venerdì 2 giugno 2017

La sfida dei 350 superchef: "Basta concorrenza, cuciniamo tutti insieme"

Vico Equense
A Vico Equense via alla manifestazione gastronomica. Niente gare modello Masterchef ma la scoperta di alimenti raffinati e della tradizione. E il ricavato andrà in beneficienza 

Fonte: Licia Granello da La Repubblica

Vico Equense - Prendete trecentocinquanta cuochi, di cui la metà abbondante stellati. Metteteli idealmente in fila lungo la celeberrima strada costiera che collega Castellammare di Stabia a Sorrento, uno accanto all'altro, tutti impegnati a cucinare il proprio piatto e supportare quelli dei colleghi. Vi sarà improvvisamente chiaro perché Festa a Vico è l'evento più divertente, formativo, sostanziale della cucina italiana. Niente gare, niente monologhi, niente competizione. Da quindici anni a questa parte, durante il primo week end di giugno la cittadina di Vico Equense, allungata tra la cima del monte Sant'Angelo e la spiaggia di Marina d'Aequa, viene occupata da una moltitudine crescente di cuochi, molti dei quali accompagnati dai loro artigiani del cuore. Un'immensa cucina a cielo aperto, dove si preparano migliaia di piatti, smistati nei vari momenti della giornata, tra colazioni golosissime e pranzi gourmand, aperitivi rutilanti e percorsi di tapas.
 
Impossibile chiamarsi fuori, se è vero che le degustazioni avvengono ovunque, dai negozi del centro storico al lungo mare, passando per alberghi, giardini, cortili, coinvolgendo grandi e piccini in una straordinaria celebrazione collettiva della cucina italiana. Tutto ruota intorno alla figura di Gennaro Esposito, vulcanico due stelle Michelin sulla spiaggia di Vico, intelligenza fine ed energia contagiosa, capace di attirare sponsor importanti senza mai diventarne schiavo e di aprire le porte alle nuove leve della ristorazione, dando spazio a realtà piccole e defilate, con il solo vincolo della qualità e della disponibilità. Perché qui l'Io ha poco spazio e funziona solo il Noi, modalità inusuale in un settore dove l'egocentrismo dilaga. Chicco Cerea e Nino Di Costanzo, Valeria Piccini e Valentino Mercattali, Francesco Bracali e Salvatore Elefante, e decine di colleghi in scia, ovvero manciate di stelle Michelin sparse a piene mani nel calderone della festa. Dove è previsto, scontato, necessario, che ognuno si faccia carico di giovani pasticceri e pizzaioli consapevoli, giovanissime promesse e artigiani intraprendenti. Se c'è stato un tempo in cui i cuochi si guardavano in cagnesco e proteggevano l'intuizione di una ricetta a prezzo della vita o quasi, a Vico quel tempo è finito e nessuno si sente sminuito o incompreso condividendo forno e forchettoni. Al contrario, la festa nata grazie uno sparuto gruppo di chef indomiti nel festeggiare l'annuale riunione dei Jeunes Restaurateurs a dispetto di temporali furibondi e carabinieri insofferenti alla musica rock, oggi è ambita e inseguita dall'intera Italia in giacchetta bianca. Valore aggiunto, gli incassi della tre giorni devoluti in beneficienza. E siccome non esiste alta cucina senza ricerca di ingredienti di qualità - possibilmente sul territorio di appartenenza - ecco le gite gastro-culturali inserite come parte integrante del programma. Una colonna di torpedoni carichi di toque e grambiuli, per esempio, è attesa a Castellammare di Stabia, terra di sorgenti miracolose e cantieri navali (i più antichi d'Italia), dove l'acqua della Madonna - già cantata da Plinio il Vecchio, che a Castellammare morì in seguito al terremoto del 79 d.C. - è alla base di paste e biscotti tra i più buoni della Campania. Ma i miscredenti non hanno motivo di dolersi: l'orizzonte aperto sul Vesuvio, con le sue curve simili al profilo di una donna incinta, il verde accecante delle isole del Golfo di Napoli, le maestose falesie di Sorrento a picco sul mare certificano senza dubbio alcuno l'esistenza del dio della bellezza e del buon cibo, fonte di ispirazione per i migliori piatti della festa.

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