sabato 7 gennaio 2017

Vivere (e morire) da barbone

Vico Equense - Sono otto in meno di 48 ore le vittime del gelo. Molti sono barboni. Brutta parola barbone, ce ne sono di più corrette: va molto clochard, elegante, o senzatetto, senza fissa dimora. Diventare barbone è un attimo, un inciampo, una fatalità. Il fatto che eventi come il divorzio o il licenziamento, certamente legati a circostanze particolari, possano avviare una catena che sfocia nel ritrovarsi a vivere per strada è difficile da concepire, e comunque sembra un'eventualità che non ci potrà mai riguardare direttamente. Chi non ha familiari o amici pronti a sostenere un momento di difficoltà, finisce a dormire per strada. A dover rovistare nei rifiuti, o chiedere l’elemosina per mangiare. E’ così che molte persone si sono ritrovate a vivere da “barbone”, una spirale dalla quale uscire è difficilissimo. Rialzarsi è quasi impossibile, senza un serio sostegno. I senzatetto sono emarginati, evitati, considerati alla stregua di un problema di degrado. La loro vista disturba il cittadino più fortunato che va a fare shopping. La vita di ognuno di noi è vulnerabile e da un momento all'altro ci possiamo ritrovare per strada. Molte di queste persone meritano una cura particolare e spesso la prima cura è quella dell’amicizia: avvicinarsi, non fare finta che non esistono, non voltarsi dall’altra parte. La gente comune pensa che magari qualcuno abbia cercato di vivere per strada, pensa che sia una scelta e spesso questo non è così. Come starei io stasera, se con questo freddo non avessi un letto o una famiglia, una casa? Come si può resistere sotto i cartoni, tra buste di plastica e qualche coperta? Stare per la strada vuol dire vivere senza difese... Spesso purtroppo vediamo molte persone che muoiono per la strada, proprio perché stare per la strada, vivere da poveri, non è uno scherzo.

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