lunedì 12 settembre 2016

Caro alunno

di Filomena Baratto

Vico Equense - Caro alunno comincia un nuovo anno scolastico. Sai una volta la scuola cominciava il primo ottobre e l’autunno era alle porte. Una volta c’era la divisa, le cartelle di cartone e le aule erano fatte veramente di mattoni. Oggi la scuola è cambiata ma tu, che vivi il tuo tempo, non puoi fare questi paragoni come noi insegnanti, hai conosciuto un’altra era, mentre noi abbiamo un vissuto scolastico tale, tra l’essere stati alunni ed insegnanti, che dovremmo essere i primi se non gli unici a poter parlare di scuola. Caro alunno, non ti voglio spaventare, ma tra la realtà e quello che studiamo spesso non c’è corrispondenza e la differenza la puoi fare tu con lo studio. In pochi si rendono conto che in quest’aula, la classe resta l’anima della scuola. Nessuno ti dirà mai che la classe è la pompa, il motore della scuola. Qui dentro avvengono cose straordinarie, ci sono arterie e flussi sanguigni che dall’esterno nessuno vede, energie e passioni senza le quali questo motore non potrebbe funzionare. Questo cuore che batte ogni giorno è il vero motore della società, ma tutti vogliono eluderlo perché fa comodo così, perché le cose importanti è meglio sminuirle, renderle nulle, ammazzarle. Tu non lasciarti influenzare, impara a ragionare con la tua testa e non attraverso gli altri. E per quanto fuori si dicano fandonie, per quanto accadano cose inspiegabili, la scuola ha ancora il suo valore e lo sanno anche quelli che non le danno più importanza. Non ho la presunzione di cambiarti, di renderti diverso, solo la voglia di farti capire e che solo la mia esperienza potrà aiutarti in questo.
 
