venerdì 18 novembre 2016

In Campania abbiamo il nostro Trump

Vincenzo De Luca
Fonte: Nicola Saldutti da Il Corriere del Mezzogiorno 

Se c'è una cosa che la politica ha cambiato radicalmente negli ultimi anni, è il vocabolario. I toni. L'apologia dell'insulto. Molto meno, invece, la chiarezza nell'esposizione delle questioni sul tavolo. Tanto l'immediatezza (e spesso la volgarità) nei giudizi. Accade che ieri il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, riferendosi a Rosy Bindi (e poi smentendo), non si sia risparmiato: «Quello che fece la Bindi è stata una cosa infame, da ucciderla. Ci abbiamo rimesso l'1,5%, il 2% di voti». Il riferimento è alle elezioni del 2015 prima delle quali la presidente dell'Antimafia aveva concluso il suo lavoro di valutazione dei candidati e aveva indicato tra gli impresentabili lo stesso De Luca. Poi vincitore di quelle elezioni, il 18 giugno 2015 e assolto con formula piena. De Luca ha accusato Matrix di scorrettezza: io la rispetto, ha precisato. Ma le parole choc restano. L'elenco e il frasario sono lunghi e coloriti. Virginia Raggi, sindaco di Roma? «Una bambolina imbambolata». Valutazione simile per i consiglieri regionali? «Ogni tanto si alza qualche pinguino imbambolato». Certo, la politica con le parole del politichese era un limite, perché più. Ma l'insulto automatico, che pure tanti spunti offre a Maurizio Crozza per i suoi spettacoli televisivi non può neppure essere la reazione naturale.
 
Si potrebbe definire una sorta diversione campana del Trumpismo. Che non aiuta. E proprio per le ragioni che spesso il governatore indica come prioritarie: la necessità di affrontare e risolvere le questioni. Certo, la tentazione di una battuta al fulmicotone può essere forte, fortissima. Ma il limite non va superato con tanta frequenza. E qui veniamo al punto. Di cose da fare ce ne sono molte. E, per la verità, molte. De Luca ha cominciato a farle. Lo sblocco dei fondi europei, il tentativo di rimettere in moto la macchina regionale, che pure è uno degli oggetti del voto del referendum del 4 dicembre e che, in caso di vittoria del sì, si avvierebbe ad un graduale depotenziamento. Dare consigli non è un esercizio sempre felice, ma in questo caso sembra un obbligo. Se la vicenda con la Bindi era davvero chiusa, era proprio necessario riaprirla anche se con un fuori onda? Eccolo il punto della politica. Vista da vicino sembra aver perso molto sul fronte del rispetto degli avversari. E non è solo un tema di moralità (non è necessario scomodare Machiavelli) ma di senso pratico. Delle cose da fare. Del tempo scarso a disposizione per impegni di buona amministrazione sempre più gravosi. Meglio un decreto o una circolare in più che una frase ad effetto. Del resto lo stesso De Luca, mentre definiva imbambolati alcuni consiglieri regionali, aggiungeva: «Siamo impegnati sui problemi che nei cinque anni precedenti nono sono stati risolti». Appunto.

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