domenica 27 dicembre 2015

Il fantasma della città metropolitana

Fonte: Guido Trombetti da La Repubblica Napoli

Questo articolo nasce in una pizzeria. Sul tavolo una margherita e un ripieno fritto. Insieme a un amico di sempre. Massimo Marrelli. Chiacchieravamo. Anzi, per essere precisi, a parlare era quasi soltanto lui. Io per lo più ascoltavo. E interloquivo facendo qualche domanda. Il tema: la Città metropolitana. A che cosa serve? Quanti ne hanno un'idea sia pure grossolana? È ragionevole che proprio nella fase attuale non se ne parli proprio? Qui di seguito, sia pure in forma approssimativa, il contenuto della nostra conversazione. Siamo partiti da un punto di principio. Chi è opportuno che decida su scelte politiche che riguardano questioni come il porto di Napoli, il modello di sviluppo di Napoli Est, e cosi via? Da Montesquieu in poi i principi base della democrazia richiedono che, sia pure con sistemi diversi, a decidere siano i cittadini su cui le scelte politiche producono effetti. Sia benefici che costi prevalenti. In fondo così nasce il modello federalista. Ovviamente il bacino dei cittadini su cui ricadono costi e benefici delle decisioni pubbliche muta a seconda del tipo di decisione. È chiaro a tutti che una cosa è occuparsi della difesa del territorio nazionale, un'altra dell'illuminazione stradale o del sistema fognario.
 
Per cui è ragionevole che a decidere siano entità diverse, come lo Stato, il Comune, e così via. Chiediamoci su quale comunità impattano ad esempio le decisioni sul porto di Napoli e sulla politica economico-sociale e urbanistica di Napoli Est. Pensiamo alla collocazione e alla funzione del porto. Pensiamo alla collocazione degli interporti della regione Campania dove vengono smistate le merci, alle linee di trasporto dove passano i tir e le ferrovie. Alla distanza che esiste tra i confini del porto e i comuni vesuviani. Nel 2011 (ultimo dato disponibile) nel porto di Napoli sono sbarcati circa un milione e mezzo di passeggeri. Di questi una percentuale non inferiore al 30 per cento è andata a visitare Pompei. Cosa accadrebbe a Pompei se la politica locale decidesse di trasformare il terminal crociere in terminal container? È ovvio che gli effetti delle politiche sul porto impattino su un'area molto più ampia di quella del Comune di Napoli. Almeno sull'area metropolitana. Ma allora appare subito chiaro che una discussione ristretta alle tematiche proprie dei confini della città di Napoli è da ritenersi asfittica a priori. Vogliamo pensare all'area di Napoli Est? Trasformata (faccio solo esempi) da area industriale a polo scientifico-tecnologico che, per avere successo, deve possedere alcune caratteristiche. Intanto contenere una rete coesa e densa di strutture di ricerca. La possibilità di interscambio di idee anche fra settori diversi è essenziale. Strutture di ricerca esistono già a Portici (Enea, Imast. Agraria) e a Napoli Est . Politiche di servizio e infrastrutturazione comuni richiedono centri decisionali unici o almeno coordinati. La politica urbanistica di Napoli Est deve quindi essere almeno coordinata tra più comuni. Toma di nuovo la centralità dell'area metropolitana. Nel caso del porto turistico di Vigliena valgono considerazioni analoghe a quelle fatte per il porto di Napoli. Più in generale. È noto oggi che nell'economia di una società globalizzata le dimensioni degli enti territoriali caratterizzati da infrastrutture e centri decisionali comuni sono un fattore di competitività importante. Tutte le analisi economiche tendono a evidenziare questo risultato. Si pensi alle politiche di federalismo che si osservano negli altri stati. In Cina si stanno aggregando grandi aree urbane (Chongqing ne è un esempio eclatante: 40 milioni di persone e hub per la logistica su ferro verso l'Europa); l’ area di Los Angeles si sta orientando verso un sistema locale di sviluppo della California del sud. Da questo punto di vista in dibattito in Italia e a Napoli è ancora indietro. Solo la proposta di macro-regioni appare rappresentare un'idea innovativa. Ma anche essa langue. Cosi come qui da noi langue tristemente il dibattito intorno alla Città metropolitana.

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