domenica 13 novembre 2016

Ci lascia Enzo Maiorca ''signore degli abissi''

Al largo del Vervece il 28 settembre 1974 l’apneista riuscì nell’impresa e raggiunse 87 metri di profondità 

Mondo dello sport in lutto. E' morto a Siracusa, sua città natale, Enzo Maiorca, uno dei maggiori apneisti italiani, più volte detentore del record d’immersione in apnea. Aveva 85 anni. Storica l’impresa del settembre 1974, Maiorca tentò di conquistare il primato mondiale di apnea nello specchio d’acqua a circa mezzo miglio a ponente del Capo di Sorrento. Fu uno sforzo sfortunato perché il campione si scontrò durante l’immersione con un operatore della RAI e dovette rinunziare alla discesa. Riemerse infuriato e si lasciò andare a una serie d’imprecazioni, chiaramente udibili dal pubblico televisivo. Costantino Cutolo, fondatore e presidente del Circolo Nautico Marina della Lobra e grande sportivo, rincuorò Maiorca e lo convinse a un nuovo tentativo di record a largo del Vervece. Il 28 settembre 1974 l’apneista riuscì nell’impresa e raggiunse 87 metri di profondità, stabilendo il nuovo primato mondiale. Dopo 2'36" Maiorca riemerge, ma privo di conoscenza, con della bava sanguigna che gli schiuma sulle labbra. Un sub lo sorregge, tenendogli il mento fuori dall'acqua, finché non lo si riesce a sollevare sulla Maria Assunta, il gozzo da pesca sul quale sono i medici. Passeranno quattro minuti prima che le cure sortiscano l'effetto sperato, quattro lunghissimi minuti durante i quali sono molti, piangendo, a temere il peggio, anche tra i più vicini al campione. Ma poi, finalmente, il sub siracusano si riprende. Nell’anno seguente Enzo Maiorca nel ricevere la cittadinanza onoraria di Massa Lubrense volle aggiungere al suo nome di battesimo quello di Maria, per devozione alla Madonnina da lui collocata a 12 metri di profondità su un naturale balcone sotto lo scoglio, e di Vervece in ricordo del suo record conquistato al termine d’una dura risalita che gli stava costando la vita.
 
Vegetariano dichiarato, spiegò così in'intervista il suo addio alla pesca subacquea. ''Mi ero immerso in una secca poco lontana dal capo che protendendosi verso il mare aperto chiude a sud la baia di Siracusa. Quella mattina mi accadde di arpionare una cernia. Una cernia robusta, combattiva. Si scatenò sul fondo una vera e propria lotta titanica fra la cernia che pretendeva di salvare la sua vita e me che pretendevo di togliergliela. La cernia era incastrata in una cavità fra due pareti; cercando di rendermi conto della sua posizione passai la mano destra lungo il suo ventre. Il suo cuore pulsava terrorizzato, impazzito dalla paura. E con quel pulsare di sangue ho capito che stavo uccidendo un essere vivente. Da allora il mio fucile subacqueo giace come un relitto, un reperto archeologico impolverato nella cantina di casa mia. Era il 1967''.

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