giovedì 9 marzo 2017

Tito gate, imbarazzo in giunta sindaco non vota la delibera

Giuseppe Tito
Il comandante dei vigili Borrelli cambia avvocato e l'esecutivo dà il suo ok. Errori nel verbale pubblicato: il leader Pd risulta prima presente, poi assente

Fonte: Salvatore Dare da Metropolis 

Meta - Cala il gelo tra il sindaco Giuseppe Tito e il Pd. Lo conferma la mancata sottoscrizione della tessera dem da parte del consigliere della Città metropolitana. Lo evidenzia il distacco marcato a caldo dal segretario cittadino Paolo Trapani. Lo confermano pure le voci insistenti che filtrano direttamente dalle stanze dei bottoni di Napoli e dintorni. Senza dimenticare un'indiscrezione che aleggia già da qualche giorno. Ovvero quella che secondo la quale i colonnelli regionali dem abbiano suggerito a Tito di non tesserarsi subito così da togliere il Pd dalla luce dei riflettori in un momento in cui i dem vengono presi d'assalto da indagini e guai giudiziari. Perché l'inchiesta Tito-gate è forte, dirompente, grave, si basa su accuse pesantissime. A cominciare dal giro di mazzette da cui il sindaco, nel 2012 nella qualità di assessore con delega al corso pubblico, ha percepito stando alle accuse 2.500 al mese. Ipotesi ora anche al vaglio del Tribunale del Riesame di Napoli che dovrà esprimersi nelle prossime settimane sulla sussistenza o meno delle esigenze cautelari.
 
La Procura di Torre Annunziata vuole spedire Tito agli arresti domiciliari perché ritiene che, nonostante l'inchiesta Tito-gate sia ormai chiusa, ci siano ulteriori margini di reiterazione del reato. Una certezza, stando all'accusa choc mossa dal sostituto procuratore Silvio Pavia, con il primo cittadino di Meta dipinto nell'appello al Riesame come un politico «socialmente pericoloso». La maggioranza resta sostanzialmente compatta, almeno in apparenza. La richiesta di arresto che pende sul capo di Tito rappresenta uno scoglio da superare sia sotto il profilo giudiziario sia sotto quello politico. La tensione è alle stelle e può provocare pure qualche errore. L'ultimo della serie è avvenuto ieri mattina quando sull'albo pretorio comunale è stata pubblicata una delibera errata. Non un provvedimento qualsiasi. Nel dettaglio si tratta del gradimento espresso dalla giunta al legale scelto dal comandante del la polizia municipale Rocco Borrelli - per lui la Procura invoca il divieto di dimora - per difendersi nel Tito-gate. Una formalità di rito. In un primo momento, il primo cittadino risultava presente nel verbale stilato dal segretario comunale Deborah De Riso. Poi, c'è stato un altro provvedimento di rettifica in cui viene chiarito che il sindaco aveva marcato visita. Un'assenza anche di opportunità visto che a detta della Procura Borrelli era «soggiogato» al potere del primo cittadino.

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