martedì 6 dicembre 2016

Sindaci bocciati dagli elettori. Il sogno infranto dei renziani

In tutta la provincia di Napoli prevale il no alla riforma costituzionale con il 70% dei voti. Tonfo a Ercolano, regno di Buonajuto. Male Castellammare e Torre Annunziata 

Fonte: Metropolis 

Provincia di Napoli - Un No urlato dall'intera provincia di Napoli, dove le percentuali registrate non hanno lasciato spazio a dubbi, in primis nei Comuni a guida Pd. Nei territori dell'hinterland partenopeo il Sì ha ottenuto 399.545 voti (pari al 29,62%) e il No ha raggiunto quota 949.264 preferenze (vale a dire il 70,38%). Da Acerra a Volla gli elettori hanno bocciato la riforma costituzionale e, con essa, il Governo. Una bocciatura che si riversa anche sugli amministratori del Pd che tanto si sono spesi per questa campagna elettorale, abbracciando la causa di Renzi e De Luca, onnipresenti sui territori campani e in pressing costante sui sindaci con promesse di investimenti a pioggia. Questo non è bastato. A Castellammare dove il Sì si è fermato al 31,12%. Il feudo napoletano di Renzi, Ercolano, ha fatto segnare una débacle per il sindaco. Amara sconfitta anche per il primo cittadino di Agerola, Luca Mascolo, fedelissimo del governatore. Il No ha toccato quota 61,59%. Il Pd è uscito con le ossa rotte da questa competizione "non politica", ma di fatto trasformatasi nel termometro di gradimento di Governo nazionale, regionale e locale. Imbarazzo anche per "Mister 30mila voti", il capogruppo Pd in Regione Mario Casillo che nella sua Boscoreale ha visto l'affermazione del No con addirittura il 73,9%. In Penisola non hanno attecchito le promesse deluchiane. A Sorrento No al 57%, a Vico al 63,21%, a Sant'Agnello al 63,9%, a Piano al 60,79 e a Meta al 62.94%.
 
Torre del Greco non ha deluso il sindaco Borriello legato al fronte del No, che si è affermato con il 70,6%. Inutile lo sforzo della nonna centenaria del sindaco Pd di San Giorgio, Zinno. Il No ha superato il 68%. Stessa percentuale per Torre Annunziata, dove il sindaco Starita era schierato per il Sì ma non ha fatto una campagna attivissima.
Ercolano
Tra i grandi sconfitti all'ombra del Vesuvio c'è Ciro Buonajuto. Nemmeno la visita di Renzi è bastata al pupillo del premier. Anzi, a Ercolano il "No" ha trionfato, nonostante la campagna elettorale porta a porta di Buonajuto e dei suoi fedelissimi. Il sindaco si è dovuto "accontentare" di uno striminzito 31,9% contro il 68,1% del "No". Merito anche della campagna dei dissidenti del Pd, la "costola" del partito che proprio a causa del diktat elettorale di Renzi nel 2015 - quando il premier impose Buonajuto candidato sindaco - decise di sfidarlo alle urne. Su fb ha scritto: «Stiamo rimettendo in sesto una barca che era a un passo dal colare a picco e stiamo provando a far innamorare della propria terra i rassegnati che spesso non conoscevano il valore di uno dei luoghi più belli del mondo».
Castellammare 
Il Pd stabiese ha pagato anche lo scotto di una crisi che si sta trascinando da mesi, un partito senza sede e senza segretario. «Un'occasione sprecata per ridare al Paese un impianto istituzionale più snello», ha detto il sindaco Pannullo che ha esaltato il leader e ha affrontato la sconfitta con un certo ottimismo, «il Pd e con esso Renzi ha davanti una sfida importante forte del suo comunque diffuso consenso. Linea politica chiara, gruppo dirigente coeso e fine alla pantomima della politica delle diverse anime per assumere di nuovo la guida del Paese».
Penisola Sorrentina
È Piergiorgio Sagristani il vincitore del referendum. Il sindaco di Sant'Agnello è stato l'unico a urlare il suo No alla riforma. Gli altri colleghi hanno sostenuto la corsa per il Sì venendo sonoramente bocciati. Incassano la pesante sconfitta i sindaci di Piano di Sorrento e Meta Iaccarino e Tito, promotori dell'incontro pro-Sì con De Luca a Villa Fondi in cui lo "sceriffo" ha promesso 300 milioni. Tito, consigliere metropolitano Pd e "casilliano" di ferro, si lecca le ferite e guarda avanti. Lo stesso fa laccarino, che aveva cercato sponde all'interno dei dem. E Sagristani si gode la vittoria: «Ha vinto il popolo».

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