domenica 2 ottobre 2016

Una nonna mai incontrata

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Oggi festa dei nonni che da diversi anni è entrata nel nostro calendario. Una festa doverosa visto che il nostro albero genealogico ne comprende quattro. Anch’io ovviamente, come tutti, ne avrei quattro e invece me ne ritrovo sei di cui due acquisiti. Di tutti i nonni ce n’è una di cui non ho mai parlato poichè non l’ho conosciuta, ma la ricordo sin da bambina nella sua bella cornice sul comò. Ogni volta che entravo in camera lei mi guardava, io le sorridevo, mi piacevano le sue guanciotte piene, ma non sopportavo di vederla in bianco e nero. Sembrava una nebulosa di cui a stento si riconoscevano gli occhi e la forma del viso. Assomigliava a mia madre, ma anche a mia zia, a volte mi dava l’impressione di essere io. Mia madre aveva raccontato di lei, della sua vita, e della sua morte. L’aveva avuta con lei in quella cornice sin da piccola, era diventata una reliquia e se si viaggiava, la prima cosa era mettere in valigia il ritratto. Siamo cresciute con lei vedendola per casa anche senza conoscerla, senza sapere del carattere nè della sua voce,… Poi le ho dato un carattere dalle cose ascoltate e dopo una forma: altezza, capelli, corporatura e infine un cuore che veniva fuori dalla conoscenza dei suoi parenti , tutti con tratti simili. Caratteristica particolare: la pazienza, la generosità, la bontà d’animo. Cosa può dirci una nonna da una foto, mai conosciuta? Me lo sono chiesta tante volte. Per esempio conoscendo la sua vita, comprendere un pezzo di storia, una persona,le nostre radici. So che quella foto è sempre stata a casa, in un posto preciso e lei come una matriarca.
 
Noi avevamo il compito di mantenerle i fiori freschi nel piccolo vaso, metterle il centrino più bello, mai un filo di polvere, sempre in bellavista. Ero legata a quel ritratto per quello che mi induceva a pensare o mi faceva maturare con la sua continua presenza e capire che, anche nell’assenza, lei era presente. Ci sono presenze che sembrano assenze e assenze che non dicono nulla. Lei era un’assente presente. Viveva le nostre abitudini e seguiva tutto quello che accadeva in casa. Eravamo noi a renderla viva pur non conoscendola o forse il fatto di non conoscerla ce la faceva vivere di più. Ora è toccata a me,il ritratto che ho posto nella vetrina degli oggetti d’argento dove al primo piano ci sono i miei cari, quelli da cui non mi staccherei mai e lei è sempre al suo posto, accanto a tante foto importanti. Qualche tempo fa sono stata da mia zia dove ho trovato lo stesso ritratto, una fotocopia della stessa mia immagine. Zia ce l’ha nel salone, al muro, come fosse la foto del Papa. E’ stato bello mangiare in tanti a tavola con lei che sorvegliava. Credo che continuerà ad essere una presenza importante all’interno della mia famiglia e per me.

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