lunedì 15 maggio 2017

Carta stampata, professione giornalistica e nuovi media

Vico Equense - Giancarlo Siani, il giornalista ricordato qualche giorno fa a Vico Equense, fu ucciso sotto casa. Gli spararono dieci colpi di pistola mentre era seduto nella sua macchina, una Citroen Mehari verde. Uno strumento di lavoro per andare sul campo, a caccia di notizie. Nel corso della tavola rotonda, che si è svolta sabato scorso all’Hotel Aequa, oltre a ricordare il cronista assassinato dalla camorra, si è parlato anche di carta stampata, professione giornalistica e nuovi media in alcuni casi usati per offendere, frustrati che si nascondono dietro una tastiera. Come ha ricordato nel corso del dibattito, il Sindaco di Vico Equense Andrea Buonocore attraverso le parole di Umberto Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli... ” Sono i cosiddetti leoni da tastiera, agnellini piagnucolosi dal vivo, che infestano i social network con insulti che definire indegni è ancora poco. Vomitano le più incredibili nefandezze. Questa non è libertà di espressione, ma violenza psicologica, situazioni che ultimamente si stanno ripetendo sempre più di frequente. Un dibattito che dovrebbe essere approfondito dalla categoria giornalistica… Anziché fare la cronaca di nuovo dell’incontro in ricordo di Siani, che si è chiuso con la promessa del Sindaco di intitolare una strada o una piazza al giornalista, pubblichiamo un suo scritto. “Tante volte - scrive Siani - avere il tesserino, che sia da pubblicista o da professionista, non fa di una persona un giornalista, nel senso che sovente ci si imbatte in pennivendoli sgrammaticati amanti del denaro e della notorietà facile. Essere Giornalista è qualcosa di altro. E’ sentire l’ingiustizia del mondo sulla propria pelle, è schierarsi dalla parte della verità, è denuncia, è ricerca, è curiosità, è approfondimento, è sentirsi troppe volte ahimè spalle al muro, emarginato.
 
Essere Giornalista significa farsi amica la paura e continuare sulla propria strada perché raccontando si diventa scomodi a qualcuno. Le parole, mi è sempre stato detto, feriscono più di mille lame, pungolano le coscienze, sono inviti alla riflessione e alla lotta, teoria che diviene prassi quotidiana di esercizio della libertà. Ma le parole possono, anche, se usate in maniera “criminale”, passare dei messaggi sbagliati, costruire luoghi comuni difficili da abbattere, discriminare, incitare all’odio, creare dei “diversi” da sbattere in prima pagina come il male assoluto, rendendo le nostre società sempre meno inclusive, transennate dal filo spinato dell’ignoranza e del razzismo”.

1 commento:

Marco Vanacore ha detto...

Rispetto il parere sui social del sindaco, però non ho per nulla capito il perché di queste frasi sui social mentre invece o lil convegno riguardava la legalità e la giustizia. Penso che il sindaco abbia trovato modo per sfogarsi facendo un collegamento tra i media di una volta tramite la quale Siani predicava giustizia e media di oggi. Però ciò non era oggetto del convegno; la gente, come anche io, è venuta per ascoltare ben altro.
(La ringrazio anticipatamente per la pubblicazione)