lunedì 13 marzo 2017

Il Mattino, dal 16 marzo 1892

di Filomena Baratto

Vico Equense - Il 16 marzo 1892 usciva la prima copia del giornale “Il Mattino” messo su da Edoardo Scarfoglio e da Matilde Serao. L’Unità d’Italia aveva creato un paese per certi versi sconosciuto a se stesso, che aveva bisogno di riconoscersi e amalgamarsi e nuovi orizzonti furono dati dall’editoria. Il giornale, sin dalla sua nascita, diventa elemento indispensabile per raccogliere un popolo attraverso l’informazione che diventa essa stessa formazione di una coscienza e di una ideologia mancante. Prima ancora dell’informazione c’era bisogno dell’acculturazione visto l’analfabetismo imperante. La politica aveva bisogno di seguito ed era importante creare opinione nel pubblico ed erudirlo verso certi valori e verso idee in cui potersi riconoscere. La storia de “Il mattino” è legata a Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao. Un coppia unita dal giornalismo e da vicissitudini varie legate al loro amore iniziato con battute e frasi non proprio lusinghiere da parte di Scarfoglio nei confronti della Serao. Matilde aveva seguito un iter di studi molto personale che per le malelingue fu motivo derisione. La sua penna era invece capace di scrivere e descrivere con quella passionalità che, quando è viva, colora ogni scritto sia di tipo letterario che giornalistico. Scarfoglio, anche quando con ripetuti tradimenti, ebbe un figlio da un’altra, non si staccò da lei. Si sposarono il 28 febbraio del 1885 e dal loro matrimonio nacquero quattro maschi. La coppia prima ancora di giungere a Napoli, veniva da un’altra esperienza giornalistica a Roma, dove aveva fondato il Corriere di Roma che ben presto finì in crisi.
 
