lunedì 12 giugno 2017

Pescatori

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Era diverso tempo che volevo andare giù alla spiaggia di Vico Equense, di fronte allo scoglio della Margherita, al tramonto. Mi piace il profumo di alghe e di salsedine, quell’ odore insistente che emanano i secchi dove hanno appoggiato il pesce. E poi tutte quelle operazioni di attracco dei pescatori di ritorno a sera, con quelle scie in controluce e il rombo dei motori quando arrivano. Scendo giù, parcheggio e continuo per la scala. Già mi appare il paesaggio di un borgo di marinai, di barche, di colori. Vicino alla chiesa giro a sinistra. C’è ancora qualche ritardatario che si appresta a salire. Arrivo sulla sabbia e mi siedo a riva, mi guardo intorno, la roccia dietro di me, il Vesuvio di fronte, lo scoglio della Margherita accanto, e poi alcuni bambini che giocano ancora, baciati dai raggi ancora caldi. Corrono a piedi nudi nella sabbia, allegri, con un venticello insolente e il buio che avanza. Metto la maglia, tiro giù il vestito fino alle gambe e mi abbraccio le ginocchia mentre guardo lontano. Da bambina c’era qui sempre un pescatore che portava del pesce per noi e vedo ancora la lotta col gatto arrivati a casa col cartoccio. Di fronte ce n’è uno, anziano, siede vicino alla barca che sbriglia le maglie di una rete, vedo in lui quel pescatore. Mi guarda ed io gli sorrido come se fosse quello di allora, ma lui non può capire. Mi arriva una palla tirata da lontano e un bambino corre a prenderla, si scusa e allora il pescatore lo rimprovera per me. Gli dico che non è successo niente e lo ringrazio.
 
Così mi porta dove ha del pesce in tre secchi separati.” Signurì vedite che freschezza é pesce, basta addòre e già te sazi!” Osservo tutto il pescato e mi viene una fame speciale: di frittura, di spaghetti, di zuppa… Gli chiedo se lo vende, mi risponde che lo ha impegnato già per dei rivenditori, ma ne mette un po’ da parte per me. Poi mi guarda e dice che ci devo fare un bel sugo. “Ah, senza mare io non potrei vivere. Devo scivolare sull’acqua, remare e raccogliere, e sentirmi il vento in faccia”. Deve avere un’ottantina d’anni, tutto abbronzato, la pelle arsa dal sole, ma tesa, piena. Lavora con quelle mani massicce, a tratti spaccate, con le nocche fuori e con maestria aggiusta e ripone. “Siete in molti a pescare qui?” gli chiedo. “Una volta si pescava di più, si usciva in tanti, ci si divertiva. Adesso i giovani hanno di meglio da fare, ma qualcuno resiste, e poi con quello che si dice del mare. Lo stiamo uccidendo. A questa’ora il mare è un’autostrada, a mezzogiorno, un aeroporto tanto è intasato. Se non esci di controra non ne cavi nulla. Ma io devo stare in acqua, vedere le reti piene ed io che mi affatico. Non mi dica che si scrive quello che dico? Ma chi è ?” Dice così quando mi vede con un foglio e una matita, ma lo rassicuro, sto solo appuntando. “Avevo voglia di vedere il mare, mi piace la spiaggia a quest’ora e poi i pescatori. Siete i veri padroni di questo spazio”. “Eravamo, ma anche adesso non ci tiriamo indietro. Siamo tutti anziani. Chi va a pesca, lo fa da una vita e non può vivere senza mare. La pesca non rende più. Adesso il pesce lo importano da fuori, sai quei posti lontani. Ma vuoi mettere il pesce pescato e mangiato in giornata? Arriva da fuori la maggior parte del pesce, ovviamente a prezzi ridotti, ma poi tutti vogliono quello pescato qui. Non c’è niente di più bello delle cose di casa nostra”. Gli chiedo se esce tutti i giorni e lui mi risponde che va a pesca quasi sempre, almeno quando è bel tempo. Qualche volta porta con sé il nipote, ma si sa come sono i giovani, poco avvezzi ai lavori pesanti, mi dice che non può contare su nessuno, solo su se stesso. “Qui si pesca quasi sempre lo stesso pesce e la gente vuole variare. Tu porti i polpi e ti chiedono le triglie, poi ci sono i saraghi e chiedono il merluzzo, e allora come si fa? Semplice, lo portano da Mazara del Vallo, dal Marocco, per esempio, ma non uno, quintali. E noi? Dopo una giornata intera ci vediamo bistrattati col nostro pesce. Ma io ho fatto un patto con dei ristoratori e rivenditori, che devono prendere tutto il pesce pescato e mangiare quello, altrimenti non se ne parla. La freschezza per la varietà, è questo il mio motto”. “Avete delle alici? Mi piacerebbe penderne un po’!” “ Dici marinate o da cucinare? Le alici adesso hanno un verme e non le posso fare marinate, non ho l’abbattitore. Ma ne ho un po’ conservate”. “Non sapevo che le alici avessero il verme!” “Si, però adesso te ne vado a prendere un po’ delle mie”. Va a prendere un piccolo barattolo di alici marinate che mi porge come una reliquia. Lo voglio comprare, ma non prende i soldi, dice che è felice per il tempo che gli ho regalato. E così ci lasciamo promettendoci di rivedere. Nel frattempo è arrivato un altro pescatore che attracca. Si lamenta guardando l’orizzonte: forse pioverà. Un amico da terra gli porta delle cassette. I tre si confrontano sul tempo, sul pescato, sul cibo. Uno di loro scola una bottiglia di birra. Stentano a salire dalla riva, sono tre uomini che si raccontano a sera tornati dal mare e quasi non vogliono lasciarlo solo per la notte. Penso che non si possono trasmettere passioni se non si vivono. E ci sono passioni che non si possono insegnare quando rappresentano vita stessa delle persone. Un pescatore è un uomo che vive la terra e il mare, due dimensioni che lo rendono saggio e ricco di esperienza. I giovani dovrebbero provare queste esperienze, per conoscere e capire. Si renderebbero conto che la lentezza di certe azioni è fondamentale per comprendere la profondità delle cose, che l’abitudine di un lavoro che appassiona forma il carattere, che la forza di una passione tempra lo spirito, che la solitudine di un pescatore è ricca di voci e di sogni, di speranze e di consapevolezza per quello che ha. Trasmettere questo mondo ai giovani sarebbe quasi un nostro impegno, aprirli a esperienze di vita prima ancora che di lavoro. Il pescatore conosce il mare e i suoi abitanti, così come si dovrebbe essere pescatori di uomini, attraverso l’esempio e la vita di quelli che hanno vissuto in modo intenso.

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