mercoledì 12 luglio 2017

Il capo della Forestale: «Trovati molti inneschi, c`è una strategia»

Fonte: Fabrizio Geremicca da Il Corriere del Mezzogiorno

«Non parliamo di autocombustione, perché mi viene il voltastomaco. Questi incendi sono tutti dolosi». Sono le tre di pomeriggio e Sergio Costa, il generale che in Campania comanda i Carabinieri forestali, ha appena fatto ritorno nel suo ufficio, dopo una mattinata sul Vesuvio a combattere le fiamme. Osserva da lontano il vulcano che continua a bruciare, il ramo denso che ai turisti in visita a Pompei ha fatto ipotizzare perfino che ci fosse una eruzione in corso, e fa il punto. «In questo momento - racconta - le fiamme si estendono per un fronte di oltre due chilometri. Si è messo pure il vento che soffia da mare e questo non ci aiuta. E' ormai un fuoco di cima, non più di terra». Pessima notizia, perché significa che le fiamme si propagano di sommità di albero in sommità di albero, spinte dal vento. La siccità che ha inaridito la vegetazione e la resina dei pini, altamente infiammabile, fanno il resto. «Siamo in una situazione spiega - nella quale è complicato perfino muovere gli uomini a terra. Dobbiamo aspettare che aerei ed elicotteri, con il liquido estinguente lanciato dall'alto, abbassino le fiamme». Nessuna autocombustione, ribadisce. «Un bosco può forse infiammarsi da solo ai tropici, non qui. Poi abbiamo già trovato alcuni inneschi e il fatto che si siano sviluppati più incendi in punti differenti e contemporaneamente avvalora la tesi del dolo.
 
Come, del resto, la circostanza che alcuni focolai siano divampati nel fitto della boscaglia, lontano da strade. Queste sono fiamme volute». Da chi? «Sul Vesuvio non c'è attività di pastorizia, per cui escluderei che i piromani siano allevatori in cerca di terreni per i loro animali. Sono portato ad ipotizzare che i roghi siano stati appiccati in risposta all'attività del parco nazionale contro l'abusivismo edilizio. Nell'ultimo anno c'è stato un piano importante per acquisire al patrimonio gli immobili edificati illegalmente in zona rossa, nella prospettiva di demolirli. Temo che questa sia la risposta». Vendetta dei cementificatori, dunque? «Potrebbe esserci una strategia. Si vuole dimostrare che l'ente parco è inefficace, inadeguato a tutelare il territorio. Lo si vuole paralizzare dal punto di vista amministrativo per bloccare i provvedimenti di acquisizione e demolizione». Sono già settanta gli ettari di territorio bruciati sul Vesuvio in questo primo torrido scorcio di estate. «Non vorrei conclude - si superi il record di un anno fa, quando andarono in cenere oltre duecento ettari». Legambiente, intanto, denuncia gravi ritardi da parte della Regione Campania nel piano di prevenzione degli incendi boschivi per il 2017. «La delibera ed il relativo riparto dei fondi - protestano Michele Buonomo, il presidente campano dell'associazione, e Pasquale Raia - risalgono al 23 maggio. Fuori tempo massimo, perché stiamo parlando di interventi, a cominciare dalla pulizia dei sentieri, che dovrebbero essere realizzati a partire dalla primavera. Urge adesso un tavolo di coordina mento tra gli assessorati all'Ambiente, all'Agricoltura e alla Protezione Civile».

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