domenica 19 febbraio 2017

Il sollievo di Quagliarella «È la fine di un incubo»

Fabio Quagliarella
L'attaccante stabiese della Sampdoria perseguitato dal poliziotto: «Giustizia è stata fatta, mi lascio alle spalle anni molto difficili» 

Fonte: Daniele Di Martino da Metropolis 

Castellammare di Stabia - «Mi creda, è la fine di un incubo». Subito dopo la sentenza di condanna del suo stalker ha trattenuto quel senso di liberazione. Ventiquattro ore dopo, Fabio Quagliarella, tira un sospiro di sollievo. «Mi lascio alle spalle anni per niente facili per me e per la mia famiglia, per i miei amici» dice l'attaccante ora in forza alla Sampdoria. Chi conosce Fabio Quagliarella non ha mai avuto il minimo sospetto sul contenuto di quelle lettere, inviate dal poliziotto stalker Raffaele Piccolo. Fabio è ragazzo cresciuto nel quartiere residenziale dell'Annunziatella. Mai un'amicizia scomoda, sempre studio e pallone. A tredici anni ha lasciato il parco Nuovo Tetto, il condominio dove risiede la sua famiglia, per trasferirsi nelle giovanili del Torino. Da lì è stata un'escalation di successi. Florentia Viola, Chieti, Ascoli, udinese e Napoli.
 
In azzurro coronò un sogno, che presto diventò un incubo. Proprio per effetto delle lettere di Raffaele Piccolo, che di fatto minarono il rapporto con De Laurentiis, fino alla traumatica cessione alla Juventus. Per questo motivo il processo ha rappresentato un'attesa spasmodica per Fabio Quagliarella: «Una situazione nella quale sai di essere nella ragione, sai di non aver fatto nulla, sai che tante cose sono state dette e scritte senza conoscere la verità. Il tutto a casa mia, dove sono nato e cresciuto, dove ho mosso i primi passi e dove ancora oggi vive la mia famiglia. Ho vissuto per anni con questa immensa bolla di cattiveria e disonestà, anni in cui dovevo far attenzione anche alle parole che usavo, non potevo fare molto, solo aspettare che la giustizia facesse il suo corso». Lo stalker di Quagliarella e di tanti tra vip e liberi professionisti stabiesi è stato condannato a quattro anni e otto mesi, compreso un risarcimento per i danni morali subiti, da rideterminarsi in separata sede dal giudizio penale «Ci ho sperato e creduto dal primo giorno venerdì 17 Febbraio - racconta l'attaccante stabiese della Sampdoria - si è arrivati finalmente alla conclusione di questa brutta vicenda che mi ha visto coinvolto». E quindi: «Giustizia è stata fatta. Ora con orgoglio posso dire che mi sento davvero più leggero, più sollevato». Una vicenda che avrebbe inciso su suo rapporto con il Napoli e con De Laurentiis, anche se Fabio tiene a precisare: «Tutto ciò non ha mai intaccato la mia professione e la mia professionalità, però la maglia la indossa sempre un uomo, con i suoi valori, con i suoi sentimenti e con la sua sensibilità. Adesso posso garantire che mentalmente sono davvero sereno. Ringrazio tutti quelli che, conoscendomi, non hanno mai dubitato e hanno atteso, insieme a me, il responso definitivo della sentenza».

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