giovedì 3 luglio 2014

Pescatori di frodo nel Parco naturalistico di Punta Campanella

Massa Lubrense - Non ci sono solo i datterai. A depredare quotidianamente il mare della costiera ci pensano anche i pescatori non professionisti. Un fenomeno in crescita, testimoniato ancora una volta dagli scatti di Marco Gargiulo. Il biologo marino e campione italiano di safari fotosub ha immortalato alcuni pesci intrappolati in una rete durante un’immersione nella baia di Puolo, nella zona C del parco marino di punta della Campanella: un’area a riserva parziale, quasi un «cuscinetto» tra le acque di maggior valore naturalistico e i settori esterni del parco. Qui la legge consente la pesca sportiva e quella professionale ma solo su autorizzazione dell’ente gestore e per i pescatori, le imprese e le cooperative con sede legale nei Comuni compresi nell’area marina protetta e in quello di Meta. Secondo Marco Gargiulo, però, la rete fotografata a Puolo non può appartenere a pescatori autorizzati perché non segnalata e bucata in più punti. Non solo: la rete viene calata sistematicamente di sera, a una profondità bassissima che non supera i quattro o cinque metri, per di più all’interno delle boe che delimitano lo spazio per i bagnanti. Obiettivo? Catturare cefali, cernie, saraghi e salpe di piccole dimensioni. «Tutto lascia intendere che si tratti di una rete non professionale ma abusiva – sottolinea Marco Gargiulo – Solitamente viene calata non appena la spiaggia si svuota. Oltre a provocare danni all’ecosistema marino, questa tecnica di pesca rappresenta un pericolo anche per i bagnanti che rischiano di rimanere impigliati nelle reti». In prima linea, contro la pesca abusiva di novellame, ci sono da sempre gli ambientalisti. Secondo il presidente del Wwf penisola sorrentina, Claudio d’Esposito, il numero di pescatori abusivi attivi tra Piano, Marina della Lobra e Puolo è in costante crescita:
 
«È una vera e propria flotta di predoni del mare – aggiunge d’Esposito – che saccheggiano le nostre coste e rivendono il pescato in nero e a bassissimo costo: così si danneggia non solo l’ecosistema marino, ma anche i pescatori professionisti e i consumatori». Ma che cosa ne pensano i vertici del parco marino di punta della Campanella? «Sono anni che combattiamo i pescatori di frodo insieme alle forze dell’ordine – spiega il direttore Antonino Miccio – Ma il parco non ha poteri di intervento diretto, quindi può solo monitorare le acque e segnalare eventuali illeciti alla Capitaneria. Anche per questo è importante che i cittadini segnalino qualsiasi tipo di violazione alle autorità». Dal 2012, inoltre, si attende l’attivazione di un sistema di videosorveglianza che dovrebbe consentire il controllo dell’area marina protetta attraverso una serie di telecamere collegate a una sala operativa nazionale. Ma il progetto annaspa tra la scarsità dei fondi e le solite lungaggini burocratiche.(Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino)

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