venerdì 28 novembre 2014

Vico Equense. Ristorante "'O Saracino", un’altra mazzata. Il Comune boccia anche l’autodemolizione

Fonte: Salvatore Dare da Metropolis

Vico Equense - Non solo l’abbattimento in danno perché, stando a una relazione dei vigili, non c’è la polizza fideiussoria richiesta per l’autodemolizione. I proprietari del ristorante 'O Saracino si vedono dichiarare decaduta anche la concessione demaniale marittima. Un permesso rilasciato alla famiglia Aiello nel 2002 e ora divenuto carta straccia. Lo sancisce il Comune di Vico Equense che piazza un altro tassello nella telenovela del ristorante di Seiano, che stando a una sentenza emessa dal Consiglio di Stato deve andare giù per abusivismo. Mesi fa, era stata trovata un’intesa con i proprietari per posticipare sia lo sgombero che la demolizione. Operazioni “vistate” da un commissario ad acta, l’architetto Luigi Pinto, e di cui se ne sarebbe dovuta occupare la famiglia Aiello. Ma così non è stato. Almeno a detta del Comune che, attraverso il responsabile dell’ufficio demanio marittimo, Raffaele Staiano, ha approvato l’ennesima determina. Nel provvedimento, viene richiamato l’atto di diffida e messa in mora del giugno dell’anno scorso a firma della consigliera regionale Flora Beneduce – che ha sempre sposato la causa per la demolizione della struttura assieme al marito, ex leader Dc, Armando De Rosa – con cui venne invitato l’ente a revocare la concessione demaniale di cui era titolare Ciro Aiello dichiarandone anche la decadenza.
 
Non solo. In quel documento, la consigliera regionale chiese al Comune di ingiungere ai proprietari il rilascio e lo sgombero dell’area demaniale, «quale atto a immediata tutela della proprietà pubblica considerata l’accertata abusività dell’occupazione del bene demaniale» prevedendo pure la revoca dei provvedimenti amministrativi abilitativi più il sequestro dell’immobile. Allora il Comune chiese un parere all’ufficio legale municipale che, successivamente, rilevò la fondatezza delle motivazioni di Flora Beneduce. Fu così che partì il procedimento. Ma spuntò una sentenza del Tar della Campania che chiarì che la concessione demaniale non rappresentava alcun ostacolo «all’attivazione delle procedure di demolizione delle opere abusive». La famiglia Aiello impugnò la decisione dei giudici e il procedimento fu sospeso. Pochi giorni e il Consiglio di Stato accolse la richiesta di sospensiva. Eppure, il tribunale – nel contempo – tornò a esprimersi sulla concessione: «Va revocata». Ed è qui che, negli ultimi giorni, c’è la svolta. Il procedimento per la decadenza è ripartito, il Comune ha evidenziato che «la struttura deve essere pienamente legittima dal punto di vista edilizio/ urbanistico e che tale legittimità era ed è condizione e, quindi, a maggior ragione per la permanenza delle opere sul demanio». Ecco perché l’ente ha rilevato la contravvenzione da parte del privato rispetto alla concessione, oggi decaduta. Non solo. Altro aspetto chiave: no all’autodemolizione perché manca una polizza.

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