domenica 2 aprile 2017

L’elisir di lunga vita

Vico Equense
di Filomena Baratto 

Vico Equense - In questo luogo così unico ci stiamo convincendo sempre più che c’è anche l’elisir di lunga vita. In penisola ci sono molti anziani centenari, che escono fuori come i funghi e di cui si ha conoscenza grazie ai media ma anche ai clamori che ne nascono. Ciascuno di noi può trovare un centenario nella propria famiglia e quando accade, tutti a chiedersene il motivo, come se vivere a lungo fosse una scommessa e non un fatto naturale. I ritmi qui sono a misura d’uomo e non si sa se le condizioni di vita predispongono a una lentezza benefica o se una certa pigrizia faccia godere delle bellezze del luogo e del cibo. Qui ci sono tutte le premesse per vivere fino a cent’anni, per la combinazione di bellezza del luogo, genetica e alimentazione sana e buona, e se non tutti giungono alla bella età, questo dipende dalla cattiva gestione che si ha di se stessi o da sfortunati casi di malattie ereditarie. La combinazione del benessere è data dall’aria, tra mare e monti, dal verde, e poi il sole, il cibo, l’attività motoria, e non da meno, dal carattere. Il popolo vicano ha una lunga tradizione fatta di commercio, di scambi, di agricoltura, di pesca. Sa dei ritmi delle stagioni, del coltivare e del raccogliere, del prepararsi ad ogni evento bello o nefasto, dell’osservare i fenomeni e pertanto è scaltro, adattabile ad ogni sorta di difficoltà, temprato fisicamente, forte geneticamente. Ha la passione per la cucina, ha il gusto delle cose belle, del cibo buono, delle esplorazioni, è un popolo curioso, testardo, che non si arrende, determinato.
 
A queste peculiarità aggiungerei un aspetto preso mai in considerazione e a cui non si dà la dovuta importanza: l’accidia. Per accidia intendiamo quell’ atteggiamento tra indifferenza e noia che predispone ad un apparente dolce far niente o cosiddetta perdita di tempo ma che assomiglia più a un’attività di riflessione no stop, dove in palestra più dei muscoli ci vanno i neuroni. I giovani, anziani e meno giovani sanno prendersi il loro tempo quando sostano al bar, quando mantengono le loro abitudini, quando si intrattengono a parlare al sole o sotto un portico o alla fermata, quando incontrano amici per strada e perdono il conto del tempo, quando incontrandosi si raccontano con gusto, si immedesimano negli altri, ascoltano con partecipazione. Non è perdita di tempo, ma un comprendere le cose gradualmente, quel prendere iniziative che prima di partire hanno bisogno di carburare, di convincersene lentamente. Accidia che ha le sembianze di una forma ricreatrice della mente e del corpo, senza ritmi stressanti e nella lentezza apprende e mette in opera, sa definire, costruire e sognare. La gente qui non ha perso il senso della vita, e se proprio deve sostenere ritmi veloci sa trovare strategie per aggirarli. Questo aspetto migliora le relazioni con gli altri, aumenta l’autostima, rende sereni e scaccia la depressione come la tristezza. Una persona di lunga vita, dirà che, tra le cose concessesi, al primo posto c’è il cibo, con una personale interpretazione e, di conseguenza, una buona e salutare dieta che riversa i suoi benefici sulla sfera psicofisica. Qui si ama ricordare, si dicono e si ridicono le cose, si tramandano fatti e racconti. I ricordi si coltivano, la tradizione vuole ancora che si usi educazione e si porti rispetto alle persone anziane. Un settantenne ha più tempo per sé,che magari occupa con qualche attività ricreativa, fa lunghe passeggiate, si incontra con gli amici, si gode la famiglia, viaggia spesso, va a mare per tre mesi all’anno. I nonni qui hanno un ruolo fondamentale, non sono parcheggio per i nipoti, ma diventano i genitori, sanno giocare con i piccoli, si divertono, sono complici. La cosa più bella però è che qui un anziano non vuole fare il giovane a tutti i costi, si sente ancora in forze, non delega, mantiene sempre lo stesso ritmo. La lunga vita è data anche dalle risate e qui l’ironia è di casa. Se uno dimostra di voler bene o ha piacere della presenza di qualcuno, è ironico, usa dell’umorismo, divertirsi è un altro modo di voler bene. Gli anziani sanno ridere, sanno essere ironici, molto più dei giovani e se per caso si incontra uno un po’ troppo serio è perché gli si è antipatico. Qui l’amore è ironia, risate, divertimento. Si ride del tempo, degli amici, del cibo, delle donne, degli affari. Mio padre mi racconta sempre di suo nonno materno che, all’età di 90 anni, aveva come passatempo quello di fare almeno tre scherzi al giorno ai suoi amici. Il fatto che tutte le mattine, il primo ad entrare nella sua salumeria, diventasse oggetto delle sue sceneggiate scherzose, lo rendeva vitale. Ma qui anche il lavoro è passione. Lo si coltiva come quando da bambini ci si cimenta nel gioco preferito e diventa attività ricreativa. La vita abbraccia ogni cosa, senza lasciare fuori niente e un anziano longevo colpisce per aver mantenuto sempre vivo il suo progetto di vita.

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