giovedì 27 ottobre 2016

Matteo rinvia ancora la resa dei conti col Pd

Il "lanciafiamme" l'ha scordato a Roma, anche stavolta. Così col sindaco finisce a Patto. E con il "suo" Pd, definitivamente, a tarallucci e vino. Figurarsi se vai la pena di scuotere il partito napoletano e campano, smobilitare la (non) coesa struttura, rivoltare come un calzino il suo ( sempre più rarefatto ) radicamento, prima dell'attesissimo referendum. Partito schierato ieri in prefettura, in prima fila, di fronte al premier sorridente e tonico, coni segretari Assunta Tartaglione e Venanzio Carpentieri, quest'ultimo, anche in veste di sindaco di Melito. Pacche sulle spalle, auguri reciproci di buon lavoro. E solito cordialissimo saluto di Renzi sia con Valeria Valente, la ex candidata sindaco (di cui il presidente del Consiglio ha sempre riconosciuto l'impegno speso nella battaglia), sia con la deputata Anna Maria Cartoni, moglie di Antonio Bassolino. Sembra alle spalle il tema del ripiegamento del Pd, le macerie di una forza che governò in anni lontani Comune, Provincia, Regione ( non senza errori e limiti gravi), e che oggi è a quota 11 per cento a Napoli. Vero è che il Renzi che compare in prefettura è in visita istituzionale e non come leader dei democrat: ma dov'è finito quel Matteo che, all'indomani della debacle delle amministrative, prometteva "il lanciafiamme"?
 
Era solo 1'8 giugno. «A Napoli abbiamo fallito, è andata male. Nel partito c'entriamo col lanciafiamme dopo il ballottaggio, lo assicuro». Ieri Carpentieri e Renzi parlano solo come due che hanno a cuore il mestiere di sindaco. «Guarda io ho 90 mila abitanti e 59 dipendenti, io così tra poco chiudo», lancia l'Sos Carpentieri. E Renzi: «Questa roba del personale va riguardata perché così non funziona. Va corretta, non può funzionare». Saluti, abbracci. E il premier rivolto ai primi cittadini: «Ragazzi, mi raccomando l'edilizia scolastica». (Fonte: co.sa. da La Repubblica Napoli)

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