Si trasferirono a Napoli dove diedero vita al “Corriere di Napoli”, grazie a finanziamenti vari. Ben presto sopraggiunsero divergenze dovute alla politica coloniale appoggiata da Scarfoglio a differenza del suo maggiore finanziatore che usava un atteggiamento ambiguo appoggiando ora l’una ora l’altra politica. Fu così che, cedendo la sua quota, Scarfoglio con i proventi della parte, fondò il nuovo giornale “Il mattino” con una maggiore attenzione ai fatti internazionali, con sede alla Galleria Umberto I e si rivolgeva a un pubblico borghese e aristocratico a cui dava voce privilegiando anche un aspetto mondano. La prima copia de “Il Mattino” era formata da quattro pagine. Un abbonamento costava 12 lire l’anno, un semestre 7, un trimestre 4. Agli abbonati venivano riservati splendidi premi gratuiti. Osservando il giornale risalente alla domenica e al lunedì, del 7 e 8 gennaio del 1900, si notano, in prima pagina, argomenti di agricoltura, di politica, di costume, la seconda pagina è occupata ancora dalla politica e poi la cronaca. In terza pagina cultura e società, tra le altre cose una tabella che riporta natalità e decessi, ma anche matrimoni e pubblicazioni e poi ancora diversi tipi di pubblicità. Vi è anche una sorta di indagine medica per quanto riguarda i decessi, ciascuno con la sua patologia stabilendo così una statistica di morti in base alle malattie. A fondo pagina un brano da “Suor Giovanna della Croce, romanzo a puntate di Matilde Serao, 18esimo capitolo. Nell’ultima pagina annunci e pubblicità, tra queste molte di medicinali. Si trovano tabelle per gli orari della navigazione italiana. Tra gli annunci anche uno matrimoniale in cui si legge:” Contrarrebbe signore cinquantacinquenne robusto vegeto con signora quarantenne, dote lire venticinquemila contanti, sontuose proprietà, e ricca mobilia”. Gli articoli sono per lo più brevi e scritti in modo fitto con uno stile ricco, la grafica salvaguardia lo spazio, occupato per intero e con caratteri ben visibili e marcati. Il Mattino aveva una linea editoriale democratica e liberale, nazionalistica ma spesso cadde in contraddizione. Si offriva al pubblico anche un aspetto letterario con romanzi a puntate tra cui I fratelli Karamazov, L’innocente, Tramontando il Sole della stessa Matilde Serao. Scarfoglio dava al giornale una linea giornalistica più che politica, ma fu difficile non invischiarsi nella politica che aveva l’attenzione del pubblico. Scarfoglio difendeva la Questione meridionale, i lavoratori e uno sviluppo per il sud, aspetti che di volta in volta, malgrado la linea conservatrice, lo mettevano in contrasto con i vari aspetti e questioni cui dava voce. Un giornale che risentì dell’aspetto sociale in attesa di sviluppo, ma fu sottoposto a critiche, polemiche e accuse, come quella di avere appoggi della camorra. Nel 1898 la censura chiuse il giornale per aver appoggiato la rivolta del pane. Ma fu per la collusione con la camorra che il giornale fu messo sotto inchiesta. Seguirono anni di cambiamenti e Scarfoglio tornò al giornale solo nel 1911 dopo un periodo in cui diresse “L’ora”, giornale siciliano, tra il 1904 e il 1907. Nella seconda fase al Mattino vide l’Italia in guerra, una guerra cui fu avverso ma che ne dovette difendere la linea e di cui non riuscì a vederne la fine. La Serao, ben presto, si dissociò dal modo di scrivere del marito, polemista, che aveva un’idea di giornale completamente diversa dalla sua. Una motivazione scaturita anche da altri motivi, tra cui quello di un tradimento di Scarfoglio con una donna dalla quale aveva avuto una figlia. Dapprima Matilde accettò di mantenere la bambina che la donna aveva lasciato a casa di Edoardo, poi, messa alle strette dai continui tradimenti, lo abbandonò e con lui anche il giornale. La Serao cominciò una nuova vita con Giuseppe Natale, fondando con lui “Il Giorno”. Il giornale attraversò gli eventi più importanti della storia italiana. Nel 1950 fu chiamato alla guida de “Il mattino” Giovanni Ansaldo il quale prima di accettare scrisse una lettera: V'è poi da tenere presente il mio passato politico. Questo passato può essere variamente giudicato; anzi, secondo la legislazione vigente, - legislazione che io, naturalmente, non approvo, e che non difenderò mai - esso è addirittura criminoso e tale che nel passato ha offerto materia a imputazioni penali cadute soltanto per amnistia. Qualunque sia il giudizio che da altri se ne dà, è certo che per quel passato mio, io debbo avere, ed ho, il massimo rispetto. Libero da ogni vincolo coi movimenti genericamente denominati neo-fascisti, anzi libero da ogni conoscenza diretta con gli uomini che li capeggiano; libero altresì da ogni forma di […] "nostalgia", io non posso però, senza avvilirmi, rinnegare uomini e principii che un tempo ho servito; e debbo anche evitare l'apparenza di questo rinnegamento. Di conseguenza anche è chiaro che se mi fosse data la direzione del giornale, il giornale stesso dovrebbe essere precluso a ironie ed invettive contro quegli uomini e quei principii. Nessuna apologia, certo, neppure larvata; ma, del pari, nessun vilipendio retrospettivo (che sarebbe poi, anche, erroneo ai fini della diffusione e del credito del giornale stesso) ». (Giovanni Ansaldo, lettera a destinatari vari, 30 gennaio 1950.) Restò alla guida del giornale fino al 1965. Direttore storico del giornale,invece, fu Pasquale Nonno, napoletano, restò al giornale per nove anni, dal 1985 al 1993. Per questo usava dire : “Un direttore dura due anni, io sono sempre qui”. Definito “un direttore sanguigno, perfino umorale, un generale d’altri tempi. Tempi in cui l’informazione, fra infamia e gloria, si faceva con regole del gioco più chiare e con il referente di una politica almeno ancora forte. e finito”. Galeotto per la sua uscita di scena un editoriale sul voto di scambio per cui non fu perdonato. Dal 2012 il giornale è diretto da Alessandro Barbano, professore di giornalismo politico a La Sapienza e autore del Manuale di giornalismo. Il mattino è una delle grandi testate nazionali, primo fra gli altri più letto al sud.

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