martedì 18 luglio 2017

Vesuvio, sul fronte del fuoco con secchi e pochi mezzi. La Procura: una regia unica

Denuncia dei pompieri sopra quota mille: mancano le bocchette dell'acqua I canadair francesi tornano a casa. A Ercolano esplode un nuovo incendio  

Fonte: Gimmo Cuomo da Il Corriere del Mezzogiorno 

Ercolano - Più di una settimana dopo l'inizio dell'emergenza incendi, la penuria di uomini e mezzi da opporre ai piromani risulta sempre più evidente. Basti pensare che l'altra notte per far fronte ai roghi che hanno ripreso vigore sul Vesuvio e nel cratere degli Astroni a causa del vento e di nuovi inneschi mirati sono state impiegate squadra di vigili del fuoco da Caserta, Forlì, Ferrara e l'Aquila che hanno affiancato i colleghi napoletani. E come se non bastasse ieri mattina i due canadair francesi, che con strategie operative all'avanguardia, avevano contribuito in maniera decisiva nei giorni precedenti al contenimento del fronte del fuoco, sono stati richiamati in patria per l'aggravarsi della crisi anche in terra transalpina. «Eppure per fronteggiare quello che sta accadendo ce ne vorrebbero dodici», ha detto Luca Capasso, sindaco di Ottaviano e presidente della Comunità del Parco del Vesuvio, dopo aver trascorso la notte a Torre del Greco dove ha registrato la paura della gente. Si continua intanto a inseguire un movente. Al lavoro le procure di Napoli, Nola e Torre Annunziata.
 
Varie le ipotesi esaminate, tra cui un ricatto da parte di un gruppo di facinorosi che aspirano a ottenere denaro pubblico e un tentativo di delegittìmazione del Parco nazionale del Vesuvio, che si appresta a togliere a quanti hanno costruito abusivamente il possesso dei beni. Non si esclude la presenza di una regia unica. Tarda mattinata di ieri, piazzale a quota mille sul Vesuvio interdetta ai turisti. Un canadair continua a fare la spola tra il mare e gli incendi dell'area Nord, Ottaviano, oltre il crinale. Qui, almeno per il momento, i roghi sono spenti. E così il deputato di Fratelli d'Italia Marcello Tagliatetela col capogruppo cittadino Gennaro Miranda e i responsabili di associazioni ambientaliste ottengono il permesso per effettuare un breve sopralluogo nella zona off limits che inizia in località la Siesta. I danni sono stati notevoli. «Anche se - osserva il parlamentare - le fiamme hanno distrutto soprattutto il sottobosco. Molti alberi pur lambiti dal fuoco si salveranno». Ma alcune conifere franate sulla carreggiata sembrano smentire l'ottimistica previsione. Venerdì scorso Taglialatela ha presentato un'interrogazione parlamentare denunciando risorse insufficienti, assenza di monitoraggio e di manutenzione del sottobosco, presenza di piccole discariche abusive nell'area del Parco. Un vigile del fuoco «impegnato sul campo», presente al sopralluogo, accetta con la garanzia dell'anonimato di spiegare le difficoltà incontrate sul Vesuvio. «Innanzitutto - racconta - abbiamo dovuto scontrarci con l'inaccessibilità dei luoghi. Da questo versante (Ercolano, ndr) c'è un solo sentiero transitabile. Ai due lati ci sono murettì a secco che trattengono gli aghi di pino altamente infiammabili. C'è il rischio dunque che l'automezzo impegnato nello spegnimento resti intrappolato. Infine al di sotto del piazzale della Siesta non esistono bocchette per l'acqua». A quota mille spira forte la tramontana che complica il lavoro di chi combatte contro le fiamme. Alle pendici del vulcano i punti critici sono vari. Considerata la provenienza del vento, il versante più esposto è quello Nord. Ma numerosi roghi divampano anche nella zona di Terzigno e San Giuseppe Vesuviano. Nel pomeriggio le fiamme tornano a devastare Ercolano. Si sviluppano nei pressi di una fattoria in via Cegnacolo quasi al confine con San Sebastiano al Vesuvio. La strada è stata messa in sicurezza in attesa dell'arrivo dei vigili del fuoco. Intanto si registrano iniziative rivolte al ripristino, almeno parziale, del patrimonio distrutto. Federlegno e l'Associazione forestale italiana hanno sollecitato i propri associati per ricostruire i boschi vesuviani andati in fiamme mediante l'acquisto di piante autoctone. «Le centinaia di piante già acquistate dalle aziende - spiega il presidente dell'Ali Andrea Negri - sono un segnale di speranza e dimostrano il grande senso di responsabilità degli imprenditori italiani del legno arredo».

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