. Leggendo il libro sembra di ricordare il tono garbato, ironico e pungente che Antonio Caprarica sa manifestare nei suoi collegamenti da Londra per la Rai. Ma quello che scrive è incisivo e induce a riflettere sull’Italia di oggi. Un’ultima cosa vorrei aggiungere, lo ritengo un atto dovuto: negli alberghi di Sorrento e dintorni, i turisti provenienti dal Regno Unito hanno rappresentato e rappresentano, ogni anno, la percentuale più alta di presenze straniere rispetto a quelle di ospiti che giungono da altri paesi del mondo, Italia compresa. Un dato significativo. Su tremilioni e mezzo di presenze, almeno un milione e mezzo sono targate Regno Unito. È particolarmente appropriato, quindi, questo appuntamento a Sorrento e la scelta della sede, il Museo Correale, dove, sulla facciata, una lapide ricorda i tanti visitatori illustri: e tanti sono inglesi. Storicamente c’è un feeling speciale tra gli inglesi e i sorrentini. Ad Antonio Caprarica, dunque, va la gratitudine per avere contribuito a consolidare la simpatia degli inglesi verso gli italiani, verso i sorrentini e verso la nostra terra come meta ideale per le loro vacanze. Lascio all’autore il compito di illustrare in maniera più approfondita l’itinerario del libro “Ci vorrebbe una Tatcher” che sicuramente merita di essere letto e seguito da una profonda meditazione.

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