lunedì 10 ottobre 2016

Se l`uomo senza qualità parla alla pancia del mondo

Donald Trump
Fonte: Biagio de Giovanni da Il Mattino 

Che Trump, di cui si sapeva quasi tutto, sia diventato il candidato repubblicano alla Casa Bianca, dopo la cavalcata stravincente alle primarie, la dice lunga sulle trasformazioni che attraversano i caratteri della democrazia contemporanea. Non è facile prevedere quali saranno le conseguenze dei «fuori onda» pubblicati in questi giorni e gli effetti delle sue dilaganti dichiarazioni, anche se sono abbastanza convinto che il candidato arriverà al voto di novembre e forse ancora con qualche possibilità di vittoria. Già oggi avremo il bilancio del dibattito che stanotte si e svolto tra lui e la Hillary Clinton, e sarà molto indicativo, ma mi sembrano francamente un po' grotteschi gli alti lai che si sono levati nella parte repubblicana su un Trump traditore dei «valori» consolidati in quel partito. Il discorso è stantio, e sa di muffa. Quando si è alle strette, e in una situazione di difficoltà, allora si incominciano a invocare i valori che stanno lì in attesa di essere acciuffati dal cielo in cui si trovano beati, e fatti valere come il positivo, il bene, contro il negativo, il male, spesso per salvarsi la coscienza in momenti di difficoltà o per immaginare di delineare un trampolino per una facile rivincita dicendo con sdegno: ma come, con tanti valori in cielo, succede quel che succede nel mondo?
 
È semplice, basta richiamarli, farli tornare suite terra e tutto si risolve. Il fatto è che nella pancia del mondo, che poi è parte di esso e non può essere sdegnosamente respinta dall'alto del cielo dei "valori", ribolle qualcosa che non ha forme definitive, classificabili nelle cose già note, nei canali consolidati della correttezza politica, nei percorsi previsti e progressivi della storia; qualcosa che preme sotto la pelle delle cose e delle coscienze, e qua e là spunta e allarga i propri confini, incrinando le frontiere di vecchie certezze che si erano consolidate sia nella realtà sia nel pensiero sul mondo. Abbiamo presente su che cosa Trump ha ottenuto la sua candidatura? Fa che l'America torni grande! Alza un Muro tra America e Messico, ridacci i confini! Lascia l'Europa al suo destino! Dacci la sicurezza che abbiamo perduto! Chiama i terroristi con il loro nome! Caccia gli immigrati! E così via. Tutto questo va sotto il nome di "populismo" e si allarga a macchia d'olio fuori da America, lontano dai paradossi di Trump, dalle sue smargiassate che possono anche distruggerne la credibilità, e diventa qualcosa che introduce un altro ritmo nella politica, un altro intreccio tra le decisione politica, la sua legittimazione, e la formazione di un consenso di massa che si espande anch'esso con la nuova velocità che offre la rete di una comunicazione universale. Con un incontro, sicuramente sconcertante, trai' evidente velocità e imprevedibilità dei flussi di opinione, privi ormai di ogni mediazione e di ogni forma di regolazione sociale, e la richiesta di confini materiali che dovrebbero ricostituire vecchie certezze. Ma compito di questo articolo non vuoi esser quello di indagare i contrasti e le contraddizioni interne di questi mondi vitali - come altro chiamarli? - che si mettono in movimento, quanto di registrarne anzitutto la crescita, gli effetti già visibili, i loro nomi che è quasi inutile elencare: Brexit, che è volontà di ristabilimento di confini; Polonia, Slovacchia, Repubblica ceca, Ungheria che si chiudono a riccio e formano una piccola Europa nella grande Europa; i partiti, i movimenti che si vanno formando sotto diverse insegne un po' dappertutto, rendendo stanche e ammuffite le vecchie distinzioni di destra e sinistra. Tutti chiedendo confini, frontiere, spazi concreti, materiali, visibili, tracciabili, muri che dividono, i quali dovrebbero fornire sicurezza in un mondo dove tutto, irresistibilmente, circola liberamente o vuoi tendere a questo, mescolando etnie, popoli, culture, mercati, capitali, persone, civiltà... Una specie di lotta tra due principii opposti, una lotta che si è talmente diffusa, ha talmente penetrato l'opinione di tanti, da incrinare i confini mentali, se così si può dire, delle stesse forze politiche tradizionali, del vecchio «centro» di governo, dei partiti che lo hanno espresso, i quali spesso inseguono le nuove sensibilità emerse per cercare di governarle, a costo di rinunciare a qualcosa di se stessi, della propria storia consolidata. E anche qui l'elenco sarebbe lungo quanto sostanzialmente inutile, tutti percependo quanto stia avvenendo, in forme diverse, in Germania e in Francia soprattutto, nello sforzo di interpretare in senso moderato ciò che va maturando nei bordi estremi delle società. Perché un accento così deciso sul tema? La mia ferma convinzione è che si tratti dell'inizio di una lotta, di un conflitto che ha incominciato a segnare la storia del mondo e che avrà percorsi problematici e conflittuali di imprevedibile ampiezza e di imprevedibili sviluppi. Per rappresentare il problema nella sua forma estrema, si può dire: il mondo sarà, tendenzialmente, la «civitas maxima» di tutti, oppure tornerà a disegnarsi intorno a spazi, a confini che vogliono segnalare la irriducibile identità d'ognuno? Questa è, come ben s'intende, una rappresentazione estrema, che dice le estreme frontiere del problema, e il vero tema si può formulare così; quali nuovi equilibri si dovranno formare per trovare il punto di mediazione tra queste due visioni del mondo? E, si può dire, tra queste due rappresentazioni dell'umanità? E attraverso quali conflitti? E quali mutamenti di civiltà? E quali scosse e crisi nell'economia e nella politica? Su tutto questo, inutile aggiungere parole di conclusione, ma se c'è qualcosa di vero in questa analisi, allora forse è più chiaro ciò che intendevo dire all'inizio, dando un peso relativo alle smargiassate di Trump. Giacché, qualunque sia l'esito di quella vicenda, e certo i «fuori onda» potranno anche influenzarla, a grande tema emerso, e che emerge anche nei suoi tratti più elementari, credo sia quello indicato, e intorno a esso si decideranno molte cose del mondo futuro. Ma il conflitto è già iniziato, è già sotto i nostri occhi, stiamo già assistendo ai suoi prodromi.

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