giovedì 13 luglio 2017

La tecnologia cambia le nostre abitudini

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Com’è cambiata la nostra vita con la tecnologia! Questa messaggeria gratis che ci permette di mangiare in mondovisione, di vivere in tempo reale emozioni che prima erano molto lente e vissute in solitudine. La stessa velocità con cui la divulghiamo, abbassa la soglia dell’emozione. I telefonini, in tante versioni, varianti, con tante funzioni da far impallidire James Bond, invadono la nostra vita, convivono con noi e non possiamo essere più solo spettatori. Oggi, una foto, da quando si scatta a due minuti dopo, è vista in tempo reale da tantissime persone, da troppe. Fotografiamo le emozioni, le persone, gli animali, le cose con la stessa disinvoltura. Offriamo i nostri sentimenti, rapiti dall’attimo, alla fibra, manifestando tutto a tutti, come se non contassimo più nulla, così che vivere significa affermarci ogni giorno di fronte a tutti, non per qualcuno. E’ come se la vita fosse diventata una staffetta: vince chi fa una cosa prima degli altri. Il tempismo è un fatto di vitale importanza e comunichiamo a tutti il nostro respiro. Vivere deve essere da brivido, le emozioni, come primizie, assaporate al momento, in seconda battuta o provate per la seconda volta, già non sono più emozioni e quello che ci distingue è la novità da far sapere, da portare a tutti. Il mondo si muove sulla traccia di messaggi, di parole che volano nell’etere, che indicano, commuovono, incitano, feriscono. Pur non muovendoci, soffriamo, pur camminando, siamo in posti diversi, possiamo gioire e nello stesso tempo morire per due notizie differenti affluite sulla nostra linea. Anche l’animo si confonde! Un messaggio può dare indicazione a una montagna e una montagna può essere contenuta in un messaggio.
 
Augurare, salutare, discutere, litigare, amare, tutto si consuma nell’aria in questi fili cablati, mentre una volta era possibile solo grazie a un piccione viaggiatore o un messaggio nella bottiglia. E’ un mondo veloce che consuma, carbura, brucia anche il tempo. Una volta, niente trapelava o usciva dalla nostra bocca, né divulgavamo le nostre idee. Oggi noi siamo gli ultimi a comprendere, in quanto tutto ciò che nasce corre via da noi e tratteniamo le cose a stento o solo quando le hanno visionate tutti quanti gli altri. Baci e cuori volanti, faccine di tutti i tipi, espressioni per arrabbiarsi, una foto per capire dove siamo, un’affermazione per sapere cosa pensiamo. Prima passava del tempo tra un pensiero e la sua attuazione così come il suo passaggio ad altra persona. E non c’è da capire cosa sia meglio o cosa sia peggio. E’ tutta questione di cambiamento che significa apprendere i nuovi codici della comunicazione e saperli usare. E ben vengano le faccine se dall’espressione capisco l’umore, se da una frase fuori posto capisco lo stato d’animo. Ci serviamo della tecnologia, della velocità, siamo padroni della nostra epoca. Tutto va bene se non rischiamo di essere falsi o coprirci di molte facce, o mascherarci dietro gli schermi e le parole, i cuoricini e le interiezioni. Vanno bene se ci rappresentano così come siamo e non sia solo un modo per regolare la falsità e crearci quella maschera di cui all’occorrenza abbiamo bisogno. Ci sono persone che snobbano la tecnologia, ne hanno paura per non conoscerla e non saperla usare. Non possiamo non tenerne conto, sarebbe come non voler vivere nel nostro tempo. Ma abusarne o farne un uso improprio è deplorevole. A che serve darsi tante personalità, tante pagine con pseudonimi, come se si usasse una tuta per il lavoro e un abito per la sera, un volersi barricare dietro una pagina per dire troppo spudoratamente quello che si pensa o nascondersi in una personalità fittizia che non è la nostra. Molti utilizzano la tecnologia in questo senso, come un supporto in base all’occorrenza, una pagina fb per tante nostre facce, tanti numeri telefonici con la scusa o l’attenuante di uno per gruppo: la famiglia, gli amici, il lavoro. Manifestiamo così i nostri disagi, facendo emergere quel doppio che è in noi che non ci abbandona mai. Le nostre azioni, mai come attraverso la tecnologia, possono essere meglio comprese e interpretate e, mentre crediamo di nasconderci, non facciamo altro che scoprirci meglio. L’uomo riesce sempre ad adattarsi e così assorbe il progresso che, invece di essere di aiuto, diventa la nostra stessa gabbia. La tecnologia deve renderci liberi e non schiavi, educati e non maleducati, attenti e non indifferenti, consapevoli di quello che abbiamo in mano. Per ogni cosa ci vogliono le istruzioni per l’uso, un codice che dovremmo interiorizzare prima ancora di conoscere o meno, piacerci o meno, esserne capaci o meno della tecnologia.

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