martedì 20 giugno 2017

Condono, una legge dispersa

Il senatore Falanga: «Mi dimetto, ecomostri e camorristi più tutelati» 

Fonte: Francesco Pacifico da Il Mattino 

«Nel viottolo dove abitava Salvatore Garofolo ci sono trenta case abusive più belle del tugurio dove viveva lui con i tre nipotini», sbraita il senatore forzista e avvocato Franco Cardiello. Il quale a Eboli, con il figlio Damiano, assisteva l'ex bracciante agricolo, malato terminale, morto sabato scorso di crepacuore dopo aver visto la sua abitazione (abusiva) recintata e pronta per la demolizione. «Perché le procure», spiega Ciro Falanga, senatore di Ala, «per lo più si attengono a criteri temporali, legati all'anzianità della sentenza che dispone l'abbattimento». Questa mattina Falanga, che è primo firmatario di una proposta di legge sui cosiddetti abusi di necessità che attende il voto finale, annuncerà «le sue dimissioni irrevocabili. Perché non voglio mischiare la mia battaglia con l'ostruzionismo senza senso di una forza politica (i Cinquestelle, ndr)». La morte del 64enne Salvatore Garofalo riapre l'annosa questione degli abusi da sanare per motivi di natura sociale, non quelli legati alla speculazione. Un argomento molto delicato in un'Italia, dove secondo il Cresme sono state realizzate quasi 400mila unità abusive dal 1994 a oggi, delle quali soltanto il 30 per cento nei centri urbani.
 
E dove ci sono ancora - ha fatto sapere il Centro Studi Sogeea - 5.392,716 pratiche da evadere sulle 15,4 milioni di domande di condono presentate con gli ultimi tre (1985, 1994 e 2003). Tre sanatorie che hanno fatto incassare la metà di quanto previsto tra sanzioni, tasse e oneri non pagati (circa 16 miliardi), ma che hanno spinto gli enti locali a spendere per gli oneri di urbanizzazione 8,7 miliardi. Il tutto in un Paese dove le ordinanze di demolizione sono state nell'ultimo decennio 4600, mentre quelle effettuate non superano le centinaia. Un fronte sul quale la Campania è primatista, con il 18 per cento dei casi totali, in un Sud a dir poco massacrato. L'Istat ha calcolato che in Campania e in Sicilia «il numero degli edifici costruiti illegalmente è stimato in proporzioni variabili fra il 45eil60per cento di quelli autorizzati». Soltanto da noi sarebbero 70mila le domande di condono non evase, mentre gli abusi totali dovrebbero essere circa 300mila, con un ammanco per le casse pubbliche di circa 100 milioni. Una situazione esplosiva: gli esperti della Regione Campania stimano in via ufficiosa che siano tra il 10 e il 15 per cento del totale le infrazioni fatte in nome della necessità, mentre nel Parco Vesuvio, area protetta, Legambiente ha censito circa 1000 immobili fuorilegge. Per uscire dall'emergenza la giunta De Luca ha approvato una misura che consente ai sindaci (ma non li obbliga) di poter acquisire gli stabili irregolari in casi di grave necessità sociale e decidere poi di far pagare un affitto a chi li occupa. Per la cronaca, la proposta di legge Falanga è stata incardinata in commissione Giustizia per giovedì prossimo: la pratica non è neppure delle più complicate, visto che l'unica modifica fatta nel precedente passaggio a un Ddl in discussione dal 2014 per inserire una gerarchia nelle demolizioni riguarda l'anno di avvio del fondo rotativo (dal 2015 a 2016) per aiutare i Comuni. Ma Falanga, avvocato di Torre del Greco che premette di non «avere ne case abusive ne di difendere clienti con questi problemi», ce l'ha con chi (grillini in testa, ma forse anche con esponenti del suo partito) «si rifiuta di approvarla con «la "legislativa", cioè senza portarla in aula». Dove potrebbe non vedere il voto finale prima dell'estate. Un rischio che la presidente della stessa commissione, Donatella Ferranti, smentisce: «Di solito quello sul quale noi lavoriamo, finisce sempre per essere approvato». Sono tre i principi cardini della proposta Falanga. Intanto, coinvolgere i prefetti in queste operazioni, creare un fondo rotativo per aiutare i comuni (ogni intervento costa tra i 40 e gli 80mila euro con l'ente costretto poi a rifarsi su chi ha commesso il reato) e soprattutto dare ai magistrati un ordine di priorità alle demolizioni: vanno abbattute prima quelle non abitate o le seconde case; quelle con abusi di rilevante impatto ambientale e paesaggistico o costruite su suolo sismico o soggette a vincolo archeologico o storico-artistico; quelle pericolose per la pubblica e privata incolumità, gli immobili sottratti alla mafia. Infine, le abitazioni dei cittadini non abbienti. Nunzio Fragliasso, reggente della procura di Napoli, sentito in Commissione ha spiegato che la norma «non affronta il nodo di fondo: dare autonomia di spesa alla magistratura», perché i Comuni non hanno fondi e coraggio per effettuare gli abbattimenti. Marco Di Lello, oggi parlamentare del Pd e in passato assessore della giunta regionale che ricorse alla Consulta contro il condono voluto dal governo Berlusconi, rivendica «che in commissione Giustizia abbiamo riscritto il testo. Le eccezioni, prima obbligatorie, non sono più vincolanti, per i magistrati. Che sono liberi di decidere secondo criteri più omogenei. Anche perché il caso della figlia di Totò Riina che ha chiesto il bonus bebé dimostra che i criminali sono nullatenenti. Soprattutto abbia- Le misure La proposta prevede graduatorie e priorità ma i grillini fanno ostruzione mo bloccato il messaggio che ci sono case che non saranno mai abbattute». Un'accusa che Falanga respinge con sdegno: «Credo di essere all'ultima legislatura. La verità è che chi è contro la legge preferisce che venga buttata giù la casa della povera gente che l'ecomostro o il vallone del camorrista. Ed è un concetto, quello di salvaguardare i più bisognosi, che va applicato anche nella zona rossa dalla quale provengo. Soprattutto si fa fatica di non vedere che i giudici fanno un po' quello che vogliono. Soltanto a Napoli il procuratore generale Riello ha deciso di sospendere gli interventi in attesa dell'approvazione della legge, mentre a Salerno si va avanti senza sosta. Questa non è giustizia».

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