domenica 22 giugno 2014

Monte Faito, da Angela Celentano a oggi: viaggio in una terra abbandonata

Passaggi di mano milionari. Promesse di riqualificazione non mantenute. Pressioni della politica. Diciotto anni dopo la scomparsa di Angela Celentano, resta solo il degrado. Il racconto di Lettera43.it 

di Francesca Saccenti da Lettera43.it 

Vico Equense - È una lunga strada quella che porta dal mare al Monte Faito. Piena di curve strette e alberi, di posti abbandonati e ricordi di cronaca senza risvolti. Era il 10 agosto del 1996 quando Angela Celentano, tre anni, si recò con la famiglia per fare un picnic: quella fu l'ultima volta che fu vista. Per quattro giorni la polizia di Vico Equense la cercò, ma di Angela nessuna traccia.
UN PAESAGGIO SOLITARIO FERMO ALL'AGOSTO DEL 96. Sono passati 18 anni, eppure per gli abitanti del luogo, circa una settantina, sembra essersi fermato il tempo. Prima si andava al Faito, che deve il suo nome alle numerose faggete che crescono sulla montagna, per respirare aria pulita, per fare una passeggiata, per godere del panorama d'estate, per vedere cadere la neve d'inverno. Adesso quei luoghi, dai quali proveniva il legno che nel 1783 permise a Ferdinando I delle Due Sicilie di costruire a Castellammare di Stabia il cantiere navale, sono un paesaggio solitario fermo ancora a quel giorno d'estate.
«IL MONTE FAITO NON È SOLO ANGELA CELENTANO». Per commercianti e abitanti la gestione e la cattiva pubblicità della stampa non hanno giovato a quel piccolo paradiso di 1.131 metri che affaccia sulla penisola sorrentina, alle cui pendici comincia il parco regionale dei monti Lattari. Quel ricordo li amareggia. Alcuni non vogliono parlarne, altri chiedono di dimenticare una volta per tutte questa storia, di andare avanti, rifiutando l'immagine più volte ripresa dai media della montagna che mangia i bambini. «Sono passati tanti anni ormai, il Monte Faito non è solo Angela Celentano, è stata una brutta pagina di cronaca da dimenticare. Adesso dobbiamo fare di tutto per salvaguardarlo», spiega Dario Russo, presidente dell'associazione Pro Faito Onlus, che ci accompagna durante questo viaggio.


LE PROMESSE DI RIQUALIFICAZIONE NON MANTENUTE. L'insegna del centro sportivo è ormai sbiadita, ma è ancora aperto, ci tiene a precisare il gestore Gennaro Somma, «però solo d'estate». Era un luogo per gente ricca che veniva a giocare a tennis e per andare in piscina, ora fa da sfondo alla struttura cavalli che rovistano e mangiano dalla spazzatura: «Sono stati abbandonati da un clan della zona che poi li viene a riprendere e li porta al macello», dicono alcuni villeggianti. E una roulotte abbandonata che ricorda come prima ci fosse un camping, di cui resta solo il degrado. Ad aver dimenticato la montagna oltre ai villeggianti sembra essere la politica che aveva fatto sperare in una riqualificazione. Nel bollettino del 2009 si legge che l’intera montagna fu acquistata il 2 maggio del 2007 dalla Regione Campania e dalla Provincia di Napoli, in pari quota, dalla società Fintecna Immobiliare s.r.l del gruppo Iri, proprietari del Monte Faito da 30 anni. Per la cifra di 4 milioni e 686 mila euro. Una gestione al 50%. Nell'atto di vendita, a firma dell'ex governatore Antonio Bassolino, si specifica che il patrimonio comprende «immobili adibiti a funzione sportive, ricreative e da 420 ettari boschivi, il cui stato di abbandono ha, finora, esitato negative ripercussioni sul patrimonio ambientale e sui flussi turistici della zona».
MANCA ANCORA IL PROTOCOLLO D'INTESA. A distanza di anni, nulla è cambiato. È ancora lontana la realizzazione di un protocollo d'intesa con lo scopo di dare in comodato strade e immobili al Comune di Vico Equense e a Ente parco la tutela e la valorizzazione della parte boschiva. «Ci sono due immagini di bambino che mi ricordano come era il Faito, immagini molto diverse da quelle che vediamo oggi», spiega Russo. «Ero un piccolo cercatore di funghi. A sei anni venivo qui d'estate con la famiglia e la mia babysitter, lei mi portava a cercarli. Prima se ne trovavano tantissimi, ora non è più così. E poi ricordo che sulla strada del molare c'era la sorgente dell'Acqua Santa. C'erano le salamandre, ora è solo un serbatoio distrutto dall'incuria».
LE TELECAMERE NON FUNZIONANO, E I FURTI AUMENTANO. Proseguendo per la strada alberata le contraddizioni della montagna continuano. Si vedono ancora la vecchia e arrugginita antenna della prima emittente televisiva Telenapoli, ormai fallita, due vasche da bagno che raccolgono l'acqua sorgiva e tanti cani senza padrone. Non ci sono telecamere di sicurezza, l'unica installata non ha mai funzionato e i furti con il tempo aumentano. Poi arriva il turno della vecchia fattoria. «Vedi quei Silos», continua Russo indicandoli, «qui si raccoglieva il grano e si facevano latticini e formaggi, ora è tutto distrutto». Al Pian del Pero c'è anche un centro ippico, famoso per le sue competizioni dove parteciparono i fratelli d’Inzeo, ormai un rudere, le cui stalle ospitano un contadino della zona che spesso dorme lì.
L'ACQUEDOTTO FUORI USO E LE PRESSIONI DELLA POLITICA. Anche l'acquedotto che dovrebbe portare l'acqua da Castellammare di Stabia al monte, non funziona come dovrebbe, per sei, sette ore al giorno dai rubinetti non esce nulla. «Forse colpa di alcune perdite dell'impianto troppo vecchio o forse a causa di pressioni politiche che vorrebbero modificare l'attuale struttura, facendo arrivare l'acqua non più da Castellammare ma da Vico, impedendo all'impianto di funzionare correttamente», spiega un abitante. Dopo una lunga passeggiata tra incuria e abbandono, si arriva al bar di Giggino Vanacore, volto storico del Faito. Un uomo silenzioso e fiero di aver passato tutta la vita circondato dai monti Lattari. Da giovane lavorava nel bar della funivia, chiusa da due anni e dal futuro incerto. Ha trasformato nel tempo l'ex garage per pulmini in uno splendido bar a picco sul mare aperto 365 giorni l'anno. Prima della scomparsa di Angela Celentano gli affari andavano meglio, il turismo riempiva quei luoghi incantevoli e non c'era tempo per andare in vacanza. Nonostante tutto Giggino ama tanto quel posto. E poi lui in ferie non c'è mai andat

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