sabato 15 aprile 2017

Ciak, si gira!

Nella foto set del film "Maruzzella", Virna Lisi a Vico Equense
di Filomena Baratto

Vico Equense - Vico è da sempre luogo scelto dal cinema, sin dagli anni 50 e 60, quando registi e attori hanno fatto di questa terra un luogo prescelto. Ogni pezzo del territorio lo si può trovare racchiuso in un ciak, in pellicole che hanno fatto il giro del mondo. Nel cinema passato incontreremo sempre una scena rubata a questa terra, che sia una piazza, un’aiuola, un bar, un cancello di casa, una spiaggia. Qui è passata la sua macchina da presa a rubare gli anfratti più nascosti, la costa più artistica, la chiesa più amata d’Italia, le colline più rinomate. La penisola dà molto al cinema con riprese spettacolari e attori che nascono con la recitazione nel sangue. Un rapporto reciproco fatto di bellezze naturali e artisti, di attori nati e produttori che investono qui, un’industria che nasce dal bisogno di poter sognare e talvolta ad occhi aperti. Negli anni 60 il cinema seguiva mode e storie, per conoscere ed emulare esempi di vite, di eroi che restavano nell’immaginario. Andare a cinema era un piacere a cui nessuno rinunciava, forse più di oggi, per essere allora la forma più immediata di fare cultura. Negli anni del boom economico, il cinema aveva il ruolo di informare e di educare le masse sulla moda, sul gusto, sull’arte, sull’alimentazione, sulle comodità, sull’emancipazione femminile, con una donna prorompente la cui bellezza, a volte, faceva paura. Un’esigenza nata dalle privazioni della guerra appena finita e dalle indicazioni politiche degli alleati, un modo veloce di assimilare le leggi del consumismo, tutto sommato quello che si cercava di impartire al giovane popolo italiano. Tanti gli esempi di attrici, la Loren, la Lollobrigida, la Magnani, solo per menzionarne alcune, che hanno lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo.
 
Chi non ricorda la “Ciociara” o “La donna più bella del mondo”, “Pane amore e fantasia”, “Pane amore e…”, il “Gattopardo”, “La dolce vita”, solo per ricordare alcuni titoli. Scene come quella del “mambo italiano” della Loren, o delle mondine con Silvana Mangano in “Riso amaro” e ancora la Lollobrigida sull’asinello al trotto, la Ekberg nella fontana di Trevi, sono diventate immagini cult che racchiudono un’epoca, un mondo lontano da noi e, allo stesso tempo, integrato e rivisitato continuamente. Oggi il cinema è molto spesso espressione di dibattito culturale sui temi più scottanti del nostro tempo, o ci porta per sentieri sconosciuti, nuovi, anche se nel tempo è diventato più raffinato, industria vera e propria del bello, del lusso, del tutto è lecito. E ancora rievochiamo il passato, con stereotipi e scene rimaste nell’enciclopedia del cinema, tratte dal Neorealismo o dai primi film degli anni 50 e 60 e oltre. Vico, nella sua piccola grande avventura culturale dal 50 ad oggi, ha dato lustro a un bel po’ di scene sparse nei vari film di cui ricordiamo ancora le immagini, come le storie costruite qui. Rivedere i propri luoghi, in scene di film che assumono funzioni diverse da quelle reali, è emozionante. Oggi si porta sugli schermi la vita reale, a volte anche quella più cruda, così come contenuti anche più superficiali ed effimeri, con tanto di illusioni e non solo ottiche o di effetti speciali. E’ più facile elaborare il contenuto di un film comodamente seduti in poltrona che leggere un libro. Il cinema batte altre forme di cultura e al libro si preferisce lo schermo, analizzare un contenuto visivo più che immaginarsi una lettura. Il film resta scolpito in mente col suo messaggio e la sua riflessione, ma anche con la sua leggerezza, la sua fantasia palpabile con gli occhi, senza sforzo di rappresentarselo. Il cinema è responsabile dei contenuti che reca, diventa istruttivo se lascia messaggi utili ma talvolta dà anche cattivi esempi, come la violenza gratuita e situazioni esasperate. Si sa che la moda è più veloce di ogni altra cosa. Come espressione artistica il cinema è una delle poche ad essere di presa immediata, basta il fatidico ciak e l’azione resta scolpita, fagocita tutta la realtà e la offre trasformata. Il prodotto finito è sempre un punto interrogativo per le reazioni di pubblico e l’eco che ne avrà. Un buon cinema ha la responsabilità di veicolare messaggi che riflettano il tempo, le emozioni, i sentimenti, le paure, con cui confrontarci attraverso la simulazione, per vivere tutto quello che non potremmo capire altrimenti se non lo vivessimo con gli occhi in una sala cinematografica. Il cinema è un laboratorio continuo, con le sue esperienze costruite amplia i nostri orizzonti, e con cui affiniamo la capacità di metterci alla prova e relazionarci con noi stessi e con gli altri, migliorando la nostra conoscenza. Come ieri, anche oggi abbiamo i nostri beniamini, che ci fanno sognare, ci rendono emozioni e storie. Il cinema è vita, cultura, l’unica espressione che ci vede protagonisti in azione, pur restando fermi in poltrona e, forse, rappresenta la forma più attuale, cioè quella di simulare, tanto amata dal nostro tempo e con cui siamo bravi a proiettarci nel futuro.

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