Ricordati, nessun insegnante svolge questa attività senza un’adeguata preparazione e partecipazione, non si può lavorare lasciando fuori l’anima da questo lavoro. Nessun insegnante di nessun ordine e grado. Devi avere fiducia anche quando un insegnante può sembrarti incapace o particolarmente persecutorio nei tuoi confronti. Prendi quello che ti dice, non i suoi atteggiamenti. Ogni insegnante è una persona e proprio il fatto di stare a contatto con tanta gioventù, lo rende esposto ai suoi giudizi e diventa bersaglio di tutto quello che non funziona agli occhi di tutti. Ma ti assicuro che non è così. Un insegnante per giungere in cattedra deve svolgere un percorso di studi e di concorsi per niente facili. Se ciascuno potesse parlare, proprio in cattedra prima di insegnare, ti racconterebbe quello che ha vissuto, come è stato trattato, le delusioni, le tristezze di certe persone incontrate e anche scortesie, ignoranza sulla sua strada. Quando lo vedi in cattedra non è per comandare, anche se oggi è l’azione che piace di più, ma per insegnare. Siamo una sorta di accompagnatori nelle strade della vita e lo facciamo attraverso la conoscenza. Noi sappiamo che questa è l’unica strada percorribile e vorremmo che voi prendeste le nostre lezioni come insegnamenti prima di vita e poi di percorso scolastico. Anche se viviamo l’era dei test, di voti, dell’Invalsi, del Bes, dei progetti, delle griglie, del registro elettronico, della lavagna luminosa, dei progetti, l’insegnamento è la cosa più umana che esista e resterà sempre fondato su rapporti umani, senza i quali non si impara. A scuola per me non siete un numero ma persone, quando metto i voti lo faccio conoscendovi, quando arrivi in ritardo e dovrei mandarti dal preside, mi rendo conto della motivazione prima delle declinazioni, della letteratura, del greco, delle poesie. Quando prendi un brutto voto è solo un sintomo, non sei un perdente, hai solo una difficoltà che può dipendere da te ma anche dagli altri e quando della scuola non sai che fartene per i mille problemi che incombono sulle tue spalle, non credere che io non me ne accorga. Devo mantenere un atteggiamento ma sappi che so, capisco, e sono dalla tua parte. Anch’io sono stata nella tua stessa situazione e se ti sembro dura, forse è per sapere che quello è il modo di affrontare il problema. La fiducia nell’insegnante è qualcosa di fondamentale, non devi mai credere di essere abbandonato ai tuoi problemi. La scuola non è un’istituzione rigida, è un ambiente dove viviamo la nostra vita e deve essere la nostra casa, a volte è la nostra prima casa. Se hai un problema non temere di manifestarlo, non tenerti le cose dentro credendo di essere bravo a risolvertele da solo. Ricorda, nel bisogno abbiamo necessità degli altri e nessuno ti nega il suo aiuto. Caro alunno, la scuola è contenuti e vita insieme e conoscenza, rispetto, affetto, applicazione, partecipazione. Quando non sei preparato, non sfuggire con l’assenza, impara ad affrontare le cose, vieni e dimmi cosa non va bene. Non restartene a casa a rimuginare e a fare i conti su quello che ti conviene, su come aggirare l’ostacolo. La scuola deve insegnare a dare le soluzioni, te la può suggerire l’insegnante, un compagno, un amico, ma sii assiduo nella frequenza, perché la scuola è la tua casa. Se non sono chiara nella spiegazione, chiedimi di spiegartela ancora, non dire sempre che hai capito solo per timore che ti si dica che sei stupido. Si viene a scuola per imparare e ci vogliono tante lezioni per capire. La bravura di un insegnante non è quella di essere capito alla prima spiegazione, ma di ascoltare e spiegare mille volte pur di essere inteso. La scuola è la tua casa. Hai ragione, anche quando andrebbe ristrutturata, anche quando ci sloggiano per lavori in corso, anche quando si fanno doppi turni, anche quando la vorresti più bella, anche quando i genitori la esigono per le tasse pagate, anche in tutti questi casi la scuola è la tua casa. Sai il significato di casa? E’ il luogo che ti protegge, dove ti senti al sicuro, dove ci sono compagni e amici e adulti con cui confrontarti. Lo so, tu adesso mi dirai che non è così, che ad Amatrice la scuola è caduta dopo tre anni dalla costruzione ed io ti dico che a scuola dobbiamo imparare anche per non farci prendere in giro dalla masnada di persone che si reputa tale e invece sono omuncoli da quattro soldi che si vendono anche l’anima per gli appalti. Se tu facessi tesoro di quello che ti dico un domani potresti essere uno di quelli che deve ricostruire, ma con coscienza quello che ti viene chiesto e allora i miei insegnamenti sarebbero oltremodo valorizzati con un alunno come te. Caro alunno, ricorda non ci sono problemi insormontabili, nessun problema…quando gli altri approfittano della tua buona fede, ti offrono facili piaceri, e sai di cosa sto parlando, tu non credere che sia così. La storia è sempre la stessa: i furbi vendono fumo a chi facilmente abbocca! Tu devi resistere a queste offerte, qualsiasi offerta e raccontare, parlarne. Da solo non vinci nessuna battaglia, insieme siamo una forza…e la scuola è la tua casa, non un luogo di appoggio. Anche tu devi tener cura della tua scuola, devi renderla accogliente, dobbiamo renderla accogliente tutti, è un luogo sacro. Qui avvengono scambi di parole, di cultura, di cuori, di formazione, di incontri, qui passano le generazioni, le loro passioni, i loro sogni, le loro ambizioni. Si formano popoli, qui avvengono cambiamenti epocali. Caro alunno sono anni che insegno e ho attraversato varie fasi: dalla paura iniziale, all’entusiasmo più puro, dalla fredda autorevolezza all’emozione più vera, e oggi non sono una disillusa, so che in quest’aula, dove ti sto aspettando, c’è vita, vita vera e non si può imbrogliare e credo ancora nella scuola come quando ero bambina e andavo all’asilo. Tutto il mio mondo era quella scuola materna, poi la scuola elementare e poi il liceo e dopo l’università e adesso ancora a scuola. Non credere che il tempo passato qui dentro sia tempo perso! Non lo è mai! Il tempo che ti educa non è mai perso, è qui, il tempo che ti cambia è qui, il tempo che ti plasma e ti migliora è sempre qui. Non avrai altra casa migliore dopo di questa e dopo la tua di famiglia. Non c’è un luogo può nevralgico di questo. Caro alunno, oggi ricominci, io ti aspetto, come ho aspettato tutti questi anni. La condizione dell’insegnante è quella di attendere, soprattutto te e che senza di te non avrebbe senso quest’aula, né il mio insegnamento, né il mio ruolo. Un’ultima cosa, caro alunno, non credere che sia poi così vero che sono solo io ad insegnare, molto spesso insegni anche tu a me, il nostro è un rapporto unico, l’insegnamento non è mai a senso unico, il vero insegnamento è reciproco. Non lo sai ma sono tante le volte in cui apprendo da te e in tutti questi anni devo ringraziarti per aver imparato tante cose con te. Come? Dai tuoi malesseri, dai tuoi sguardi, dallo studio fatto e come dovevo migliorare per farti conoscere le materie,e non solo quelle, attraverso di te ho capito i miei figli, con i tuoi temi ho compreso quanto siamo vicini. Quante volte ho capito il mio ruolo attraverso di te e quanta responsabilità nell’insegnarti la vita. Io sarò sempre qui a spiegarti le cose e lascia perdere che se ne dica lì fuori della scuola, qui dentro è un’altra musica, anzi un concerto e il nostro lavoro è quello di accordare i nostri strumenti per suonare insieme. Caro alunno, buon anno scolastico, che sia un anno di vita vera dove la scuola occupi un posto d’onore.

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