mercoledì 15 febbraio 2017

La Campania degli sprechi

«Emorragia di risorse nelle partecipate, inefficienze e corruzione. Peggio solo in Turchia» 

Fonte: Fabio Postiglione da Il Corriere del Mezzogiorno 

Napoli - Gli amministratori pubblici della Campania sono stati bocciati dalla Corte dei Conti a causa di un «quadro desolante provocato da emorragie di soldi», che generano disagi infiniti per i cittadini e che fanno precipitare la regione al 202° posto in classifica su 210 in Europa. Dopo di noi solo paesi della Turchia e della Bulgaria. Michael Sciascia, presidente della procura contabile, non usa mezzi termini per descrivere questo stato di cose: «Siamo lontani dall'idea di buon governo al quale dovremmo aspirare». Il procuratore capo Michele Oricchio vede, invece, margini di miglioramento: «La strada è lunga ma qualcosa si sta muovendo». Entrambi si sono insediati da sei mesi nella sede di via Piedigrotta, ma i dati che hanno raccolto fotografano in maniera «sconsolante» la gestione delle risorse pubbliche in Campania, «permeate da inefficienze, disservizi, sprechi, cattiva organizzazione e corruzione», sottolinea Sciascia. C'è però una via d'uscita: «Tolleranza zero verso questi comportamenti deviati». Spiega che nell'ambito del settore pubblico in Campania, più che in altre regioni, è importante l'esigenza di mantenere i sistemi finanziari nella legalità, «l'auspicio è che si dia intanto il buon esempio con una significativa riduzione dei costi delle istituzioni». Taglio ai privilegi «Occorre innanzitutto un taglio di benefit e delle ingiustificate ed ingiustificabili prebende. Spese per nulla produttive ne utili. Io per esempio, pur se ne ho diritto, non ho l'auto di servizio. Voglio dare il buon esempio e farlo con gesti concreti».
 
La Corte dei Conti della Campania, come le altre in Italia, ha subito una grave «perdita» di magistrati per trasferimenti in altre sedi con pm mai rimpiazzati. Per Oricchio, all'amministrazione pubblica serve una «cura dimagrante: troppi gli enti e migliaia le partecipate». Qualcosa però si muove: «Non di rado arrivano amministratori nei nostri uffici per chiedere consigli e cercare di ottenere delucidazioni su prassi e leggi di difficile interpretazione». Gli interventi Cinque i macro-interventi necessari per ottenere miglioramenti per l'amministrazione dei soldi pubblici in Campania. «Sarà necessario ottimizzare e riorganizzare il sistema della mobilità regionale il cui disservizio grava sui cittadini». Partendo innanzitutto dalle aziende speciali e dalle società partecipate: «Ci sono dubbi sulla limpidezza dei metodi di gestione di questi enti. Occorrono verifiche maggiori anche nelle analoghe aziende a gestione comunale che presentano problemi finanziari». Partecipate e sanità Secondo il presidente Sciasela, «vanno mantenute nella piena legalità formale con l'adozione di adeguati strumenti normativi». Occorre completare il risanamento della spesa sanitaria, «che va ricondotta a livelli di compatibilità, portando a termine il piano di rientro finanziario e uscendo dall'attuale commissariamento straordinario». Gli sprechi nel comparto sono altissimi e generano problemi che hanno fatto il giro d’italia «come le immagini dei pazienti curati per terra all'ospedale di Noia». I consorzi Destano preoccupazioni, per la Corte dei Conti, i consorzi di Sviluppo industriale e quelli di bonifica «che costituiscono appesantimenti non poco produttivi delle macchine amministrative a fronte di spese senza alcun controllo». Ambiente La gestione delle discariche, il ciclo dei rifiuti e in genere le violazioni alla tutela del territorio. Spine nel fianco sia per le casse dei cittadini che per la loro salute, oltre all'enorme spreco di risorse economiche. «Sul gravissimo problema della terra dei fuochi posso dire che saranno individuate le singole responsabilità giuridiche per i risarcimenti danni», promette Sciasela. Esternalizzazioni Voragini di bilancio e sprechi illimitati per gli affidamenti esterni, quelli ad altri soggetti che erogano servizi pubblici, tra cui la gestione dei parcheggi pubblici. Ma soprattutto le «migliaia di partecipate», che continuano a generare danni economici quasi del tutto insormontabili.

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