sabato 17 dicembre 2016

I sentieri di Vico Equense

di Filomena Baratto

Vico Equense - I monti Lattari sono menzionati sin dall’antichità come luogo ameno oltre che salubre da autori quali Simmaco, che ne parla nel suo Epistolario e Cassiodoro nelle Varie. Quest’ultimo descrive il luogo pur non avendolo mai visto, e non abbiamo prove che sia stato in penisola, ma trae spunti da lettere ricevute; mentre Simmaco, che aveva terreni di famiglia sia da parte sua che della moglie Rusticiana in Campania, ne parla abbondantemente nei suoi scritti per aver vissuto “ozi beati” in questa terra. I monti Lattari sono una catena montuosa che, come appendice dell’Appennino campano, si protende fino a mare attraverso la penisola sorrentina. Il nome è tratto dal buon latte che un tempo davano le mucche al pascolo, così ricercato, che venivano a rifornirsene da ogni parte. E fu proprio il latte ricco di erbe dalle virtù miracolose, a nutrire due giovani conoscenti di Simmaco facendo recuperare loro il sonno e la guarigione delle loro malattie. Oggi sono una riserva naturale ricca di vegetazione e di fauna annoverando varie specie di erbe, di uccelli, di insetti che vivono solo qui. Un luogo che non ha perso il suo fascino di bellezza naturale, ricco di sentieri che attraversano la penisola in tutta la sua lunghezza, sia per il versante sorrentino che amalfitano. Vico vanta un bel po’ di sentieri, percorsi naturali presi d’assalto da abitanti del posto e da turisti. I benefici che si traggono da queste passeggiate sono molteplici, a cominciare dalla frescura che in essi si può trovare, dal silenzio per sfuggire al caos cittadino e perché no, per momenti di relax e per una sana attività sportiva come può essere la semplice passeggiata, jogging, il ciclismo, il trekking.
 
Tra questi sentieri ricordiamo quello che da Castellammare di Stabia giunge a Vico Equense attraverso uno scosceso e ripido tratto fino alla Sperlonga e poi fino al cimitero di Vico Equense. Negli anni cinquanta questo sentiero permetteva a molte persone di spostarsi da Vico a Castellammare soprattutto per lavoro, come i lavoratori della calcina, odierno hotel Crowne Plaza, e quelli che andavano ai cantieri metallurgici. Lo spettacolo che si può ammirare dalle punte più alte di questi monti o da punti strategici è incantevole: costa alta, vegetazione, mare e isolotti come quelli de li Galli fino a raggiungere Punta Campanella e davanti Capri con i suoi Faraglioni per quanto riguarda il versante amalfitano mentre dall’altro lato lo scenario si apre al Vesuvio, Ischia e tutto il golfo. Vico Equense mette a disposizione, per coloro che vogliano usufruire di questi percorsi, una serie di notizie, nonché cartine e quant’altro per fornire una ricca documentazione per effettuare i percorsi in tutta tranquillità. I percorsi e i sentieri sono supportati da validi cartelli e indicazioni di ogni sorta non lasciando mai il turista allo sbaraglio. Molto battuto il sentiero della Sperlonga che presenta tre ingressi attraverso mulattiere che si possono prendere da tre punti diversi sulle colline equane. Il tratto più agevole per entrare è quello che rasenta il cimitero di San Francesco a Vico e che porta lungo la costa della montagna fino alla fonte e, da qui, fino a Castellammare. Un altro punto strategico per immettersi su vari sentieri è quello di Santa Maria del Castello a Moiano, riserva naturale di ettari di prato e montagna scoscesa da cui si dipartono diversi sentieri e tra questi quello degli Dei per il versante che si affaccia su Positano. Un luogo che lascia senza fiato, soprattutto per coloro che riescono a guardare giù ai piedi dei monti senza soffrire di vertigini e osservare il mare, Positano, la costa a sinistra, mentre a destra li Galli e in lontananza, quando la foschia lo permette, Capri. Una riserva questa che gode di ottima salute con le sue tante specie di piante e animali, insetti di cui non se ne trovano in altre parti d’Italia. Un patrimonio da apprezzare, curare e mantenere non solo per la ricca clientela turistica ma per gli stessi abitanti che possono usufruire di un polmone verde e silenzioso. Respirare aria in questo luogo salubre è veramente una fortuna oltre ad affinare l’arte con le sue mille facce di paesaggi, di colori, di profumi, che incitano al disegno, la pittura e la poesia. Un luogo potremmo dire poetico, dove i sensi sono orientati all’ascolto della natura allontanando dal tran tran quotidiano. Avere la possibilità di percorrere questi sentieri diventa un dovere per chi vi abita e per i turisti e un peccato qualora non lo si facesse, per privarsi di uno dei pochi piaceri che mette d’accordo antichi e moderni: quello di stare a contatto con la natura. E giunge d’obbligo il pensiero di J.J.Rousseau a proposito quando dice che “la natura ci vuole buoni ma la civiltà ci rende bruti”. Avvicinarsi alla natura ci ridona la nostra dimensione vera, ci dà una visione di vita più vera e sentita. Vico Equense, questa piccola pietra incastonata tra mare e monti, non rinuncia alle bellezze del suo territorio, alle sue mulattiere e alla sua natura, valorizzando al massimo le sue risorse con politiche adeguate e che tengano conto dei bisogni dei cittadini nonché della folla di turisti che ogni anno invade la città per scoprire tradizioni, modi e stili di vita che altrove ci invidiano.

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