mercoledì 2 agosto 2017

Il consiglio comunale di Vico Equense dice no al CETA

Andrea Buonocore
Vico Equense - Il consiglio comunale di Vico Equense, con un ordine del giorno approvato lunedì scorso, dice no al CETA e il Consorzio Provolone del Monaco DOP che condivide la battaglia di Coldiretti e degli altri Consorzi di tutela per la difesa dell’agroalimentare campano esulta. “La gastronomia di eccellenza passa attraverso i prodotti di qualità, di cui è pieno il nostro territorio”, commenta il sindaco Andrea Buonocore. Il CETA riconosce espressamente la tutela solo della mozzarella di bufala campana Dop, mentre rischiano di finire nel gioco commerciale delle imitazioni e dei falsi prodotti identitari 14 Dop e 9 Igp regionali, mettendo a rischio filiere produttive che rappresentano il sostegno all’economia delle aree rurali. “Valutiamo negativamente un accordo che, sia nel metodo, sia nell’effetto finale, dovrebbe offrire importanti possibilità di sviluppo esclusivamente alle realtà produttive industriali e concentrate particolarmente al Nord”, è la considerazione del professor Vincenzo Peretti, direttore del Consorzio Provolone del Monaco, l’unico formaggio DOP interamente prodotto nel territorio della Regione Campania con un produzione che ha superato nel 2016 gli oltre 60.000 kg, per commentare l’accordo commerciale Ue-Canada (Ceta). “Svendere l’identità significa distruggere tutti gli sforzi fatti per tutelare la biodiversità e sostenere un’agricoltura di qualità fatta di tante piccole attività agrozootecniche, veri presidi del territorio ed ancora di salvezza per il Sud e la Campania”, aggiunge Giosuè De Simone, presidente del Consorzio di tutela. Nel CETA manca il riferimento alla portata vincolante del principio di precauzione che, in Europa, impone una condotta cautelativa nelle decisioni che riguardano questioni scientificamente controverse circa i possibili impatti sulla salute o sull’ambiente. L’accordo prevede, al contrario, l’applicazione del principio di equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie tra le parti, consentendo di ottenere il mutuo riconoscimento di un prodotto (e, quindi, di evitare nuovi controlli nel paese in cui verrà venduto), dimostrandone l’equivalenza con quelli commercializzati dalla controparte.

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