domenica 16 luglio 2017

L’uomo “cortese”

di Filomena Baratto

Vico Equense - C’era una volta l’amor cortese… Non è di quello che voglio parlare, ma dell’uomo “cortese”, e come la sua cortesia sia tutt’altro. Come si presenta l’uomo “cortese”? Quando dico uomo parlo di genere umano. C’e un tipo d’uomo “cortese” che potete trovarlo anche garbato, gentile, urbano, educato, benevolo, accomodante, sincero, preparato, ma troppo macchinoso! Quando ve lo trovate davanti vi chiedete: “Cosa c’è in lui che non va?” Il fatto è proprio questo, che di lui va tutto bene, troppo bene, ma qualcosa vi dice che quel tutto ha dell’incomprensibile, un quid che non quadra. Può trattarsi solo di un’illazione o una sensazione e, prima di asserire che sia “cortese”, aspettate che si muova. La cortesia di cui parlo non è riferita a come tossisce o se chiede il permesso per fumare o se presenta modi poco eleganti. No, la sua cortesia si colloca nelle azioni che fa in modo non coerente, basandosi sul lavoro degli altri e prendendosi i meriti, muovendosi in un gruppo e lasciando fare agli altri, dopo aver dato direttive. Ancora riesce a trovare cavilli a cui appellarsi, ribaltare situazioni, trarre profitti da situazioni che girano a suo danno. Questo è un suo stile di vita che non sai da quale scuola l’abbia appreso, forse avrà frequentato College o i Barnabiti, la scuola statale o privata, il risultato non cambia. Questo tipo di cortesia non è possibile impartirla e nemmeno estirparla, è insita in lui, forse attecchita fin giù nel DNA e sradicarla è inconcepibile. Nasce già in seno alla famiglia dove viene visto da subito come un Deus ex machina, tutti gli girano intorno, gli evitano ogni azione e pensano per lui. Intanto che gli altri operano, lui affina la mente su come ripararsi dagli urti della vita.
 
Quali difese abbiamo nei confronti di un uomo “cortese”? L’osservazione, basta guardarlo, notare come si muove, cosa dice, come affronta le cose, quanta passione mette nella vita. Di solito il cortese non è passionale, ma freddo e calcolatore, il tutto celato dietro un’impressionante sicurezza. Il suo sguardo…notate il suo sguardo, non approfondisce dettagli o elementi, va verso spazi ampi, adotta un campo lungo come si dice in fotografia, guarda oltre, lontano, dove vuole arrivare. Si prefigge continue mete ed ha l’aria di chi ha bisogno di aiuto, o del classico Padre bonario, della serie, Santo uomo sono. Si veste in modo elegante, sì non ama il casual, vuole una sorta di divisa, impeccabile, talvolta anche narcisista, cerca di capire cosa gli sta bene e cosa deve evitare, come nascondere i suoi difetti e come invece enfatizzare gli aspetti positivi. Non dice mai no, ma nemmeno i sì! Le azioni sono programmate e quando arrivano alla meta è come se non si fosse mosso. Perché? Sicuro, per non ringraziare nessuno, la gratitudine non rientra nel suo costume, un uomo di campo lungo non ringrazia mai, anzi l’unico che vorrebbe ringraziare è se stesso per quanto sia capace. Ma non corre da solo, si accerchia anche di nemici, tanto per fare brodo e non cacciare via nessuno, all’occorrenza saranno gli altri ad andarsene, quando capiscono di essere stati usati. Un uomo “cortese” crede che il mondo giri attorno a lui e, una volta assodate le conquiste fatte, pensa di stare al sicuro. A questo punto riparte la sua azione collaudata per successive mire. Un uomo “cortese” calpesta gli altri, ma sembra stia accarezzando l’erba, lo fa senza riguardo, come se il “fatto non fosse suo”. Un modo chiaro per individuare un uomo “cortese” è proprio questo, si comporta come se il “fatto non fosse suo”. Cosa significa? Che se raggiunge validi risultati, farà in modo di non gioire, né di esultare, ma far scorrere tutto come un fatto normale quando di normale non c’è nulla. Un uomo “cortese” è sicuramente quello che sminuisce i sentimenti, li rimpicciolisce, li addestra, li trattiene, li storpia. E allora ride per essere felice o per impostare una smorfia, fa sul serio o tanto non gli cambia nulla? Ha mai sofferto o chiama qualcuno a portargli in mano la sofferenza? Vive di emozioni o per lui tutto è scontato? Percepisce l’animo degli altri o crede di avere a che fare con dei robot? Vi accorgete dell’ uomo “cortese” dall’abilità di camuffare i suoi sentimenti e far confondere anche i vostri. Alla fine può sembrare che eravate voi a sbagliarvi, a non capire, mentre lui era sempre nella stessa posizione, quasi non si è mosso e non conosce nemmeno il vostro disappunto, non può, i suoi sentimenti sono tutti “educati”. Non sarebbe grave la cosa se l’uomo “cortese” non attirasse a sé gli altri, per essere ineccepibile, una sorta di Philias Fogg de Il giro del mondo in ottanta giorni innestato a un prototipo di Peter Pan. E’ la persona più pericolosa, un educato ridicolo e paranoico, ma anche questo tutto sotto controllo. Il guaio è che la società ne sforna di nuovi ogni giorno e il genere umano sembra un’omologazione continua di prototipi tutti addestrati per esercitare un potere. E mi chiedo con tutto questo potere in giro, chi deve eseguire? Credo che i rari esemplari, che ancora si ritrovano con normali sentimenti umani, soccombano sotto tipi del genere, a meno che non gli dichiarino guerra apertamente. Ma quali sono i pericoli che apporta l’uomo “cortese”? Che il mondo sia solo bello, buono e dolce senza un contrasto, senza un contraddittorio, abituato com’è a non confrontarsi, a non capire fino in fondo, a non cercare, a non chiedere, a non soffrire, a non dialogare, ma soprattutto a restare sempre e solo nei suoi panni. Una persona sterile come una pianta che non dà frutti, ma intanto vegeta, cresce e vedendola crescere, continui a curarla. Un uomo “cortese” lo si combatte con i suoi stessi mezzi, imparando a simulare le sue mosse e le sue azioni e nel momento in cui crede di avervi in pugno, lasciarlo solo. Così come agisce lui. L’unica lezione che può capire, non ce ne sono altre. Quindi o vi armate si tale “cortesia” o dovete soccombere alla sua. A questo punto meglio combatterlo, anche se per farlo bisogna attenersi a suo stile “perbene”, ”benevolo”, “urbano”.

Nessun commento: