lunedì 16 gennaio 2017

Il ricordo di Carlo Fermariello

Aldo Cennamo
di Aldo Cennamo

Vico Equense - Essere stato invitato a questa giornata in ricordo di Carlo Fermariello, a venti anni esatti dalla sua scomparsa, è per me motivo di onore che sento con molta umiltà. In verità già dieci anni or sono, in occasione del decennale della sua scomparsa,ebbi l’opportunità di ricordare Carlo,vivendo insieme ai presenti momenti di intense emozioni alternati anche, raccontando alcuni aneddoti di cui fui testimone, da momenti di “leggerezza”. Fermariello è stato definito in vario modo da chi ha scritto di lui e da chi lo ha conosciuto: “riformista anomalo” Amedeo. Lepore; Carlo Fermariello storia di un Comunista “eretico”di Antonio Alosco; La vita intensa del “leone rosso”. Il titolo dell’articolo pubblicato nel dicembre 2000 su MezzogiornoEuropa da Teresa Iannitto, che insieme a Ombretta Cosentino è stata curatrice dell’archivio Fermariello, depositato presso l’Istituto Campano per la Storia della Resistenza. Le carte, generosamente donate da Ginette all’Istituto, sono state riordinate in oltre 1000 fascicoli. A venti anni dalla sua scomparsa Carlo ci fa ancora parlare di sé. Voglio esprimere gratitudine ai Democratici di Vico Equense che hanno voluto questa iniziativa, al Sindaco ed al Comune di Vico Equense, a tutte le amiche e gli amici ed alle compagne e compagni presenti,alla famiglia di Carlo tutta ed in particolare alla nostra carissima Ginette che con la sua intelligenza, il suo sorriso,la sua forza e la sua tolleranza ha accompagnato Carlo per quasi un cinquantennio. Dobbiamo a Carlo questo ricordo, per tante ragioni. In primo luogo per l’amicizia profonda,sincera,ricca di familiarità e di affetto che egli ha saputo coltivare con tanti di noi nella comune militanza politica prima nel Pci,poi nel Pds e per quanto mi riguarda anche nella comune esperienza istituzionale nel Consiglio comunale di Napoli,quando Carlo vi fece ritorno al termine dell’esperienza delle Giunte Valenzi dopo il 1983. Spesso le doti,le altrui capacità vengono riconosciute solo a posteriori, dopo la scomparsa, mentre sarebbe più giusto dare luce al valore delle persone quando esse sono ancora in vita.
 
Carlo era un uomo consapevole del suo valore e possiamo dire che riconoscimenti significativi per il suo impegno ne ebbe in vita, sia dal mondo della sua più diretta appartenenza politica che da quello della cultura e dell’arte. Per questo basterebbe ricordare “Le mani sulla città”.un film che racconta il “sacco di Napoli” ad opera della speculazione edilizia nel periodo del “Laurismo” e del peso che la rendita fondiaria ebbe sulla politica urbanistica degli anni 50 ed in parte dei 60. Carlo,interpretando se stesso,fu il simbolo della lotta contro quella speculazione. Quanto fosse giusta quella battaglia è scritto negli annali della storia della città e, ancora solo pochi anni fa, il Prof. Aldo Loris Rossi ha dimostrato, in suo testo, che il consumo di suolo che si ebbe in quel periodo fu pari, se non superiore, a quello della città di Napoli nei suoi precedenti millenni. E’ però doveroso ricordare le polemiche ed anche le pressioni che furono esercitate su di lui affinché non prestasse il suo volto al film di Francesco Rosi, (che vinse il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 1963) polemiche e pressioni come effetti di un costume fatto di rigore e di rigidità che furono tratti caratterizzanti della cultura e della formazione dei gruppi dirigenti del Pci del dopoguerra. Occorre però ricordare che il diniego iniziale del Pci fu poi superato grazie a Pajetta ed Amendola. A beneficio di quanti non conoscono o non ricordano i momenti salienti della vita di Carlo vale la pena ricordarne,con alcune date e qualche aneddoto,i passaggi più significativi.

