mercoledì 19 luglio 2017

‘Na tazzulella ‘e cafè

Bambine 

di Filomena Baratto

Vico Equense - Mentre si prende tempo per lo “ius soli”, per diluire l’acqua in cui la pillola deve sciogliersi, ci sono altri fatti gravi relativi ai migranti, come le bambine messe in strada per esempio. Dalle nostre parti, quando si insulta una donna, la si colloca sulla Dominiziana, per dire che si prostituisce. Questa strada è un ampliamento della via Appia costruita sotto Domiziano, come una maledizione inaugurata proprio dall’odiato imperatore. Ma da questo momento in poi può significare anche la strada delle bambine, visto che si è abbassata la soglia d’età per prostituirsi, appena 13 anni. Sono solo bambine arrivate sui barconi e buttate in strada, fatte violentare per abituarle al ritmo di quello che sarà il loro lavoro. Avete mai pensato che una bambina a 13 anni si trova in un momento delicato della sua vita, che iniziarla a questa vita è uno choc, che potrebbe essere vostra figlia, che deve vivere in un ambiente sicuro e invece lotta per la sopravvivenza? Con quale coraggio un uomo la avvicina vedendola tremare come una foglia, trattandola come una donna? E quale donna sarà una bambina che della vita conosce un aspetto così basso e turpe? Qualcuno risponderà che il sesso è vecchio quanto il mondo e queste cose si sono sempre fatte. Ma il mondo civile prevede leggi e pene e se la prostituzione minorile è reato, vuol dire che va perseguita. Perseguita? Sì, in tutti i modi! Già! Ma se si cambiano le carte facendole dire che ha18 anni, che è consenziente e le si fa esibire uno straccio di documento, il gioco è fatto! Un gioco che è una tragedia e tutti stanno a guardare. Più le cose stanno sotto gli occhi più nessuno le vede. Una volta data la cittadinanza a queste bambine, dopo le possiamo mettere in strada con maggiore diritto e più soddisfatti?

O passeremo a discriminare le figlie di serie A e di serie B visto che quelle italiane passano per altre strade più riparate e protette mentre loro continueranno quella solita fino a soccombere? E mentre ne “Le stelle stanno a guardare” di Cronin (1935) abbiamo la dura vita dei minatori, storia che va dalla prima guerra mondiale agli anni trenta, qui tutti stanno a guardare fino a quando non diventi “ius” quello che invece è reato!

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