*Il percorso di vita
Carlo nasce a Napoli nel 1925 da un’antica famiglia napoletana che svolgeva attività di commercio nel settore dei legnami.” Non mancavano in questa famiglia anche esponenti delle professioni come Gennaro, lo zio avvocato e antifascista,che, essendo tra gli uomini più rappresentativi del Partito d’Azione e Presidente del Comitato napoletano di Liberazione, assumerà la carica di Sindaco di Napoli dal gennaio 1945 al settembre 1946”
 La famiglia della madre si insedia a Vico Equense all’inizio dell’800;
*1942, partigiano G.L., giovanissimo si arruola nei volontari del battaglione San Marco, corpo dei volontari della libertà.
*nel dicembre del 1943, insieme ad altri giovani studenti del liceo Genovesi, aderisce al Partito d’ Azione. Svolge il lavoro di giornalista per il quotidiano L’Azione diretto da Guido D’Orso (“un piccolo giornale di due fogli che usciva in ritardo rispetto agli altri quotidiani e che andava quindi letto, secondo il suo direttore, non certo per le notizie di cronaca ma quale laboratorio politico con il compito di impostare la questione meridionale e contribuire così alla formazione di una nuova classe politica nel mezzogiorno”).
*nell’aprile del 1946, entra nel Pci. Uomo d’azione,trova lo spazio dove indirizzare tutta la sua esuberanza, il luogo dove la teoria diventa pratica, lotta politica,conflitto polemico,organizzazione,lavoro finalizzato ad obiettivi concreti.
Come ci ricorda Ombretta Cosentino nel bel saggio pubblicato nel bollettino dell’Istituto storico della Resistenza in Campania, Carlo:”si interessa di tutto ciò che riguarda le campagne in sintonia con quanto propone il Pci per il Mezzogiorno,linea politica che si rifà fondamentalmente alle posizioni di Emilio Sereni, le quali, a loro volta, affondano le radici nella visione gramsciana di saldare le masse contadine  a quelle operaie”.
*1948, ispettore della Confederterra in Basilicata (Potenza). Conosce Pietro Valenza, nasce un’amicizia che accompagnò entrambi per tutta la vita. Un rapporto che si consoliderà ulteriormente dopo il matrimonio della sorella di Carlo                con Pietro.
Carlo,irruento,impulsivo,tenace;
Pietro calmo,riflessivo…..si completavano.
Sono anche gli anni in cui conosce e stringe amicizia con Chiaromonte, Napolitano, Valenzi coi quali manterrà intense relazioni in tutto l’arco della sua vita. , così come negli anni successivi forte fu il suo rapporto politico e di  amicizia con  Andrea Geremicca, Silvano Ridi ……
Una riflessione particolare meriterebbe il tema amicizia/politica ai tempi del Pci .
*1949, segretario della Federbraccianti di Napoli. Entra nell’esecutivo nazionale della CGIL e poi diventa coordinatore della segreteria nazionale della CGIL con Di Vittorio.
*1954, segretario della Camera del lavoro di Caserta – nella segreteria nazionale della Federbraccianti. Sono gli anni in cui collabora anche alla rivista Cronache meridionali.
*1956, è tra i 101 firmatari, insieme a Giolitti ed altri , del documento di condanna dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’ URSS. Da quel documento sparirono 6 firme ……ritirarono la firma, tra gli altri, Paolo Spriano, Luciano Cafagna e fu “costretto” a ritirarla anche Di Vittorio.
Forti furono le pressioni anche su Carlo affinché ritirasse la firma, ma questo non avvenne in ragione della coerenza ai principi che ispiravano la sua formazione. Un Carlo Fermariello mai conformista dunque,che viene ricordato da Gaetano Arfè come “ un uomo libero che aveva scelto di credere nel comunismo senza mai abbandonare il suo spirito critico e che non aveva mai obbedito ad altro se non alla sua coscienza.” Pagò un prezzo. Nel Pci di allora simili episodi non si cancellavano e la disciplina era vissuta ai limiti della fedeltà. E fu proprio la fedeltà a Mosca del Pci in quegli anni uno dei motivi che alimentarono le divisioni nella sinistra e tra questa e le forze di progresso.
*1952 - 1964 consigliere comunale di Napoli
*1958 componente di nomina sindacale del CNEL
*1960 segretario della Camera del lavoro di Napoli.
Come per altri dirigenti politici del Pci del’epoca,Carlo continua ad incrociare attività di sindacato e attività di Partito
*1963 “le mani sulla città”.
*1968 - 1983 Senatore della Repubblica dalla quinta all’ ottava legislatura. Si interessa particolarmente della situazione sociale ed economica di Napoli e del Mezzogiorno e negli anni 1977/79 il suo contributo è rilevante per l’approvazione della Legge N°300. (formazione professionale e preavviamento ) e della Legge N°285(occupazione giovanile , progetti per lavori socialmente utili che rappresentò la risposta istituzionale alle lotte per il lavoro degli anni 70). E’ di queli anni  il suo contributo alla nascita dell’ARCI caccia. Vive l’ associazionismo e la pratica venatoria come contributo alla lotta per la salvaguardia dell’ambiente (non solo l’istinto del cacciatore).
*1983 di nuovo consigliere comunale di Napoli (Pannella-Cennamo)
In quegli anni è anche componente del Consiglio di amministrazione dell’ISVEIMER,segretario nazionale dell’ARCI caccia,tra i fondatori di Legambiente,responsabile Credito del Pci a Napoli. Sono gli anni 1985/88, in cui si realizza il riassetto societario de Il Mattino e la ricapitalizzazione del Banco di Napoli.
*11/6/96 - 15/1/1997 Sindaco di Vico Equense. (7012 voti, 54.2%,Pds primo partito. Impegna in questo ruolo tutte le sue energie,forte di una maturità politica ormai consolidata.
Il filo dei ricordi mi potrebbe portare lontano, se vado con la mente a quell’estate del 1996, che in parte trascorsi anch’io in penisola. Ricordo tanti incontri ed anche i momenti conviviali vissuti con lui dove ebbi la possibilità di constatarne lo slancio,la passione e l’impegno con i quali assolveva il suo ruolo.
L’ultimo ricordo che ho di Carlo è legato ad una lunga telefonata che ebbi con lui quando era già ricoverato in ospedale. Colsi la consapevolezza che egli aveva del male che lo aveva colpito e con toni affettuosi e fraterni tentai di confortarlo e di incoraggiarlo impegnandomi a fargli visita nei giorni successivi. Mi pesa ancora di non essere riuscito a farlo, di mantenere la mia promessa, perché Carlo ci lasciò pochi giorni dopo.
L’intensa vita di Carlo, come si vede,a partire dalla Resistenza, si intreccia con la storia dell’Italia repubblicana e con quella del movimento operaio. Solo qualche mese fa è stato pubblicato “Napoli nel racconto della politica 1945/1997 a cura di Luigi Musella, Ordinario di Storia contemporanea presso la Federico II di Napoli. Un libro che copre l’intero arco degli anni della vita politica di Carlo. Ci possono essere valutazioni diverse sul lavoro di Musella rispetto alle metodologie d’indagine che egli ha utilizzato ma quello che ci preme dire, e lo stesso ricordo di Carlo ancorato a quel periodo e che qui stamattina svolgiamo dimostra,è che l’esercizio della memoria aiuta a coltivare le radici e la cultura del nostro popolo. E le stesse vicende che ricordiamo umane,politiche,sindacali sono sì della vita di Carlo, non sono che un frammento di una sola storia : quella del Pci,che è il racconto della vita di tanti militanti del movimento operaio è insieme un pezzo di storia del nostro Paese.
Grazie Carlo!
Il ricordo della tua vita ci consente di ripensare quella storia,di attraversarla cercando di comprenderne il senso senza nostalgie e senza farne l’apologia, nel rispetto della tua laicità.
Ci consente di approfondirla, quella storia,con lo sguardo dell’oggi proiettato nel divenire perché il tempo che viviamo,segnato dal prevalere dell’egoismo,della sfiducia,dell’inquietudine,delle paure e dove la liquidità toglie spazio ai pensieri lunghi, è poco incline alla cultura della memoria.
Senza memoria non avremo gli strumenti, l’alfabeto per interpretare il nostro presente e per i riformisti, coloro che continuano a credere nella forza della trasformazione, sarebbe più difficile immaginare il futuro. A tutti i nuovisti vorrei ricordare un breve pensiero di Francesco de Martino che fu uno dei maestri a cui Carlo si è sempre richiamato:” il nuovo deve saper fare i conti con la Storia”.
Se dunque la politica “ è l’arte del possibile”(Bismark) , “ un ‘attività che si svolge lungo le frontiere della realtà, tra i vincoli del presente e le opportunità del futuro”(come di recente ha scritto Maurizio Ferrera), Carlo l’ha interpretata al meglio. Partendo dal presupposto che la realtà può essere trasformata, anche radicalmente, in base a grandi progetti ad idealità,visioni utopiche capaci di guardare oltre l’orizzonte che oggi sembra prevalere, quello del qui e ora.
E’ vero! Le ideologie del 900 hanno perso capacità di orientamento e motivazione e la Politica ha smarrito le tensioni ideali riducendosi al governo dell’esistente. Gli stessi programmi spesso mirano a realizzare solo ciò che è necessario, ciò che è consentito dai mercati e dalla moneta che sono , certo, importanti beni politici , ma non possono essere gli unici riferimenti per il governo di società complesse, globalizzate.
Essi, mercato e moneta, vanno coniugati con le grandi idealità: uguaglianza,equità distributiva,solidarietà,diritti di libertà , partecipazione democratica. Se la Politica non riesce a conciliare tutti questi valori, il prezzo che paga, e sta già pagando, è alto.

Lo vediamo oggi quando sembra quasi inarrestabile l’ascesa dei populismi che suscitano ed utilizzano il malcontento diffuso ma sono incapaci di offrire proposte di governo coerenti e costruttive. Ciò nonostante “il particolarismo senza cuore dei populismi neonazionalisti e spesso xenofobi” sembra prevalere in molti paesi europei, negli USA ed in tante altre realtà del globo. La risposta non può che essere un rilancio delle grandi idealità, un nuovo riformismo. Ed è qui che l’esperienza di una vita come quella di Carlo,percorsa dal fremito della modernità,assume maggior valore e può aiutarci nella ricerca per riaffermare il valore di grandi idealità e di politiche ad esse coerenti per costruire un pensiero nuovo,mobilitare intelligenze, suscitare passioni e per indicare una via di progresso nella libertà per il nostro Paese e per l’Europa.

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